Metano: il nuovo accordo FCA, Iveco e SNAM
FCA, Iveco e la Società Nazionale Metanodotti hanno siglato un accordo per favorire lo sviluppo dei trasporti a Metano
“Come FCA, crediamo che l’obiettivo di una mobilità sostenibile debba essere perseguito ora e debba nascere dall’esistente senza affidare la svolta a evoluzioni tecnologiche ancora da venire”. E’ questo il messaggio chiaro e forte e al tempo stesso la conferma di come la pensa FCA sul tema più discusso del momento, trasmesso da Alfredo Altavilla, direttore operativo di FCA EMEA, poco prima di firmare un inedito accordo di cooperazione fra FCA, Iveco e la Snam (Società Nazionale Metanodotti) con il pieno appoggio del ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda, ospite dell’evento nella sede del suo ministero, e del collega dei trasporti e infrastrutture Graziano Delrio.
Il Memorandun di intesa, sottoscritto per la SNAM dal CEO Marco Alverà, prevede un obiettivo molto semplice e concreto, in linea con la recente Direttiva europea per lo sviluppo dei combustibili alternativi (DAFI): favorire lo sviluppo del CNG, gas naturale compresso, come carburante per autotrazione e promuovere la diffusione dei veicoli a metano, frenata fin qui proprio dalle difficoltà di rifornimento per gli utenti (più o meno ciò che accade con le elettriche) e di conseguenza dalla scarsa conoscenza dei consumatori. Prova ne sia che ad oggi in Italia sono appena 1.100 le stazioni, e solo 5 anni fa erano addirittura la metà, distribuite per di più in modo disomogeneo sul territorio a fronte di un parco circolante di appena 900.000 unità su 38 milioni del totale nazionale. Numeri che, grazie all’accordo, i partner prevedono di duplicare nel primo caso, fino a 2.200 punti vendita, e addirittura triplicare fino a 3 milioni di veicoli nei prossimi dieci anni.
Gli investimenti programmati sono impegnativi ma non esagerati nell’ordine di 1,5 miliardi di euro per la tecnologia a gas naturale prodotta in Italia e un miliardo per le stazioni di distribuzione e della loro qualità di servizio che saranno promosse dalla Snam, leader europeo nel campo, con una quota di 200 milioni di euro nei prossimi 5 anni. Quanto ai consumatori, anche senza incentivi specifici che il ministro Delrio ha sostanzialmente escluso, il piano stima un risparmio di almeno 800 milioni di euro, sempre sulla distanza dei 5 anni, calcolati sui prezzi recenti del petrolio, notoriamente ai minimi storici.
“Il gas naturale rappresenta il futuro – ha sottolineato ancora Altavilla – perchè rispetto ad altre tecnologie, propone un modello di mobilità accessibile con costi per il cliente contenuti che si ridurranno ancora grazie alle economie di scala che vogliamo creare. Con un veicolo CNG l’abbattimento delle emissioni è compatibile con la capacità di spesa del consumatore medio europeo. E questa è una condizione irrinunciabile per il successo del programma.” Ma il risparmio economico, hanno ricordato gli oratori a più riprese, è solo una delle componenti, rilevante soprattutto se in relazione a quelli ambientali indicati nella misura del 40% per la CO2, di oltre il 94% per gli NOx e fino al 95% per l’ancor più dannoso “particolato”. Un cerchio virtuoso che si chiude con una non trascurabile crescita di occupazione nello specifico settore che già oggi fattura 1,7 miliardi l’anno con 20.000 addetti.
“Vogliamo far marciare di pari passo sostenibilità ecologica e sostenibilità economica” ha concluso Altavilla ricordando l’esperienza di FCA che vanta da tempo il primato in materia di CNG e offre attualmente sul mercato una gamma completa di 12 modelli, peraltro già predisposti anche per l’uso del bio-metano in via di ulteriore sviluppo. Senza dimenticare la consolidata (e storica) eccellenza italiana in materia di gas naturale e delle sue applicazioni nel settore trasporti disponendo della rete di metanodotto più estesa d’Europa, lunga 32.000 chilometri. Cose poco note al pubblico che oggi hanno buoni motivi per essere valorizzate nel momento in cui la “mobilità sostenibile”, ovvero la progressiva drastica riduzione delle emissioni inquinanti nel settore dell’autotrazione e non solo sta diventando un imperativo per i governi di tutto il mondo civile.
Così, mentre il salone di Parigi, del quale state seguendo le cronache quotidiane, si è concentrato più che mai sulla grande marcia dell’auto verso la conversione ibrida, elettrica, a idrogeno e a qualsiasi altra possibile soluzione per la mobilità entro il prossimo decennio, nessuna di esse, almeno per il momento, esclude le altre purché l’obiettivo sia davvero raggiunto il più presto possibile. In questo senso il ministro Calenda ha dichiarato la “neutralità” del governo pur con una battuta strisciante nei confronti dell’elettrico inteso come fattore un po’ di “moda” sospinto dal fenomeno Tesla.