Chrysler Grand Voyager: le nostre impressioni di guida
Terza ed ultima parte del nostro incontro con Chrysler avvenuto in occasione del debutto della nuova Grand Voyager. Nelle precedenti “puntate” potete trovare rispettivamente tutti i dati tecnici e le foto ufficiali dell’auto ed i piani del gruppo americano per uscire dalle cattive acque in cui sta navigando. Oggi invece è la volta delle impressioni
Terza ed ultima parte del nostro incontro con Chrysler avvenuto in occasione del debutto della nuova Grand Voyager. Nelle precedenti “puntate” potete trovare rispettivamente tutti i dati tecnici e le foto ufficiali dell’auto ed i piani del gruppo americano per uscire dalle cattive acque in cui sta navigando. Oggi invece è la volta delle impressioni di guida che abbiamo ricavato guidando il nuovo monovolume “made in USA”.
Diciamo subito che il punto di forza dell’auto è la qualità della vita a bordo, sicuramente la caratteristica che più ci ha impressionato. Al di la di questo, il Grand Voyager ha mostrato nel corso della prova su strada sia luci che ombre. Eccole nel dettaglio.
Chrysler Grand Voyager: le foto dal vivo
Una volta sistemati sul sedile di guida, si ha subito l’impressione di avere a che fare con un “peso massimo”: lo spazio a disposizione del conducente è addirittura sovrabbondante, soprattutto in larghezza. Anche per i più alti nessun problema: grazie alle ampie regolazioni di sedile, volante e pedaliera, trovare la posizione di guida ideale non è un problema. In particolare il volante può assumere una posizione abbastanza verticale, anche se questo tipo di veicoli nasce per essere guidato con la seduta rialzata e con lo sterzo ben inclinato.
Per quello che riguarda i comandi, la leva del cambio automatico si trova proprio accanto al volante, in una posizione un po’ particolare, che potrebbe non piacere, soprattutto in modalità sequenziale (le marce si innestano in senso trasversale). Per il resto, i comandi del sistema di infotainment, del potente clima trizona e dell’audio sono facili da utilizzare dopo averci preso un po’ la mano. Gli ultimi però, sono posizionati troppo in basso.
Il quadro comprende quattro strumenti (tachimetro, contagiri, livello carburante e termometro acqua), tutti facilmente leggibili grazie alla chiara grafica nero su bianco. Dal sedile di guida si gode di buona visuale, e grazie allo spessore ridotto dei montanti non è un’impresa percepire gli ingombri di questo gigante. Giustamente dimensionati anche gli specchi (ma c’è anche una telecamera posteriore) e una nota di merito va al retrovisore interno grandangolare, che permette di tenere sotto controllo quello che avviene sui sedili posteriori, spesso occupati dai bambini. Un consiglio? Non appoggiate oggetti chiari sulla plancia, perchè danno luogo a un riflesso molto forte sul parabrezza: veramente fastidioso con il sole contro.
Il neo più grave dell’abitacolo è però la finitura di alcune sue parti. A confronto con l’eccellente rivestimento in pelle dei sedili (di serie sul nostro esemplare, in allestimento Limited) e con accorgimenti piacevoli come la morbida moquette del pavimento, la plastica dura dei pannelli porta e della console centrale risulta ancora più povera. Peggio ancora gli inserti che simulano la radica, un particolare decisamente sgradevole. Della console non ci è piaciuto nemmeno il design: male inserita nella plancia e poco organica stilisticamente: si passa in pochi centimetri dall’orologio analogico alle banali bocchette squadrate, alle tre “sezioni” in cui sono divisi i comandi nella parte inferiore, assolutamente non raccordate tra loro.
Per quanto riguarda la dotazione di accessori ed i sistemi di sicurezza invece, non manca nulla, anzi. Il nuovo corso di Chrysler vuole tagliare le liste degli accessori proponendo auto pressochè full-optional come la nostra, cui non mancava proprio niente. Fari allo xeno, ABS, BAS, TCS, ESP Dual Mode, airbag frontali (multistadio), laterali e a tendina, sistema di infotainment, clima trizona, sedili riscaldabili e telecamera posteriore sono di serie anche sul più conveniente allestimento Touring.
Come la dotazione, l’abitabilità merita veramente un plauso. Sulle prime due file si viaggia molto bene, con tanto spazio in ogni direzione. Un po’ meno, chiaramente, in terza fila, anche se l’accessibilità è garantita da soluzioni intelligenti e molto pratiche come le porte posteriori ad apertura elettrica ed i sedili della seconda fila che si spostano verso l’interno quando vengono piegati.
Discorso valido anche per il bagagliaio, semplicemente enorme. Bella forza, con un auto da 5 metri e passa, direte voi. Ma ad impreziosire e rendere più sfruttabile un vano che anche con sette passeggeri a bordo garantisce di stivare 638 litri (756 con i due vani sotto i piedi dei passeggeri che siedono in seconda fila), c’è il sistema Swivel ‘n Go di abbattimento elettrico delle poltroncine, che porta il volume complessivo alla cifra impressionante di 3414 litri. Senza contare che in caso di sosta in orario di pranzo si possono disporre i sedili dell’ultima fila in modalità “picnic”, capovolgendoli di 90°. Una piccola chicca…
Veniamo alla parte “dinamica”. Su strada il comfort di marcia è altissimo, ed anche sullo sterrato il Grand Voyager ha isolato le nostre terga da buche e sconnessioni, grazie alla taratura indulgente delle sospensioni e ai morbidi sedili. Non altrettanto si può dire del motore, che quando “tira”, fa sentire la sua voce nell’abitacolo con una certa invadenza. Ed il timbro non è certo dei più piacevoli.
Del resto i 163 CV e soprattutto i 360 Nm a 1600 giri del 2.8 VM, ci sono sembrati più che sufficienti a trainare la massa del veicolo. Anche grazie all’automatico, si può riprendere con facilità da tutte le andature, ed innestando le marce più basse con la modalità sequenziale il tiro si sente eccome, nonostante un certo ritardo di intervento del turbo, che ci mette un po’ prima di cominciare a soffiare. Chiariamo che stiamo pur sempre parlando di un monovolume, che lo scatto non è certo il suo forte e che non mancano diesel più performanti di questo, ma per le esigenze del cliente-tipo, le prestazioni superano ampiamente la sufficienza.
Anche il cambio ha un carattere molto rilassante, con una netta prevalenza data alla scioltezza dei cambi marcia, rispetto alla loro rapidità. La relativa lentezza nella selezione dei rapporti è un po’ più evidente quando si sceglie la selezione manuale. Davvero riuscito lo sterzo, un componente che anche sulle precedenti generazioni ha soddisfatto la maggior parte dei clienti: il servosterzo di tipo parametrico fa dimenticare massa e dimensioni sorprendendo per la leggerezza, che mette subito a proprio agio in manovra.
In sostanza: il nuovo Grand Voyager sa offrire un’esperienza da first-class con tanto spazio e comfort a tutta prova oltre ad un bagagliaio enorme ed “intelligente”. Oltre a questo abbiamo gradito le sue dotazioni eccellenti (anche in termini di sicurezza) lo sterzo maneggevole ed il prezzo di 45.720 euro, impegnativo ma “onesto” ed allineato con quello di concorrenti più piccole.
Non c’è piaciuta per niente la console, sciatta sia stilisticamente che in termini di materiali impiegati. Stesso discorso per un’altra scelta quantomeno opinabile come la finta radica. Certamente meno gravi, ma pur sempre da segnalare la rumorosità del motore agli alti regimi e la nuova linea esterna, che se da un lato risulta più particolare della serie precedente, dall’altro ha perso qualcosina in termini di armonia complessiva.