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Formula 1, GP Italia 2018: il commento della gara di Monza

Il commento della gara di Monza, quattordicesimo appuntamento del mondiale di Formula 1 2018.

Tutto pronto. Tutti pronti. Tutto rosso. Monza, Milano, anche la laguna di Venezia. Doveva essere una lunga passerella di una settimana tra sgommate, aperitivi, la SF71H nel Canal Grande col gran finale di una doppietta annunciata, attesa, sperata. Ma hanno vinto gli altri. La realtà è stata ben diversa. Già dalle libere. Un cambio ko. Un’uscita alla parabolica. Lewis tremendamente vicino, sempre, incomprensibilmente, doveva essere lontanissimo come performance, chissà perché poi.

Qualifica scoppiettante, inebriante, indecisa e velocissima. Un pathos d’altri tempi, roba da rigori ai mondiali, da Bolt sui 100 metri, da Rossi a Welkom al debutto in Yamaha, da Felix Baumgartner che esegue il saluto militare e si lancia dalla stratosfera. Record della pista. Seb che ringrazia via radio il team col suo classico “YES!” ma il team risponde:” ehm, uff, cioè, veramente, vabbè l’ha fatta quell’altro,” Kimi non si discute, la sua velocità è pari alla sua sfiga, chapeau.

Il problema vero è Ham a 14 millesimi da Seb. E Seb lo ha capito. E’ corrucciato, preoccupato. Doveva essere una passeggiata nel parco. Di Monza, per l’appunto. Poi Bottas, sempre elegantemente distaccato. Poi gli altri a distanze siderali. Pronti via! Partono tutti benissimo, anzi chi parte ancora meglio è il solito Max ma poverino avrà 60 cavalli buoni in meno. Sfila alla prima variante Kimi, poi Seb ed Ham che si piantano la prima ruotata. Bene.

Arrivano alla Roggia aperti a ventaglio, con Ham risucchiato dalla doppia scia Ferrari. Kimi arriva impiccato, così come Vettel, Lewis si porta all’esterno di Vettel. L’impressione avuta è che Kimi si sia piantato all’interno della variante e Seb sia rimasto vittima di ciò, agevolando la percorrenza esterna di Lewis. I due contender si toccano ancora. La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo, Seb perde pezzi in una nuvola di Pirelli bruciate nonostante sia all’interno e Lewis scivola via senza un graffio. Hamilton da onore al merito, sempre pronto a gettare il cuore oltre l’ostacolo, ma ha veramente più fato che tatuaggi.

La gara continua con Kimi che si tira dietro Lewis, complice il DRS, sino al pit stop. Si ferma per primo Iceman, Hamilton prova a tirare prima del pit per rientrare davanti al finnico ma non ne ha. Kimi sembra lanciato verso una vittoria che sa di rivalsa ma rimane vittima del blistering al retrotreno prima, ulteriore indizio di un weekend non esente da errori sia tecnici sia umani e di Bottas, dopo.

Lewis lo bracca, si gode le ruote posteriori oramai disintegrate, lo passa e se ne va a vincere. Bottas rimane vittima della furia agonistica di Verstappen ma riuscirà ad andare a podio comunque poiché Max verrà penalizzato di 5 secondi. Vettel rimonterà fino al quarto posto ma è roba da archivio, è fuffa, è qualcosa di inutile. Anzi è disastroso, Lewis è sempre più lontano in classifica, sempre più solido mentalmente. Grande gara di Perez e grande grinta di Gasly.

La Mercedes è semplicemente più grintosa, più determinata nella gestione della gara e della squadra, spietata nelle strategie. Bottas è il numero due, il mondiale lo deve vincere Lewis. Così è deciso, così sarà. Valtteri viene sacrificato quando necessario, ossia Budapest e Monza. Fa il suo dovere, fa lo scudiero, fa il lavoro sporco, fa vincere Ham anche quando non ne ha. Anche Kimi, al netto della sua personale nuvola di Fantozzi e dei suoi hangover. Ma è il muretto che non ha la stessa fame agonistica. Forghieri, Fiorio, Briatore, Brown e Horner non hanno mai avuto e non avrebbero avuto scrupoli a difendere le loro strategie coi denti, con le gomme sparite o coi Piquet lanciati come kamikaze. I mondiali si vincono anche così. Abbiamo tutti ipotizzato, temuto o sperato in un tamponamento Kimi-Lewis.

Arrivabene, nella sua incredibile eleganza e sportività, oggi ha rilasciato un’intervista molto lucida nonostante la sconfitta pesantissima. Testualmente:” Non vado ad analizzare cosa hanno fatto gli altri, so cosa avremmo fatto noi, ma non c’è stato il tempo di farlo. Farlo in partenza sarebbe stata una cosa folle e pericolosa”. Le strategie si attuano al momento opportuno ed a posizioni delineate, soprattutto a Monza chè ha un disegno molto particolare, le prime due curve sono in realtà due chicane strettissime. Se Kimi avesse aperto la porta per far entrare Seb, lo avrebbe infilato anche Ericsson.

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