Prova su strada: Abarth 500 EsseEsse
Abarth 500 esseesse. Tre parole importanti e ricche di significati accompagnano l’ultima piccola peste di casa Fiat. Una eredità che ha le proprie radici nel mitico periodo della rinascita, gli anni ’50 e ‘60, quando Il binomio Fiat Abarth ebbe successo, tanto da relegare “l’elaboratore” più famoso d’Italia sul piano dei grandi dell’automobilismo.La nuova 500
Abarth 500 esseesse. Tre parole importanti e ricche di significati accompagnano l’ultima piccola peste di casa Fiat. Una eredità che ha le proprie radici nel mitico periodo della rinascita, gli anni ’50 e ‘60, quando Il binomio Fiat Abarth ebbe successo, tanto da relegare “l’elaboratore” più famoso d’Italia sul piano dei grandi dell’automobilismo.
La nuova 500 del terzo millennio non ha più il compito sociale della progenitrice. Oggi giorno si cerca di trasferire i contenuti della gamma alta in auto dalle piccole dimensioni, adatte per i centri abitati ma confortevoli anche nel medio lungo raggio. In quest’ottica l’elaborazioni sportive di questi modelli devono rappresentare il massimo della tecnologia. La nuova Abarth riunisce molte doti in sè: una linea azzeccata finiture all’altezza e quella grinta sconosciuta alle sorelle civili.
Per la prova della piccola bomba da 160 cavalli, erogati dal 1,4 litri sovralimentato, abbiamo usato una madrina d’eccezione. Ha un 500 nel nome, al quale và aggiunto un 99. La Ferrari 599 GTB Fiorano, 12 cilindri da oltre 300 chilometri orari. Queste due auto insieme rappresentano la più bella ed affascinate sportività Italiana. Hanno molti punti in comune che partono dalla storia dei loro padri, fatta di passione per la velocità, sono belle nella loro rispettiva categoria, elitarie e regalano emozioni, portandosi sulle spalle due nomi celebri; Abarth e Ferrari.
I responsabili della concessionaria Masera & Baccelliere mi consegnano le chiavi della 500 EsseEsse: entro, accendo l’auto ed esco subito, posizionandomi di fronte alla parte posteriore dell’auto. I due scarichi emettono un suono particolare. Cupo brontolio, dal timbro inconsueto per la categoria. Il rumore o meglio la “voce” in auto di questo genere deve essere, e sottolineo deve, assolutamente presente. Penso sia una delle componenti fondamentali per generare emozioni. La 599, in questo, fa venire i brividi. È una sinfonia paurosa.
Mi calo nell’abitacolo e cerco la posizione di guida corretta. Lo spazio davanti c’è, i sedili Abarth sono molto belli, abbastanza rigidi e dal buon contenimento. La seduta per il vero è altina. L’auto ha mille accessori; la pedaliera in alluminio, climatizzatore automatico, il manometro del turbo con segnale per la cambiata ed il TTC, una sorta di autobloccante elettronico, che oltre ad ESP airbag Abs hanno il compito di assicurare sicurezza di marcia. Il tasto sport setta l’auto in modo ottimale per la guida grintosa. Comincio ad affrontare le prime curve. Non cerco la gara con la madrina della prova. E ci mancherebbe, anche se l’impressione è quella di Davide contro Golia.
La sagoma rossa nello specchietto non si allontana mai. In prima e seconda l’Abarth sgomma, o meglio l’elettronica inserita lavora per tenere sotto controllo la cavalleria ma soprattutto la forza che sprigiona il 4 cilindri. In uscita di curva ad esempio sui tornanti con l’asfalto di Novembre non è assolutamente difficile avere leggeri pattinamenti anche in seconda. La prima sembra quasi corta, finisce subito con un rumore cattivo che penetra nell’abitacolo. Mi ricorda a suo modo per progressione e curva d’erogazione la mitica Deltona. Il motore spinge sempre soprattutto in modalità sport, che regala una mappatura al propulsore più pronta intervenendo anche sulla pressione di sovralimentazione.
Dopo pochi chilometri posso già rendermi conto di quanto sia monolitica. Solida con le ruote assolutamente attaccate all’asfalto ed al telaio, garanzia di ottimo handling. I cerchi da 17 pollici e le tarature specifiche per questo modello assicurano una agilità paurosa anche se lo sterzo molto diretto manca leggermente di sensibilità. L’insieme funziona bene, con un motore rotondo e molto pronto, una tenuta di strada eccellente, freni all’altezza ed un feeling generale garantito. Unico appunto forse la eccessiva rigidità del comparto telaio. Buche e tombini si sentono eccome. Ma la tenuta di strada garantita è veramente elevata mostrando un equilibrio elevato.
Il cambio ha solo 5 rapporti, ma devo dire che la coppia motrice a disposizione permette di non desiderare la sesta. Presa la giusta confidenza, ci dirigiamo verso strade meno trafficate ma più divertenti. Sul misto stretto è un fulmine tanto che riesco a distanziare di un tantino la 599. È il suo terreno ideale, quello che esalta le doti del telaio che unite alle dimensioni compatte regalano il carattere Abarth di questa auto. Poi in un baleno sui rettilinei un boato avvisa della sua presenza; la sagoma rossa è di nuovo appiccicata. Non penserei mai di mettermi contro al mostro di Maranello, ma la scelta della Rossa come accompagnatrice non è casuale.
Le auto si dividono in due categorie; gli elettrodomestici, non in senso negativo ma di utilità, auto belle silenziose comode con mille qualità, ma poco emozionali e quelle passionali che hanno nella produzione Ferrari le degne rappresentanti ovvero quelle che riescono a dare un pizzico di adrenalina anche da spente e puntano tutto e sempre al cuore . Ho voluto constatare se la Abarth, nata per questo motivo appartenesse alla seconda categoria, come il suo buon nome suggerirebbe . Partiamo proprio da quello: il nome che la accompagna, penso non abbia bisogno di presentazione. Sedersi nell’abitacolo impugnare lo stupendo volante con uno scorpione in centro, da emozione.
Il motore: inconsueto su auto di questa taglia per la sua potenza, è vigoroso e frizzante. La guida: piccolo Kart a trazione anteriore assolutamente coinvolgente e rassicurante. La 500: graziosa e ben costruita, esce dalla monotonia delle piccole cittadine strizzando l’occhio al passato. L’estetica: cattiva al punto giusto con quella dose di sportività piena di rimandi al mondo delle corse. Le emozioni: si discosta assolutamente dalla produzione di serie. I 60 cavalli in più rispetto alle normali, l’assetto, i 4 dischi, e la trasformazione l’hanno radicalmente cambiata. La scatola Kit Esseesse: basterebbe quella per dire tutto. Sei pannelli di legno sapientemente accoppiati nascondono l’anima di Karl Abarth la cattiveria e la “emozione” per la 500.
La risposta è si. Questa macchina rientra in pieno nella seconda categoria. Auto capace di essere a suo modo una piccola Ferrari. Non cerco un paragone sul piano delle prestazioni assolute, anche se sa dire la sua. Ho voluto cercare la conferma di un lavoro ben fatto. Peli nell’uovo e riscontri cronometrici li lascio volentieri ad ingegneri e piloti. La priorità era dare giusto peso e continuità al nome che porta in dote, da sempre sinonimo di prestazioni. Il cinquino dimostra di centrare l’obbiettivo. Auto assolutamente matura progettata per dare emozioni, come Carlo Abarth avrebbe voluto.
Posso assicurare che una volta provata la EsseEsse, le altre compatte risultano abbastanza noiose. Quel sapore di officina di una volta dell’elaborazione post vendita, come avveniva per le antenate, unita alla base egregia, la relegano nella lista degli oggetti da desiderare.