Guida autonoma Tesla: causa per l’incidente mortale sulla Model X
La famiglia del guidatore deceduto in California il 23 marzo 2018 ha citato in giudizio la Tesla, ritenendo il sistema Autopilot responsabile dell’incidente. Il riassunto delle indagini preliminari
Ancora guai giudiziari per la Tesla in seguito ad un incidente mortale: il suo sistema Autopilot viene messo sotto accusa dalla famiglia di Walter Huang, conducente di una Model X deceduto il 23 marzo 2018 in seguito allo schianto del proprio veicolo contro una barriera sulla strada statale US 101 in California, a Mountain View. I suoi eredi hanno fatto causa all’azienda di Elon Musk, sostenendo che il dispositivo di guida autonoma della Tesla fosse difettoso e avrebbe causato l’incidente. Naturalmente il termine “guida autonoma” va inteso come generico e non aderente alla realtà, prima di tutto da un punto di vista legale, perché sui manuali d’uso di tutti i veicoli di ogni marca che montano simili sistemi è indicato che il conducente deve sempre tenere le mani sul volante e prestare attenzione alla strada; in secondo luogo, oggi e per chissà quanti anni ancora la vera guida autonoma non è tecnicamente ottenibile nei veicoli che circolano su strade aperte al pubblico. Si dovrebbe invece correttamente parlare di guida semi-autonoma, tutta un’altra cosa.
Guida autonoma, Tesla sotto accusa per un incidente mortale
Ritornando al caso in questione, la famiglia di Walter Huang ha deciso di portare in tribunale la Tesla, perché ritiene che sia stato proprio il sistema Autopilot a provocare la morte del loro congiunto. Nella citazione in giudizio depositata alla contea di Santa Clara il 26 aprile 2019 (un documento di 20 pagine, numero di protocollo 19CV346663) si sostiene che il dispositivo di mantenimento del veicolo in corsia e adattamento automatico della velocità al traffico abbia erroneamente interpretato le linee di demarcazione della carreggiata, non abbia individuato la linea di mezzeria e invece di azionare i freni abbia accelerato contro la barriera.
La famiglia del guidatore deceduto, si legge nel documento legale, accusa la Tesla per inaffidabilità e difettosità del prodotto, mancanza di avvisi, diffusione intenzionale e negligente d’informazioni fuorvianti e pubblicità falsa. Viene inoltre citato in giudizio anche lo Stato della California per non avere sostituito il tratto di barriera contro il quale è finito il veicolo, danneggiato in un precedente incidente; una barriera nuova avrebbe potuto attenuare le conseguenze dell’impatto, si sostiene nella citazione.
Incidente mortale Tesla Model X, le indagini
Pochi giorni dopo l’incidente la Tesla aveva diffuso informazioni tratte dalla scatola nera del veicolo, la cui sintesi potete rileggere nel link qui sotto. Il 7 giugno 2018 l’ente NTSB (National Transportation Safety Board), titolare dell’indagine preliminare, aveva pubblicato il proprio rapporto. Riassumendo: il sistema Autopilot era attivo al momento dell’incidente; pochi secondi prima, il veicolo aveva sterzato verso sinistra impattando alla velocità di 71 miglia orarie (114 Km/h) contro una barriera precedentemente danneggiata; il limite di velocità per quel tratto è di 65 miglia (105 Km/h); il cruise control era impostato su 75 miglia (121); dopo l’impatto contro la barriera, la Tesla è entrata in collisione con altri due veicoli, una Mazda 3 e un’Audi A4; la batteria da 400 volt della Model X si è danneggiata in seguito all’urto e ne è scaturito un incendio; il guidatore è stato trovato ancorato al suo sedile con la cintura allacciata, è stato estratto poco prima che il veicolo fosse avvolto dalle fiamme.
Analizzando i dati scaricati dalla scatola nera della Tesla, la NTSB ha concluso che: l’Autopilot è rimasto attivo continuamente nei 18 minuti e 55 secondi precedenti all’incidente; in quell’arco di tempo il sistema ha attivato due avvertimenti visivi e uno sonoro al guidatore, invitandolo a mettere le mani sul volante; i sensori hanno rilevato che nei 60 secondi precedenti all’impatto la vittima ha mantenuto le mani sul volante per 34 secondi; il sistema non ha rilevato le mani sul volante nei 6 secondi precedenti all’urto.
Infine: negli 8 secondi precedenti allo schianto, la Tesla stava seguendo in modo automatico (cioè regolando la distanza tramite il cruise control adattivo) un veicolo a 65 miglia orarie; a 7 secondi dall’impatto, la Model X ha avviato una sterzata verso sinistra; a 4 secondi la Tesla non stava più seguendo il veicolo che la precedeva; negli ultimi 3 secondi prima dell’impatto la Tesla ha aumentato la propria velocità da 62 a 70,8 miglia, cioè da 99,8 a 113,9 Km/h; non è stata rilevata alcuna frenata o manovra per evitare l’impatto.