GP F1 Australia 2018: il commento della gara di Melbourne
Commenti e valutazioni sul GP d’ Australia, gara d’esordio del Mondiale di Formula 1 2018.
Di Matteo “Babalus” Santoponte.
Cominciamo dalla novità più evidente della nuova stagione di Formula 1, iniziata ieri a Melbourne col GP F1 Australia 2018: l’Halo: tutti ne parlano, nessuno lo vuole. Sicuramente è un passo in avanti per la sicurezza passiva e non ha controindicazioni per il pilota che è alla guida. Purtroppo è brutto. Ingombrante.
Una roccaforte da scavalcare per entrare ed uscire dall’abitacolo. Snatura l’essenza della F1 col suo cockpit aperto. Finchè non cambieranno la posizione della camera car sarà claustrofobico per chi è davanti alla tv. Francamente, io ho visto una griglia formata da 20 infradito in colori assortiti.
Sabato c’è stato il solito verdetto delle Qualifiche: semplicemente Hamilton. Qualcosa di speciale. Di magico. Quasi Magic, quello vero, ossia Senna. Il suo idolo, il suo riferimento. Bottone magico o no, modalità “Party” o no, Lewis ha fatto la differenza. Punto. Poi, racchiusi in 51 millesimi, Raikkonen, Vettel, Verstappen. Ma non interessa a nessuno.
Interessante invece il contenuto delle interviste post qualifiche: ci sono due galli nel pollaio: Hamilton e Vettel. Si beccano, si attaccano, si alza un polverone e volano piume…
Il fatto è che nello stesso pollaio c’è un’aquila reale: Raikkonen. Non guarda, non risponde, non è interessato. Nel silenzio più totale conquista il mondo reale e tutte le piattaforme digitali, ridicolizzandoli.
Poi c’è la gara. Pronti, partenza, via! Hamilton scatta dritto e sfila via, partenza impeccabile con l’aiuto di qualche dozzina di cavalli in più che il Mercedes produce rispetto a qualunque altra power unit. Raikkonen scatta bene ma sbanda, se ne disinteressa e prende l’esterno per incrociare la linea in uscita ed uscire forte dalla prima curva, sbanda ancora e se ne disinteressa ancora. Prende la scia, torna all’esterno e tira la staccata ad Hamilton, arriva lungo, sbanda ancora e se ne disinteressa ulteriormente.
Mi spiego meglio: Fondamentalmente, Kimi, non vuole essere disturbato. Conosciamo bene i suoi team radio ed i suoi “Leave me alone”. Vuole solo dimostrare il suo smisurato talento in pista, in Ferrari lo sanno, rispettano i suoi voleri e non lo disturbano. Lui, coerente con sè stesso, di preparare le gomme nel giro di allineamento, se ne disinteressa. Ma, essendo anche un cavallo di razza, la gomma fredda non è un buon motivo per non attaccare all’esterno il Campione del Mondo in carica, quindi ci prova comunque. Idolo. Ed ancora una volta più veloce di Vettel.
Purtroppo inizia il tratto stretto della pista, il gruppo si sgrana e le posizioni si delineano. La gara continua nella sua perfezione di passo gara, strategie e noia. Al decimo giro però arriva Max Verstappen a svegliarci, che da almeno 3 giri va a corda con la macchina di traverso ed il gas aperto su ogni curva, roba alla Villeneuve, quello vero, Gilles.
Si parla di gomme surriscaldate, di fondo danneggiato su un cordolo e qualcosa che ha ceduto nel retrotreno. Non credo abbia importanza. Da talento assoluto qual è ha comunque provato a passare Magnussen nonostante il suo Renault fosse inferiore al Ferrari, forzando e perdendo il controllo della sua vettura. Qualunque altro pilota in griglia sarebbe andato in testacoda molto, molto, prima di lui. Indomito.
Ancora qualche giro ed inizia il walzer dei cambi gomme, strategie ancora da scoprire ma è chiaro che la Ferrari viaggia con strategie differenziate. Si fermano Kimi ed Hamilton. Vettel è primo senza soste ancora.
Disastro Haas. Sia Magnussen sia Grosjean si fermano subito dopo il pit stop per un errato serraggio del dado posteriore sinistro. Entrambi viaggiavano nella zona altissima della classifica, punti pesanti persi…Disperazione per il meccanico, abbracci da Grosjean per lui, tutto molto bello, quasi Disneyiano, buonismo sfrenato. Realmente, credo che il meccanico tornerà a nuoto. Forse.
Il disastro Haas produce un regime di Virtual Safety Car in pista. Vettel si ricorda improvvisamente di essere un quattro volte Campione del Mondo e, probabilmente, il pilota più completo in griglia e si inventa qualcosa di mai visto prima. Avendo la velocità inchiodata dalla Virtual Safety Car, gira stretto, taglia corto, minimizza la distanza dal box per guadagnare qualche decimo di secondo. Prende la corsia box, ove il limite di velocità della VSC non è imposto ed arriva in pit lane come un forsennato, come un’iradiddio, come uno che ha vinto quattro mondiali di fila, sfruttando tutta la corsia, sfiorando il muretto ed arrivando al punto di attivazione del Pit Limiter a Mach 2 e ruote bloccate.
Il pit stop non è buono, la macchina non viene rilasciata immediatamente, le ruote girano col retrotreno ancora in aria. Sarà di 8 decimi più lento del pit stop di Raikkonen. Esce dai box comunque davanti ad Hamilton, che arrogantemente sicuro pensava di vincere e cancellare il sorriso a Vettel.
Sguardi persi e nervosismo nel box e nell’abitacolo Mercedes. Si passa dalla Virtual Safety Car alla Safety Car vera e propria. Si prepara la ripartenza scaldando le gomme e giocando con gli avversari…Hamilton fa pressione psicologica su Vettel con una mossa che sembra un deja vu di Baku 2017 ma senza la ruotata. Ma Sebastian è oramai in stato di grazia, fa una ripartenza monstre e prende un buon margine su Hamilton.
Comincia l’elastico tra Vettel ed Hamilton per molti giri, entrando ed uscendo dalla zona DRS. Subito dietro, Ricciardo consistente come al solito cerca di passare Raikkonen ma non ha lo spunto velocistico necessario. Nel frattempo, un altro Campione si ricorda di essere tale. Alonso sale alla quinta posizione, giocando di astuzia e talento durante il regime di Virtual Safety Car.
A differenza di Kimi, a Fernando piace molto parlare. Piace a tal punto da aver distrutto la sua carriera, le squadre dove ha corso e qualsiasi forma di empatia con gli spettatori meno appassionati, creando polemiche con tutti. Ma quando è dietro un volante, specialmente la domenica, è una certezza, una roccia, un rullo compressore.
Passano i giri e Vettel ed Hamilton viaggiano su un ritmo stratosferico, l’inglese leggermente più veloce di Seb che però gira e pennella le curve in modo più fluido, più morbido. Hamilton mangia centesimi ad ogni curva, ad ogni rettilineo ma la sua azione è più forzata, dal camera car si capisce che è più impiccato, non ha la stessa precisione di Vettel, spesso gli mancano 10 centimetri buoni per andare a corda, che sono un’enormità per questi campioni.
Arriva un Team Radio di Hamilton, con la presunzione di chi aveva la gara in mano chiede di poter spingere finalmente, sposta la frenata di qualche punto percentuale sull’anteriore, probabilmente per stressare meno le gomme posteriori in frenata ed averle più fresche in trazione e preparare il sorpasso sulla preda Vettel.
Lewis non molla, si sente tradito dalla strategia Mercedes, ha promesso di cancellare il sorriso dal volto di Vettel in sala stampa ma non riesce a ripetere la Magia di sabato, più che Ayrton è la sua imitazione, come il casco che gli fu regalato in Canada quando ne eguagliò le 65 pole positions…
Hamilton cerca di braccare Sebastian ed invece, arriva l’errore. Leggero bloccaggio in frenata, arriva lungo ed esce sull’erba. La breve escursione ha un risultato disastroso poiché avviene all’inizio di un rettilineo. Hamilton perde più di due secondi ma non si arrende, in un giro e mezzo è di nuovo vicino a Vettel ma avvicinandosi le turbolenze generate dalla Ferrari sporcano il flusso aerodinamico che investe la Mercedes e si plafona di nuovo dietro Sebastian.
Nel frattempo Alonso è ai ferri corti con Verstappen per la quinta posizione, mentre Hulkenberg e Bottas, veramente l’ombra di se stesso, lottano poco più staccati per la sesta. Raikkonen sempre silenziosamente terzo mentre Sainz comunica via radio che bere e guidare non è salutare…
Vettel continua impeccabile, bello da vedere, zero sbavature, un compasso. Hamilton prova ad avvicinarsi con tutta la carica agonistica che ha, ma manca lo spunto. Al giro 53 crollo di Hamilton, la sua macchina rallenta, lui comincia ad utilizzare i comandi sul volante per cercare di ripristinare i parametri o salvaguardare il motore, non lo sapremo mai. Vettel si invola, più forte delle simulazioni, dei modelli strategici e della presunzione velocistica della Mercedes, Hamilton sempre più in difficoltà fino alla bandiera a scacchi con Raikkonen che chiude terzo vicinissimo.
Arrivo al parc fermè, Raikkonen col dito puntato ed il volto scuro, chiede ad Inaki Rueda, tattico della squadra, lumi sulla propria strategia poco efficace, Hamilton fermo nell’abitacolo con la sua delusione, Vettel raggiante che si dimostra ancora una volta un uomo squadra chiarendosi con Kimi sulla strategia e parlando di fortuna.
Kimi chiuderà il dissapore sul podio non sprecando neanche una goccia di champagne ma bevendolo tutto.
Matteo “Babalus” Santoponte.