Citroën DS3: la nostra prova su strada
Intrigante, nuova, francese, originale, personale, tanto divertente e anche un po’ premium. Chi è? Esatto, la Citroën DS3, che abbiamo provato su strada nei giorni scorsi tra Parigi e i bellissimi boschi dell’Île-de-France.La piccoletta, come del resto la Mini che ha nel mirino, è un giocattolo che calamita gli sguardi e solletica quel desiderio di
Intrigante, nuova, francese, originale, personale, tanto divertente e anche un po’ premium. Chi è? Esatto, la Citroën DS3, che abbiamo provato su strada nei giorni scorsi tra Parigi e i bellissimi boschi dell’Île-de-France.
La piccoletta, come del resto la Mini che ha nel mirino, è un giocattolo che calamita gli sguardi e solletica quel desiderio di esprimersi attraverso l’automobile che sempre più clienti in Europa dimostrano di avere.
Il primo obiettivo insomma, quello di farsi notare, sembra più che centrato: fotografie con l’iPhone, teste girate nel traffico del Peripherique, sorrisetti vari. Sembra di rivedere le scene di quando i primi cinquini si aggiravano per Roma o Milano qualche anno fa. Il secondo obiettivo, quello di richiamarti al volante con la sua guida spassosa, pure. Ecco i dettagli di com’è andata.
Citroën DS3: la nostra prova su strada
La DS3 dicevamo, nasce per essere il contrario di un'”auto grigia”. Primo segnale della sua personalità estroversa e gioiosa? Il design. Lì per lì -difficile negarlo- ti spiazza con le sue linee audaci e radicali. “Dai, che almeno è originale!” senti dire. “Io direi più sovradisegnata”, rispondi scettico, bocciando certi suoi eccessi di -come dire- creatività.
La verità, approssimativamente, sta nel mezzo: la prima nuova DS ha cercato la riconoscibilità a tutti i costi, sacrificando sul suo altare l’equilibrio stilistico. Un compromesso voluto. Per capirci meglio, certe recenti creazioni tedesche sono agli antipodi rispetto a questa vitalità estetica: “banali” per chi prenderà la DS3, semplicemente “sobrie” per chi detesterà questa francese.
Dentro l’abitacolo invece, la DS3 mette d’accordo tutti. A colpire qui, è il livello di finitura, davvero notevole: già con la nuova C3 avevamo visto un grandissimo passo avanti in questo senso, ora la DS rappresenta un po’ il coronamento di un cammino che mette la qualità percepita a bordo al primo posto.
La nostra 1.6 THP Sport Chic, con i suoi sedili in pelle traforata, le cuciture in contrasto, il volante con la corona in pelle e l’inserto in alluminio satinato, il bel quadro strumenti, la plancia lucida e la pedaliera traforata in alluminio, faceva veramente una gran figura.
Il posto guida poi, è risultato molto gradevole: i sedili anteriori sono profilati, contenitivi e accoglienti, la seduta è giustamente bassa, l’ampiezza delle regolazioni nella media. L’unica cosa a cui si deve fare l’abitudine è la leva di sblocco del piantone dello sterzo, che non è stata sistemata in basso, ma di lato.
Per il resto, i limiti in termini di ergonomia sono gli stessi della nuova C3 provata lo scorso ottobre: schienale regolabile solo a scatti, tasti dell’impianto di infotainment piccolini e non immediatamente riconoscibili, satelliti al piantone che accentrano tante funzioni e che richiedono un po’ di applicazione per essere digeriti.
Al contrario, i comandi del clima e della ventilazione sono grandi, a portata di mano e subito intuitivi da utilizzare, anche grazie al piccolo display centrale. Un vezzo che noti subito salendo a bordo? Girando la chiave d’avviamento il quadro strumenti (il cui terzo quadrante è un display digitale per le informazioni accessorie come l’indicatore cambio marcia) compie il check portando le lancette a fondoscala. Attenzione completamente inutile, ma altrettanto piacevole.
Continuando a guardarti intorno nel tuo consueto briefing mentale prima di mettere in moto però, non puoi non notare che questa C3 “fighetta” abbia perso qualcosa rispetto alla più concreta sorella con cui condivide buona parte di telaistica e meccanica. Due considerazioni su tutte? Visibilità ed abitabilità.
Seduti davanti al parabrezza della DS3 torna in mente il cristallo anteriore di Mini e Suzuki Swift. A dirla tutta qui l’elemento sembra un po’ più sviluppato, ma ciò non toglie che nel senso dell’altezza manchi forse qualche centimetro. Poi vabbè, mettiamoci pure il confronto in casa con la C3 che la vede uscire con le ossa rotte, e il quadro è completo: ricordarsi dello splendido parabrezza panoramico Zenith e salire su questo compatto coupé urbano ti mette di fronte ad una differenza davvero sensibile.
Ma, a proposito di Zenith, perché non hanno deciso di adottare un optional del genere anche su questa modaiola DS3? Il sempre disponibile Jean-Philippe Imparato, numero uno di Citroën Italia ce lo ha spiegato. A dire la verità però, non siamo rimasti convintissimi, e preferiamo pensare che il sorprendente quantitativo di ordini arrivati alla Saint Gobain-Sekurit per la C3 sia il motivo dietro questa scelta.
Il confronto con la C3 sul piano della visibilità continua sulle stesse note per tutto il resto del campo visivo: anche dietro e di lato, la DS3, in virtù della sua linea sportiva e dei suoi cristalli di dimensioni relativamente ridotte, non fa bene quanto la sorella. Ma insomma, si sapeva già che questo sarebbe stato un aspetto da mettere in conto.
Dove la DS3 non si fa guardare in faccia invece, è in materia di sicurezza: al contrario della C3, qui l’ESP è di serie su tutte le versioni. Parlando di dotazioni, la mancanza “strana” è piuttosto quella del climatizzatore sulla base. Passi la necessità di contenere il prezzo d’attacco, però viste le caratteristiche del prodotto (che fra parentesi ha un allestimento entry-level che si chiama “Chic”…) si poteva forse fare di più.
Anche perché, a scorrere la lista delle dotazioni di serie c’è da dire che per il resto non hanno lesinato su nulla: anche la più povera delle DS3 offre di serie fendinebbia, cruise control, volante in pelle regolabile in altezza e profondità e radio CD MP3 con ingresso AUX. I caratteristici LED invece, sono di serie solo dal secondo livello di allestimento in su. La nostra opulenta Sport Chic infine, prevede addirittura chicche come i sedili sportivi ed i cerchi da 17″.
Accennavamo poc’anzi a qualche limite in termini di abitabilità. In questo senso valgono le stesse considerazioni fatte sul conto del campo visivo: l’impostazione sportiva della vettura impone indubbiamente rinunce. Come spesso accade in questi casi, a rimanere “fregato” è chi siede dietro, perché davanti ce n’è quanto basta -e anche di più- per due.
Chi siede sul divanetto posteriore invece, deve mettere in conto una dote di centimetri non certo esaltante per le gambe, caratteristica che del resto allinea la francese (omologata per cinque) alle sue dirette rivali, Mini e Alfa Romeo MiTo. Aprendo il bagagliaio si capisce subito la ragione di questo neo: il vano misura la bellezza di 285 litri, che detti così magari non significano nulla, ma visti di persona fanno il loro effetto.
Per chiarire meglio: la MiTo, lunga 11 cm più della DS3 (406 contro 395) ha un vano da 270 litri. La piccola Mini (370 cm) si arrende ben prima, a quota 160 litri. Quella fatta per la DS3 è una scelta precisa e voluta: i clienti della piccola francese raramente viaggeranno con altri tre o addirittura quattro occupanti. “Più facile pensare ad una giovane coppia in partenza per un weekend che vuole caricare i suoi bagagli senza sacrifici”, come ci ha spiegato Marco Freschi, responsabile relazioni pubbliche di Citroën Italia.
E allora, mettiamo in moto anche noi e veniamo a parlare del comportamento stradale di questa DS3. In due parole? Indubbiamente divertente. E gran parte del merito va al 1.6 THP da 155 CV, un piccolo portento, capace di far ricredere anche i più convinti sostenitori dell’aspirato.
Il motore, che ha già avuto modo di farsi apprezzare su molti modelli sia BMW (anche se la Mini Cooper S monta il powerstep da 175 CV, per la precisione) che PSA (ad esempio le nuove Peugeot 3008 e 5008), ha davvero della stoffa: disponibile con ogni marcia inserita in virtù dei suoi 240 Nm a 1400 giri, si rivela rapido nel salire di giri e virtualmente privo di ogni fenomeno di turbo-lag.
La sovralimentazione fa il suo ingresso in maniera discreta e regolare, contribuendo ad una spinta costante e potente, che raggiunge il suo apice a 6000 giri e si ferma solo con l’intervento del limitatore, intorno ai 6700-6800. Gran bella unità anche in termini di allungo insomma, promossa a pieni voti e arricchita qui sulla DS3 da un impianto di scarico che lascia spazio alle note cupe, sottolineandone il carattere aggressivo.
L’effetto dei 155 CV e dei 240 Nm su un corpo vettura così compatto e agile è facilmente immaginabile: lo spunto da fermo e la ripresa sono davvero notevoli. La casa dichiara uno 0-100 da 7,3 secondi: almeno con il nostro 1.6 turbo dunque, la DS3 ti fa venire tanta bella voglia di guidare “impegnato”, di inseguire le curve, di giocare con la macchina. Complice è la tenuta di strada, favorita dalla gommatura generosa. Sorrisetto di soddisfazione garantito, insomma.
A questo punto, venire a parlarvi di un argomento quale il comfort di bordo potrebbe sembrare fuori luogo. E invece no: a parità di cerchi (17″ erano quelli della C3 Exclusive provata a ottobre, 17″ quelli della nostra DS3), l’assorbimento delle irregolarità stradali non sembra sostanzialmente peggiorato rispetto alla sorella tranquilla, nonostante l’impostazione sportiva. Certo, la macchina non è la più morbida del mondo, però…
Una differenza più evidente rispetto alla C3 sembra invece avvertibile in termini di insonorizzazione dell’abitacolo: sulla DS qualche decibel in più -sia quelli in provenienza dal motore che quelli prodotti dai fruscii aerodinamici alle alte velocità- pare entrare.
La DS3 dicevamo prima, riesce a regalarti belle dosi di piacere di guida, ma proprio questa sua capacità di coinvolgerti ti spinge a individuare quelle piccole ingenuità senza le quali sarebbe stata perfetta. La leva del cambio ad esempio, pur mostrando buone doti di manovrabilità e precisione nell’inserimento dei rapporti, soffre di una distanza forse eccessiva dell’innesto della quinta, che va “raggiunta” correndo il rischio di urtare con il gomito il bracciolo centrale.
Sempre a proposito di comandi, c’è piaciuto invece lo sterzo, che è piuttosto diverso rispetto a quello della C3, e che nonostante l’assistenza elettrica è stato tarato per trasmettere la giusta pesantezza ed anche un discreto feedback di quanto succede alle ruote anteriori alle mani di chi guida. Affondando senza ritegno il piede destro nelle marce più basse però, emerge un certo torque steering.
Venendo alle note conclusive, parliamo come sempre di consumi e prezzi: la casa dichiara per la 1.6 THP un valore di 6,7 l/100 km nel ciclo combinato e di 155 g/km per quanto riguarda le emissioni di CO2. La gamma DS3 trova in questa nostra motorizzazione la variante meno ecologica ed economica: l’offerta più virtuosa, quella della diesel da 92 CV, si attesta sui 4,3 l/100 km, fermandosi a 104 g/km in termini di emissioni di CO2.
E il listino prezzi? Beh, la DS3 non fa per chi cerca l’affarone: il prezzo d’attacco di 14.470 euro già la dice lunga sul suo target, i 19.070 euro della vettura oggetto della nostra prova ne sono una dimostrazione ulteriore e i 20.170 euro della HDi da 112 CV la conferma definitiva. Certo però, che con la MiTo grossomodo allineata su questi valori e la Mini svariate migliaia di euro più su la prospettiva cambia…