Formula 1, i migliori piloti della storia: Fangio [Video]
Inauguriamo col leggendario Juan Manuel Fangio una mini galleria sui piloti più importanti della storia della Formula 1. Cinque titoli mondiali con Alfa Romeo, Mercedes, Ferrari e Maserati
“Ho provato, mi è andata bene e ho vinto“. Con tale disarmante semplicità Juan Manuel Fangio, leggendario asso della Formula 1, descrisse alcuni anni dopo il ritiro la tattica che gli permise di vincere il Gran Premio d’Italia a Monza del 1953, beffando all’ultimo giro Alberto Ascari, il quale quell’anno fu quasi imbattibile. Un cambio di traiettoria alla Parabolica: prenderla stretta invece che larga, per impedire alla più agile Ferrari del rivale milanese di superare in curva la sua Maserati; poi sul dritto la maggiore potenza della monoposto col tridente gli diede quel margine per vincere la gara. Inauguriamo, dedicandola al grande campione argentino degli anni Cinquanta, una miniserie sintetica dedicata ai migliori piloti della storia in Formula 1.
Formula 1, Juan Manuel Fangio – Le statistiche della carriera
Cominciamo dalle cifre, i risultati di una incredibile carriera. Juan Manuel Fangio ha stabilito un record durato la bellezza di 46 anni, quello del maggior numero di campionati vinti in Formula 1. I suoi 5 titoli mondiali hanno infatti rappresentato il primato assoluto fino al 2003, quando fu superato da Michael Schumacher. Fangio ha disputato 7 stagioni complete dal 1950 al 1957 (nel 1958 prese il via solo nelle prime tre gare), partecipando a 51 gran premi, vincendone 24. Ha anche conquistato 29 pole positions, 35 podi in totale e per 23 volte ha registrato il giro più veloce in gara. Nelle altre grandi competizioni, l’argentino ha partecipato per quattro volte alla 24 ore di Le Mans, senza però mai riuscire a tagliare il traguardo. Nemmeno la Mille Miglia portò fortuna a Fangio: 5 partecipazioni, due volte secondo. Vinse invece per 2 volte la 12 ore di Sebring.
24 gran premi in F1 possono sembrare pochi, visti con gli occhi di oggi. E’ però necessario ricordare che a quell’epoca si correva molto di meno; circolava meno denaro, le corse erano altamente rischiose, le macchine fragili e le piste incredibilmente pericolose. La sicurezza semplicemente non era un fattore. Quindi la pericolosità di quel periodo compensa abbondantemente il minor numero di gran premi. Una stagione di 9 gare nel 1954 vale tranquillamente le 21 in calendario nel 2019, forse anche di più. Allora aggiungiamo un altro dato, l’unico che oggettivamente possa permettere di confrontare piloti di epoche diverse: la percentuale di vittorie in rapporto alle corse disputate, filtrando ovviamente i piloti che sono apparsi solo sporadicamente. Vediamo quindi che Fangio col suo 47,06% di vittorie è ancora oggi il numero 1. Precede Ascari (40,63%), Jim Clark (34,72%), Lewis Hamilton (31,88%) e Michael Schumacher (31,88%).
Juan Manuel Fangio: carriera, il titolo con l’Alfa Romeo
Nato nella periferia di Buenos Aires il 24 giugno 1911 da famiglia non benestante, Fangio arrivò alle corse importanti in età relativamente avanzata, a 37 anni nel 1948; cominciò in Argentina nel 1934, mentre si manteneva avendo aperto una piccola officina meccanica; correva nelle massacranti corse di durata locali su vecchi taxi Ford da lui stesso convertiti e preparati; tuttavia, quando nel 1939 cominciò a vincere gare nazionali importanti, la seconda guerra mondiale bloccò tutto. Dopo il conflitto i suoi risultati in patria gli valsero l’appoggio finanziario da parte del governo.
Quindi nel 1948 arrivò l’esordio in Europa, in Francia al GP di Reims su una Simca-Gordini, sia nella gara di Formula 2 che in Formula 1 (la categoria nacque nel 1946, il mondiale solo nel 1950), due ritiri per guasti. Tornato in Argentina quell’anno Fangio ebbe il primo grave incidente della sua carriera. Durante il massacrante GP dell’America del Sud, un raid di tre settimane, si cappottò ripetutamente su una Chevrolet; egli si ferì al collo, mentre il suo copilota e grande amico Daniel Urritia rimase ucciso.
Nel 1949 Fangio vinse diverse gare in Europa, tra cui il GP di Monza in Formula 2. Quindi nel 1950, all’inaugurazione del campionato mondiale di Formula 1 l’argentino era già uno dei piloti più quotati. L’Alfa Romeo lo mise sotto contratto. La favolosa Alfa 158 progettata nell’anteguerra si dimostrò imbattibile e vinse tutte le gare europee (non partecipò alla 500 miglia di Indianapolis, che faceva parte del campionato). Fangio contese il titolo mondiale fino all’ultima gara a Nino Farina ma un guasto a Monza lo privò della vittoria.
Nel 1951 la storia fu diversa. L’Alfetta 159, evoluzione della 158, era sempre l’auto da battere, tuttavia la Ferrari 375 di Alberto Ascari si rivelò molto temibile. Ma Fangio cominciò la stagione meglio del rivale italiano, così riuscì a controllarne il recupero e si aggiudicò il primo titolo mondiale. Al termine della stagione l’Alfa si ritirò dalle corse e l’argentino passò alla Maserati.
I mondiali di Fangio con la Mercedes
Il 1952 fu un anno terribile per Fangio. Infatti l’8 giugno si schiantò a Monza durante una gara di Formula 2 al terzo giro. Un gravissimo infortunio al collo lo tenne fuori dalle gare per quattro mesi, facendogli saltare completamente la stagione di F1 (non aveva partecipato alla gara d’apertura in Svizzera a maggio). Egli raccontò in seguito che quell’incidente fu causato dalla stanchezza: il giorno prima aveva partecipato ad un’altra gara in Irlanda, tuttavia perse l’aereo del ritorno. Non volendo rinunciare alla corsa di Monza, decise di arrivarci in macchina, così guidò per tutta la notte, giungendo all’autodromo solo poco prima della partenza. Nel 1953 la Maserati era potente ma poco affidabile. Numerosi guasti impedirono a Fangio di contendere alla Ferrari di Ascari il titolo. L’argentino vinse solo il GP finale a Monza, abbastanza per terminare al secondo posto in campionato.
Nel 1954 la Mercedes tornò ai gran premi con la poi diventata leggendaria W196 (dotata di due diversi telai, uno con carrozzeria carenata per le gare più veloci e uno convenzionale per le altre). Ma non arrivò subito, bensì alla quarta gara stagionale (includendo Indianapolis, dove generalmente le scuderie europee non correvano), in Francia a Reims. Juan Manuel Fangio cominciò quindi la stagione con la Maserati, vincendo le prime due corse europee. Suo compagno di squadra era l’inglese Stirling Moss, il quale più avanti lo seguì alla Mercedes. Fangio andava forte qualunque macchina pilotasse; nel 1954 vinse tre gare con la stella d’argento, cinque in totale, tornando campione del mondo.
La stagione 1955 fu contrassegnata dai lutti. Il 26 maggio Alberto Ascari si schiantò a Monza provando una Ferrari sport privata; l’11 giugno accadde il catastrofico incidente alla 24 ore di Le Mans, quando la Mercedes 300 SLR di Pierre Levegh dopo un contatto sul rettilineo del traguardo decollò contro le protezioni uccidendo il pilota; i rottami però volarono in tribuna, provocando la morte di 83 persone e il ferimento di altre 120. Fangio si trovava esattamente dietro alla vettura di Levegh nel momento dell’incidente e riuscì per un soffio ad evitarlo. La squadra Mercedes ritirò le vetture superstiti dalla gara (che colpevolmente non venne interrotta).
Il campionato di Formula 1 non ebbe storia, dal punto di vista della competizione. Ritiratasi la forte squadra Lancia dopo la morte di Ascari, le Mercedes si trovarono la strada spianata. Esclusa Indy, solo a Montecarlo la squadra tedesca non vinse, due guasti mentre le sue vetture stavano dominando il GP, poi vinto dalla Ferrari di Trintignant (fu la corsa in cui Ascari volò in mare, quattro giorni prima di morire). Fangio vinse quattro gran premi, intascando il suo terzo titolo mondiale.
Juan Manuel Fangio, i titoli con Ferrari e Maserati
La Mercedes si ritirò alla fine della stagione 1955. Juan Manuel Fangio firmò per la Ferrari. Nel 1956 la scuderia di Maranello portò in pista le Lancia D50 dell’anno precedente cedute in blocco da Gianni Lancia ad Enzo Ferrari dopo il ritiro seguito alla morte di Alberto Ascari; la nuova vettura quindi venne rinominata Lancia-Ferrari D50. Fu una stagione difficile: Fangio aveva un carattere forte ma piuttosto scontroso e poco incline a collaborare con la squadra; figuriamoci se poteva andare d’accordo con uno come Enzo Ferrari. La D50 era indubbiamente l’auto migliore ma la Maserati 250F, dove era approdato Stirling Moss, non era molto lontana.
Per ben tre volte nella stagione, a causa di guasti o incidenti, la Ferrari fece fermare uno dei suoi piloti per cedere la macchina a Fangio (fu consentito fino al 1957): la prima volta in Argentina toccò a Luigi Musso, la seconda a Montecarlo a Peter Collins, giovane inglese esordiente. La terza fu all’ultima gara a Monza: sia Fangio che Collins si stavano contendendo il titolo insieme a Moss; in gara l’inglese della Maserati era in testa, l’argentino ruppe lo sterzo quindi l’ordine di scuderia fu dato a Musso, che era secondo; ma l’italiano rifiutò di cedere la vettura.
Collins, terzo e un po’ indietro nel punteggio, aveva tuttavia ancora la possibilità di diventare campione. Ma, senza che la scuderia glielo chiedesse, decise di cedere la macchina a Fangio. Uno dei gesti più sportivi nella storia delle competizioni. L’argentino rimontò in seconda posizione (Musso si ritirò per un guasto) e guadagnò i punti necessari per vincere il quarto titolo mondiale. Un titolo che gli è stato regalato, sotto tutti i punti di vista. Ma si trovava lui nella condizione di ricevere il regalo, non altri. Tuttavia i rapporti con la Ferrari erano troppo tesi perché potessero proseguire oltre.
Arriviamo così al 1957. Fangio tornò alla Maserati. La 250F, molto rinnovata, era la macchina più competitiva. Tuttavia la nuova Vanwall, dov’era andato Moss, si dimostrò molto veloce e l’inglese diede del filo da torcere all’argentino, vincendo tre gare. Ma Fangio quell’anno non commise errori e guidò da par suo. Al Nürburgring compì un autentico capolavoro: attardatosi fino ad un distacco di un minuto, cominciò a rimontare a suon di giri veloci e al penultimo giro superò i primi due andando a vincere. Nelle ultime gare controllò il ritorno di Moss e si aggiudicò il quinto e ultimo titolo mondiale, entrando nella leggenda della Formula 1.
Nel 1958 si era già parzialmente ritirato, partecipò solo a due gare in Europa su una Maserati non ufficiale, senza salire sul podio; tentò anche l’avventura alla 500 miglia di Indianapolis su una Kurtis-Kraft Novi, ma non riuscì a qualificarsi. Si tolse per sempre il casco dopo il GP di Francia a Reims. Tra l’altro quell’anno venne anche sequestrato prima del GP di Cuba da un commando di Fidel Castro. Fu più che altro un’azione di marketing da parte dei castristi, i quali rilasciarono il pilota poche ore dopo, senza fargli del male e chiedendogli pure l’autografo.
Juan Manuel Fangio visse abbastanza a lungo. Dopo il ritiro intraprese un’attività imprenditoriale e manageriale in Argentina, molto spesso per conto della Mercedes. Morì a 84 anni a Buenos Aires, il 17 luglio 1995.