Tecnica – il futuro è nel rotativo?
Molto del futuro della mobilità si gioca sull’efficienza energetica, una prima risposta a quest’esigenza fin’ora l’hanno data le auto ibride ed elettriche. Il problema più grande in questo lento ma inesorabile cambiamento è coniugare minore impatto ambientale a prestazioni e prezzi capaci di soddisfare anche gli automobilisti più esigenti. Un’azienda statunitense, la LiquidPiston, detiene il
Molto del futuro della mobilità si gioca sull’efficienza energetica, una prima risposta a quest’esigenza fin’ora l’hanno data le auto ibride ed elettriche. Il problema più grande in questo lento ma inesorabile cambiamento è coniugare minore impatto ambientale a prestazioni e prezzi capaci di soddisfare anche gli automobilisti più esigenti.
Un’azienda statunitense, la LiquidPiston, detiene il brevetto di un rivoluzionario motore rotativo, che promette molto, sia dal punto di vista dell’efficienza e delle emissioni, sia dal punto di vista prestazionale. Vediamo come funziona.
Il suo nome è “High-Efficiency Hybrid Cycle” (HEHC) thermodynamic cycle, e a prima vista è molto simile al motore Wankel montanto sulle Mazda RX-8, ma le differenze sono consistenti.
Mentre il motore Wankel ricava le camere di scoppio all’interno delle camere in cui si muovono il pistone rotante (animazione) l’HEHC ha le camere di combustione esterne al movimento dei pistoni.
Come potete vedere dalla foto i pistoni rotanti sono due, di dimensioni differenti. Quello più piccolo funziona come un compressore e spinge forzatamente la miscela aria/benzina in una delle due camere di scoppio esterne, ovvero quei due piccoli cilindretti posti ai lati. Questa, solo quando la combustione è ultimata si apre verso l’altro pistone che ne riceve la forza, e determina il ciclo attivo (cioè quello che da forza) del ciclo. Per comprendere meglio potete affidarvi all’animazione.
Secondo i test svolti dalla LiquidPiston i vantaggi, rispetto ad un tradizionale motore a ciclo otto o diesel, si riasumerebbero in:
- efficienza che raggiugne il 50% (contro il 30% dei motori delle nostre auto)
- peso e dimensioni ridotte del 50%
- riduzione dell’85% del numero di parti che compongono il motore, con grandi vantagi sui costi di produzione e manutenzione
- emissioni di NOx ridotte del 70%
- consumi ed emissioni di CO2 ridotti del 50%
- disegno a basso attrito che garantisce unga vita al motore
- Non necessita di olio lubrificante e di sostituire le candele, con ovvi benefici su ambiente e costi di manutenzione
- Basso rumore, a causa dei gas di scarico a bassa pressione e all’assenza delle valvole a fungo
Insomma, a conti fatti questo nuovo schema sembra avere solo vantaggi. Vedremo se col tempo riuscirà ad imporsi nell’industria automobilistica e al giudizio del pubblico.
Voi lo vorreste sotto il cofano di una Grande Punto, di una BMW serie 3 o di un’Alfa 159?
via | Green Car Congress