Su strada con la Mercedes CLC 180 Kompressor Sport
La Mercedes CLC si ritrova, suo malgrado, ad essere uno dei simboli automobilistici di questi “anni Zero” dove l’apparenza e il marketing hanno contato molto di più della tecnica e del prodotto. L’idea di prendere un auto di un segmento superiore (in questo caso l’ottima base di partenza a trazione posteriore della Classe C W203)
La Mercedes CLC si ritrova, suo malgrado, ad essere uno dei simboli automobilistici di questi “anni Zero” dove l’apparenza e il marketing hanno contato molto di più della tecnica e del prodotto. L’idea di prendere un auto di un segmento superiore (in questo caso l’ottima base di partenza a trazione posteriore della Classe C W203) e di ridurne solo le dimensioni, ma non la tecnica, per posizionare il prodotto nel segmento inferiore avrebbe dovuto essere razionalmente vincente nei confronti dei prodotti di più umili origini.
Ma come sappiamo non è andata così: la Classe C SportCoupè nasce nel 2001 e si “limita” a vincere il confronto con la sua omologa BMW, la Serie 3 Compact che poi cambierà pelle e nome per cercare e ottenere numeri e visibilità. Ma nella Kompact Klasse Premium del segmento C tedesco l’Audi A3 , derivata dalla generalista Golf, rimarrà inarrivabile.
Passano gli anni e nel 2008 la Classe C SportCoupè viene profondamente ristylizzata con lo stile della nuova Classe C W204 e diventa la nuova Classe CLC, ma il pianale rimane quello precedente e la produzione spostata in Brasile.
La sensazione è quella di una specie di “fossile vivente” mantenuto in listino da Mercedes per non lasciare del tutto scoperto il segmento alla concorrenza di Audi e BMW in attesa della sua erede che deriverà dalla piattaforma a trazione anteriore della futura generazione di Classe A. Sicuramente sarà più bella e armonica, ma possiamo consideralo un passo avanti?
Difficile dare un giudizio oggettivo sull’estetica perché la particolare genesi tecnica ha condizionato fin dall’inizio la forma e la volumetria della coda tronca, però va riconosciuto che molte compatte 3 porte sportiveggianti o coupé del segmento C dal 2001 in poi si sono ispirate alla sua linea fastback.
L’esemplare provato, nero, allestimento Sport e cerchi da 18” è comunque un auto dal’impatto scenico tutt’altro che scontato o particolarmente invecchiato se non, forse, nella morbida linearità della fiancata che contrasta con il nuovo frontale e coda che sono più elaborati e decisi.
Gli interni sono anche loro una semplice evoluzione di quelli della Classe C W203, quindi non all’ultimissima moda, ma sono innegabilmente ben fatti e rifiniti e con una discreta e elegante caratterizzazione sportiveggiante (pedaliera in alluminio traforato, strumentazione “racing” con lancette rosse posizionate a ore 6 e finiture in alluminio). Anche l’abitabilità non delude, proporzionalmente alle dimensioni esterne e alla tipologia di vettura, nel senso che l’omologazione per 4 persone è assolutamente realistica e i posti posteriori offrono una seduta comoda e larga e uno schienale ben inclinato.
Meno positive le note riguardo l’accessibilità in quanto i sedili anteriori scorrono di pochi centimetri quando vengono ribaltati e da considerare che gli eventuali passeggeri posteriori più alti di 1 metro e 80 potrebbero trovarsi con la testa un po’ troppo vicina all’imperiale del tetto molto spiovente. Bagagliaio di 310 dm3 nella norma, ben accessibile e frazionabile.
La seduta del pilota è relativamente alta e raccolta, sicuramente un retaggio dalla genesi tecnica della berlina e del particolare modo di intendere la “sportività” da parte della Casa di Stoccarda. Quindi poco sportiva e distesa ma con infinite regolazioni si trova comunque la proprio comodità. Tutto è a portata di mano, ben visibile sia internamente che esternamente (cosa ormai rara sulle nuove proposte Coupé), ma la disposizione dei comandi e del freno di stazionamento a pedale è “100% Mercedes” quindi non subito intuitiva per chi proviene da altre Case.
Il motore a benzina si avvia nel silenzio, il 1.8 litri 143cv volumetrico è una positiva sorpresa perché a dispetto della (relativamente) modesta cavalleria ha una coppia di 220nm piatta come un paesaggio olandese da 2.500 a 4.400 giri. Il compressore regala una risposta immediata e elettrica a qualsiasi regime, sicuramente meglio di un aspirato e in modo più pronto di qualsiasi monoturbina.
Le emozioni ed il coinvolgimento non sono da sportiva di razza, ma è innegabile la sua godibilità ad andatura da codice e anche nel traffico cittadino dove conta più la prontezza di risposta che l’accelerazione a “effetto elastico”. Probabilmente lo stesso motore volumetrico, ma nella versione con 184cv, è sicuramente più adatto alla vettura perché unisce la medesima prontezza e piacevolezza alle prestazioni, che sulla vettura provata mancavano.
Per quanto riguarda la guidabilità vera e propria bisogna fare una premessa: la CLC è differente dalla C SportCoupè perché Mercedes dichiara che per migliorare il piacere di guida sportivo sono state date particolari tarature a cambio, sterzo e assetto che prendono il nome di Direct Control e che derivano direttamente dalle medesime tarature della SLK. Ineccepibile il morbidissimo e preciso cambio manuale a 6 marce che però è abbinato a una frizione abbastanza pesante per la tipologia di vettura e che, proporzionalmente, ci si aspetterebbe di trovare su una 220 CDI, non su una vettura a benzina.
Molto difficile definire lo sterzo. Le dimensioni del volante, in teoria sportivo, sono veramente fuori scala per qualsiasi vettura del segmento (e oltre) e questo non aiuta un comando che pecca già di suo di sensibilità. E soprattutto il fatto che lo sforzo al volante e il suo feedback sia sempre uguale e assolutamente indifferente alla velocità e raggio di curvatura che lascia perplessi.
Sicuramente un comando confortevole, che permette di macinare migliaia di chilometri senza fatica e vibrazioni sulle mani (merito anche della trazione posteriore), ma che sarebbe assolutamente fuori luogo su qualsiasi vettura di connotazione sportiveggiante che non portasse la Stella sul cofano.
Più riuscito e equilibrato il connubio fra assetto e confort. La combinazione fra cerchi da 18” e assetto sportivo sulle concorrenti Serie 1 e A3 le rende confortevoli come delle panchine e saltellanti sullo sconnesso, quindi poco piacevoli nella marcia su qualsiasi asfalto che non sia assolutamente liscio. Sulla Mercedes no. Le buche e le irregolarità residue del recente inverno vengono assorbite con signorile aplomb senza però che l’auto si dimostri particolarmente imprecisa o con un rollio oltre la media se si forza l’andatura.
Ovviamente i 143cv non sono assolutamente in grado di impensierire o creare difficoltà a un auto che è tecnicamente sorella di modelli che in passato arrivavano a più di 400cv e che tutt’oggi arriva a 272cv nella versione CLC 350.
E’ tempo di riconsegnare l’auto e avere la conferma delle premesse. La CLC è un auto che per le sue peculiarità tecniche di classe superiore e per la particolare definizione del suo comportamento stradale non dimostra i suoi anni. Certo BMW e Audi sono un’altra cosa, sicuramente più sportive e formalmente più moderne, ma la Mercedes nasce per soddisfare bisogni del tutto diversi.
In questi tempi di omologazione e di “sono tutte uguali” fa piacere, indipendentemente dalle preferenze personali, guidare la CLC e sentirla così differente dalla sua corrispondente a trazione posteriore che è la Serie 1 Coupé. Sentire, anche a occhi chiusi e senza improbabili acronimi o forme alla moda, che una è una Mercedes e l’altra è una BMW (o un Alfa Romeo, o…) è un piacere che le Case stesse stanno cercando di far dimenticare, quasi nell’indifferenza generale, ai loro clienti.