Guida autonoma: la strategia di BMW
Il gruppo bavarese procede a grandi passi verso l’automatizzazione dell’automobile. I diversi livelli, il loro significato e quando arriveranno
La guida autonoma sembra diventare un mantra. Tutti la stanno sperimentando o si apprestano a farlo. C’è anche molta confusione in materia da parte del pubblico, per non parlare dell’ambiente politico. E’ importante quindi da parte degli addetti ai lavori informare in maniera chiara. In quest’ottica rientra il BMW Technology Workshop, un percorso informativo con la stampa tenuto in questi giorni nella sede italiana di San Donato Milanese. Una panoramica sulla strategia generale d’innovazione annunciata poco più di un anno fa al volgere del centenario della prestigiosa casa bavarese.
Cos’è allora la guida autonoma? L’auto che guida da sola? No, non oggi, non ancora. E’ più corretto invece parlare di funzioni avanzate di assistenza e automatizzazione della guida. Attualmente la tecnologia si trova allo stadio di assistenza avanzata, una fase preliminare di automazione in cui l’elettronica può controllare anche sterzo e acceleratore, però il guidatore deve costantemente mantenere le mani sul volante e vigilare sempre su ciò che accade in strada, pronto a bypassare gli automatismi all’istante. L’umano alla guida è anche sempre responsabile del proprio veicolo. Tecnicamente questo stadio viene chiamato livello 2.
E’ importante sottolineare che l’intera ragione d’essere dei sistemi attuali è aiutare il conducente, non sostituirlo. L’elettronica permette di evitare incidenti o quantomeno ridurne le conseguenze nei casi in cui l’umano non può o non è in grado d’intervenire efficacemente: distrazione, stanchezza, imperizia o evento improvviso che accade troppo velocemente per i tempi di reazione umani.
Arriviamo agli stadi successivi, qui riferendoci alle tempistiche fissate dal gruppo BMW. Dal 2021 i veicoli, partendo dalla BMW iNext, disporranno di sistemi di livello 3. La responsabilità diventa in parte del conducente e in parte del veicolo. La guida automatica viene controllata dall’elettronica in situazioni in cui il flusso del traffico scorre nella stessa direzione ed è separato dal resto dei veicoli (autostrada). Il conducente potrà anche togliere l’attenzione della strada, ma dovrà essere sempre pronto a riprendere il controllo se avvisato dal sistema con alcuni secondi di anticipo, in situazioni in cui il software decide che non può essere in grado di controllare il veicolo (cantieri stradali non segnalati, segnaletica stradale confusa).
Il livello 4, le cui sperimentazioni verranno avviate nel 2021, è un’estensione del 3. Qui la guida automatica è completa nel traffico urbano e in autostrada. Il conducente deve essere ancora in condizioni di poter guidare, ma può distogliere completamente l’attenzione anche per lunghi periodi, perfino dormire. Può riprendere il controllo se lo desidera; gli viene richiesto di farlo solo in situazioni estreme a livello di complessità, tuttavia il sistema avviserà con anticipo molto più ampio.
Infine c’è il livello 5, al momento viene dato per possibile, ma non certo. Non è più necessaria la presenza volante o pedali. L’elettronica ha il controllo totale e permanente del veicolo. Chi si trova a bordo può anche non avere mai conseguito una patente. E’ la situazione dei taxi robot, in parte. Ma anche quella di un veicolo dotato di comandi manuali, in cui il conducente li usa solo in situazioni di puro divertimento, su strade piacevoli. Le prime implementazioni tuttavia verranno avviate in situazioni di bassa velocità, come i centri urbani. I primi progetti pilota dovrebbero poter partire dopo il 2020. Ma non è possibile fornire ora tempistiche certe.
Perché la guida autonoma diventi realtà è necessario un complesso ecosistema tecnologico. I veicoli dovranno sviluppare apparati ancora più sofisticati di sensori, telecamere, radar e lidar; dovranno potersi avvalere di mappe ad alta definizione molto più precise delle attuali. BMW fa parte del consorzio che ha acquisito le mappe di Here. I software di gestione del veicolo dovranno prevedere tutte le situazioni che possono accadere durante la circolazione stradale e dotarsi di appositi algoritmi che ne calcolino le soluzioni. Ci dovrà poi essere un costante scambio di informazioni in tempo reale tra veicoli, centrali operative e infrastruttura pubblica, oltre che tra i vari veicoli. C’è ancora molto da lavorare ma la strada verso il futuro è già tracciata.