Scuderia Ferrari: 90 anni fa nasceva un mito delle corse
Oggi è un compleanno d’eccezione, perché la Scuderia Ferrari spegne le 90 candeline: la tappa anagrafica è presente anche nella sigla della nuova Ferrari SF90 di F1.
Quella odierna è una data importante per la storia dell’automobilismo, perché il 16 febbraio del 1929 nasceva la Scuderia Ferrari che, nel suo lungo cammino, prima come squadra corse dell’Alfa Romeo poi come team da gara della casa automobilistica di Maranello, ha scritto pagine memorabili del motorsport, fissate in modo indelebile nel cuore degli appassionati.
Doveroso celebrare una ricorrenza di tale prestigio con un ricordo di Enzo Ferrari e delle tappe attraverso le quali il mitico personaggio modenese giunse, in modo travagliato, alla creazione della Scuderia Ferrari. Se lo gradite, seguiteci nel nostro percorso di approfondimento.
Enzo Ferrari: dalla sua nascita alla nascita della Scuderia Ferrari
Enzo Ferrari nasce a Modena il 18 febbraio del 1898, in una gelida e nevosa giornata che costringerà la madre Adalgisa a denunciare il lieto evento all’ufficio dello stato civile con due giorni di ritardo. Il padre Alfredo, uomo della media borghesia emiliana, dirige un’officina di carpenteria metallica che lavora prevalentemente per conto delle Ferrovie dello Stato.
Al 1903 risale il primo e fatidico incontro di Ferrari con l’automobile, che segnerà l’inizio di un lungo e granitico idillio, destinato a entrare nella storia. In quell’anno il padre acquista una scintillante De Dion Bouton 3 cv e per il giovane discendente è amore a prima vista! Nella rimessa di famiglia a quella deliziosa auto faranno seguito una Marchard bicilindrica e una Diatto tre litri torpedo.
Alla tenera età di 10 anni Enzo viene accompagnato dal genitore ad una competizione automobilistica sul circuito di Bologna, lungo la via Emilia. La gara, vinta dall’asso del volante Felice Nazzaro, lo impressiona a tal punto da seminare in lui una passione molto forte, dalla quale non riuscirà mai più a staccarsi.
Nel 1914 Ferrari, costretto ad una forzata interruzione degli studi alla terza tecnica, inizia la sua attività di istruttore presso la scuola tornitori dell’officina dei pompieri di Modena. Pochi mesi dopo firma per la “Gazzetta dello Sport”, all’età di soli sedici anni, un articolo sull’incontro di calcio Internazionale-Modena. Quella di diventare giornalista sportivo rimarrà a lungo una delle sue aspirazioni segrete.
Nel 1916 una doppia tragedia colpisce la famiglia Ferrari: a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro scompaiono il padre e il fratello di Enzo. Durante la prima guerra mondiale il giovane modenese parte per prestare sevizio militare presso il III reggimento Artiglieria da montagna in Val Seriana, rischiando la vita nel 1918, a causa della micidiale epidemia influenzale che investì il continente in quel periodo.
Nell’inverno dello stesso anno, dopo una prolungata degenza in ospedale, viene riformato dall’esercito italiano, nel quale ha prestato servizio anche come meccanico di motori aerei. Una volta ristabilito e forte di una lettera di presentazione firmata dal suo colonnello, quando ancora era soldato, si presenta alla Fiat per cercare lavoro, ma il rigetto della sua istanza lo delude profondamente, alimentando in lui un notevole sconforto.
La passione per l’automobile lo spinge ugualmente a tentare l’avventura nel mondo delle quattro ruote, pur nella consapevolezza che lo stato di guerra in cui si trova il paese in quel periodo, con le sue proibizioni alla circolazione dei veicoli privati, non offre molto ossigeno al mercato.
Alla fine del 1918 trova occupazione a Torino in qualità di collaudatore presso un’azienda che si occupa della trasformazione dei camion leggeri Lancia Zeta in telai, sui quali verrà montata una carrozzeria di automobile. Il suo compito è quello di testare gli chassis così modificati e di consegnarli alla carrozzeria Italo-Argentina di Milano, che si occuperà di trasformarli in eleganti torpedo, assai desiderati in un mercato affamato di automobili nuove.
La revoca alle pesanti restrizioni sul traffico del 24 dicembre apre infatti la strada ad una espansione sempre più forte dell’industria di settore. I frequenti viaggi da Torino a Milano mettono in contatto Ferrari con l’ambiente automobilistico meneghino, permettendogli di stringere un bel rapporto di amicizia con Ugo Sivocci, pilota della fabbrica d’auto Costruzioni Meccaniche Nazionali (Cmn), con sede nel capoluogo lombardo.
Ed è proprio su segnalazione di Sivocci che la stessa Cmn poco dopo lo assume, prima come collaudatore e poi come pilota della squadra corse. Il suo esordio in gara risale al 1919, nella corsa in salita Parma-Poggio di Berceto, dove si classifica al quarto posto nella categoria tre litri, alla guida di una 4 cilindri di 2300 cc, Cmn 15/20.
Il 23 novembre dello stesso anno si presenta ai nastri di partenza della “Targa Florio”, in Sicilia, ma un problema al serbatoio della benzina gli fa perdere oltre quaranta minuti, costringendolo al nono posto in classifica. Nel 1920, dopo aver affrontato con alterne fortune alcune gare alla guida di una Isotta Fraschini 100/110 IM Corsa, va a lavorare all’Alfa di Milano, che ha in allestimento alcune vetture di nuova concezione per la “Targa Florio” di quell’anno.
Enzo prende parte in prima persona alla massacrante maratona madonita. Alla guida di un’Alfa Romeo 4.5 litri conquista il secondo posto assoluto. Nasce da quel momento una proficua collaborazione con la casa del Biscione che durerà vent’anni e lo porterà a ricoprire incarichi di collaudatore, pilota, collaboratore commerciale per le filiali dell’Emilia e delle Marche e, infine, direttore del reparto Corse fino al novembre 1939.
Nelle vesti di pilota ufficiale dell’Alfa, Ferrari partecipa a diverse competizioni del 1921, raccogliendo lusinghieri risultati, come il 5° posto alla “Targa Florio”, nel mese di maggio, ed il 2° posto al Circuito del Mugello, nel mese di luglio. Sempre nel ’21, alla vigilia del Gran Premio di Brescia di settembre, che lo vede impegnato nella categoria gentlemen, riporta anche il suo primo vero incidente, uscendo di strada per evitare l’impatto con una mandria di mucche che stava attraversando il percorso di gara.
Nel 1923 gareggia e vince sul circuito del Savio, a Ravenna, dove conosce il padre del leggendario asso dell’aeronautica italiana della prima guerra mondiale Franceso Baracca. Da quell’incontro nasce il successivo, con la madre, contessa Paolina che, colpita dal coraggio e dall’audacia del giovane Enzo, si presenta a lui con il simbolo riportato sulla carlinga dell’aereo del figlio, il famoso cavallino rampante, invitandolo a metterlo sulle sue auto. Gli dice pure, quasi precorrendo i tempi: “Le porterà fortuna!”
Il cavallino è nero e Ferrari lo adotta, limitandosi ad aggiungere il fondo giallo canarino, che è il colore di Modena. Purtroppo più di un problema affligge l’’Alfa e il suo reparto corse in quei grigi mesi: la P1 con motore sei cilindri da due litri non riesce a reggere il confronto con l’agguerrita concorrenza. La delusione per i frequenti insuccessi, spinge i vertici della casa del Biscione a dare incarico al pilota modenese di sottrarre alla Fiat alcuni tecnici di valore, in grado di risollevare le sorti della squadra corse.
In questa veste Enzo comincia ad affinare uno dei suoi più grandi pregi: la profonda conoscenza degli uomini, la capacità di giudicarli, di usarli e di valorizzarli. Grazie a lui in Alfa arrivano dalla Fiat Luigi Bazzi, suo futuro uomo di fiducia, e Vittorio Jano, progettista di notevole caratura che a Milano darà vita, tra le altre, a quella formidabile P2 che tanto peso avrà nella storia sportiva dell’azienda.
Per il modenese è una rivincita di orgoglio nei confronti di quella Fiat che, in precedenza, gli aveva inferto la mortificazione di negargli il posto di lavoro. Nel 1924 Enzo Ferrari consegue il suo più grande successo di pilota, vincendo la coppa “Acerbo” a Pescara. In quell’anno ottiene anche il suo primo riconoscimento ufficiale dallo Stato, ricevendo la carica di Cavaliere per meriti sportivi e diventando poi, nel 1925, Cavaliere Ufficiale.
La sua innata passione per il giornalismo lo porta ad essere fra i fondatori, a Bologna, del “Corriere dello Sport”. Risale al 1927 l’investitura al titolo di Commendatore, ottenuto grazie ai prestigiosi servizi resi al Paese in campo sportivo. Nello stesso anno vince il circuito di Modena con l’Alfa Romeo 6C1500 SS. Al volante di una vettura uguale, il 20 maggio del 1928, si aggiudica la seconda edizione di quella gara.
Nel 1929 fonda a Modena, in via Trento e Trieste, la “Scuderia Ferrari”, società sportiva con lo scopo di far correre i propri soci. È il momento che segna l’inizio dell’avventura agonistica che porterà alla nascita di una vera e propria squadra corse dell’Alfa Romeo, con la quale stringe un accordo di assistenza. Oggi la sigla si celebra il 90° anniversario di quella tappa, celebrata anche nel nome della nuova monoposto di Formula 1: Ferrari SF90.