Porsche 911 Turbo Story
La Porsche 911, grande icona automobilistica, è stata capace di passare attraverso le mode e le tendenze che si sono succedute negli anni senza mai sentire l’esigenza di stravolgersi o rincorrere qualcuno.Vive e ha sempre vissuto di luce propria, passando attraverso svariate evoluzioni e declinazioni che non ne hanno mai stravolto il design di base,
La Porsche 911, grande icona automobilistica, è stata capace di passare attraverso le mode e le tendenze che si sono succedute negli anni senza mai sentire l’esigenza di stravolgersi o rincorrere qualcuno.
Vive e ha sempre vissuto di luce propria, passando attraverso svariate evoluzioni e declinazioni che non ne hanno mai stravolto il design di base, figlio della “folle” impostazione meccanica, con motore posteriore a sbalzo.
Una forza espressiva tale da consentire ai designer una continuità stilistica senza eguali nel mondo dell’auto.
Delle tante declinazioni che sono state ricavate dal concetto 911, la Turbo è stata probabilmente la più importante e amata dagli appassionati. Nata per poter invadere il territorio della rivale di sempre, la Ferrari, ha rappresentato per anni la massima espressione tecnologica del marchio Porsche.
Era il 1974, quando arriva la Turbo mod. 930. Il motore boxer da 2.993 cc erogava 260 cavalli, il cambio era a 4 marce perchè quello a 5 marce non era in grado di reggere la coppia del motore turbo.
La linea senza tempo della 911 era già passata attraverso dieci anni di evoluzione stilistica e tecnologica. Pur rimanendo invariata rispetto alla prima 911 nella sostanza, e cioè per quanto riguarda il disegno di padiglione, parabrezza, montanti, porte, finestrini e parafanghi, alcuni secondari elementi stilistici erano stati aggiornati ai canoni estetici del tempo.
Le belle cromature stavano pian piano lasciando posto alla gomma nera, tanto di moda negli anni a venire e sinonimo di tecnologia avanzata. Per fortuna si trattava di una tendenza passeggera…
Le ruote avevano abbandonato le paciose dimensioni della prima serie, si sono allargate e spostate a filo dei passaruota, mentre i paraurti erano stati resi leggermente più avvolgenti.
Anche i guppi ottici posteriori si erano evoluti congiungendosi in maniera vistosa, creando un concetto stilistico che accompagnerà la 911 fino agli anni ‘2000.
L’aspetto della Turbo non doveva lasciare dubbi sul fatto che non si trattasse di una “semplice” 911 aspirata, doveva essere estremo almeno quanto le prestazioni di cui era capace la vettura. L’operazione riuscì così bene che negli anni si è creato una sorta di family-feeling nel family-feeling, tanto che molti degli elementi stilistici via via introdotti sulla Turbo sono poi stati ripresi e evoluti fino ai giorni nostri.
Vediamoli nel dettaglio:
I passaruota posteriori si allargano in maniera netta, sembrano quasi coprire a stento delle ruote cresciute troppo in fretta. La portiera, invariata, rimane ben salda sull’abitacolo, creando un notevole dislivello. Nella vista posteriore, la differenza in larghezza tra lo stretto abitacolo e i possenti passaruota crea una sagoma inimitabilmente bella e originale.
Anteriormente i passaruota sono stati allargati in maniera meno evidente rispetto alla parte posteriore, creando una sproporzione che contribuisce ulteriormente a fare della Turbo una macchina unica.
Altra evidente caratteristica della Turbo è l’arrogante spoiler posteriore, disegnato per assolvere precise funzioni aerodinamiche e utilizzato per l’alloggiamento di una grande griglia nella parte superiore.
Il muso ha invece ricevuto modifiche di dettaglio, estese poi a tutta la gamma, mentre altre piccole migliorie hanno interessato i paraurti. Insomma, un capolavoro.
Osservando questa interessanta carrellata, che ritrae in successione tutte le 911 Turbo fin qui prodotte, salta subito all’occhio che padiglione, parabrezza, giroporta, e montanti sono rimasti assolutamente invariati fino al 2000, anno in cui arrivò la riprogettata 996 Turbo.
Porsche, per venticinque anni, non aveva sentito il bisogno di riprogettare la Turbo, continuando comunque a rimanere agli avamposti quanto a immagine e vendite. La linea è rimasta assolutamente attuale, o meglio, senza tempo. Lo è anche oggi, se consideriamo che la serie 996 non è altro che una fedele e riuscita reinterpretazione degli stessi concetti.
Ma andiamo con ordine: nel 1978 il boxer cresce fino a 3.300 cc di cilindrata, passando da 260 a 300 cv. Con esso lievitano leggermente anche le dimensioni dello spoiler posteriore. Ma si tratta, a livello estetico, di dettagli.
Per tredici anni design e motore restano (incredibilmente) quasi invariati, rendendo la Turbo insostituibile nel cuore degli appassionati.
Il tempo però scorre per tutti e la Turbo del 1991 è basata sulla rinnovata 911 Carrera 964 del 1989. Il motore 3,3 litri passa prima a 320 cv poi cresce a 3,3 litri/360 cv. La Turbo si tuffa negli anni novanta con una serie di indispensabili aggiornamenti stilistici: in generale l’ormai obsoleta plastica nera lascia spazio a eleganti elementi verniciati in tinta con la carrozzeria, mentre i volumi cercano di raccordarsi tra loro in maniera più evidente.
Anteriormente infatti rimangono invariati il disegno del cofano e dei i verticalissimi fari circolari, mentre un secondo gruppo ottico viene abilmente inserito nel ridisegnato paraurti in tinta.
La fiancata viene pulita dalle plastiche tipiche degli anni ’80 e vengono ridisegnati i retrovisori.
In coda, sotto l’ormai immancabile alettone, spicca il nuovo disegno dei gruppi ottici; come da tradizione sempre congiunti da un fascione centrale, ma ora maggiormante raccordati con la carrozzeria e finalmente a tinta unificata. Anche il paraurti posteriore viene “ripulito” e arricchito per la prima volta dal doppio scarico.
Molto particolare risulta il contrasto tra questi riusciti aggiornamenti con le antiche linee del tetto, che addirittura mantiene le originali grondaiette per lo scolo dell’acqua. Lo ammetto, questa è secondo me la 911 Turbo più bella della storia. Trattasi di opinione del tutto personale, che nessuno si offenda.
Nel 1995 la Turbo si basa sulla 993 Carrera, ultima serie raffreddata ad aria prima della riprogettata 996. Il motore passa a 403 cavalli, mentre la tendenza alle linee morbide tipiche degli anni novanta, unita all’esigenza di proporre una supercar meno selvaggia e più guidabile, ha portato importanti ulteriori cambiamenti.
Il frontale è stato completamente risagomato, i parafanghi e i gruppi ottici si sono abbassati avvicinandosi all’ammorbidito cofano. Anche il disegno del paraurti è stato reso molto più morbido e avvolgente, in continuità con il passaruota.
Scorrendo con lo sguardo la fiancata si coglie però una certa sproporzione tra l’antica e “rozza” verticalità del parabrezza e la compattezza del muso, mentre dai bei cerchi fanno capolino minacciose pinze rosse.
Anche il posteriore è stato risagomato, i passaruota sono stati ridisegnati per potersi raccordare con maggiore continuità con il volume di coda, mentre lo spoiler posteriore, ora completamente in tinta con la carrozzeria, tenta di rendersi meno vistoso accovacciandosi sul cofano motore; l’insieme appare più massiccio rispetto al passato.
In generale, la sensazione che ho osservando la 993 Turbo è di una belva domata e smussata, come se avesse paura di risultare troppo maleducata. Anche qui opinioni del tutto personali.
Nel 1996, la svolta. L’esigenza di allineare la 911 ai moderni canoni di abitabilità, comfort e sicurezza ha portato i designer a riproporzionare e riprogettare completamente la punta di diamante di Stoccarda. La nuovissima 996, da cui deriverà la 996 Turbo nel 2000, è quindi una fedele reinterpretazione in chiave moderna del concetto Porsche originale.
Il padiglione si “stira” liberamente lungo l’elegante profilo, mente giroporta e parabrezza riprendono in maniera molto armoniosa l’originale disegno; contemporaneamente l’abitacolo si allarga fino a raccordare le morbide porte con i discretissimi passaruota.
Con la 996 il carattere rude degli anni passati lascia posto a levigate e seducenti forme, che dividono l’opinione degli appassionati: i puristi pensano che la 911 abbia perso molto del proprio carattere, altri ritengono che si sia fatto un passo in avanti fondamentale per consacrare definitivamente la 911 come la vera sportiva da usare tutti i giorni.
Penso che le forme sfacciatamente morbide, in totale controtendenza con il ritorno agli spigoli vivi di questo decennio, siano una grande dimostrazione di forza del design Porsche.
Anno 2000, l’attesissima 996 Turbo ha il difficile compito di conferire cattiveria all’elegantissima 996. Il motore passa a 420 cv, il frontale propone un’inedito disegno delle prese d’aria, caratterizzato da due grandi bocche laterali, successivamente declinato su Carrera 4S, Boxster, Cayenne e Cayman.
I gruppi ottici evolvono ulteriormente il concetto “all’occhio di bue” proposto in anteprima nel 1994 dalla concept car Boxster e trasferito successivamente alla 996 aspirata.
La fiancata, pur incattivita dall’inedita presa d’aria per l’intercooler, risulta effettivamente molto elegante e poco muscolosa, in contrasto con i precedenti modelli.
Al posteriore ritroviamo il familiare alettone, ulteriormente ridimensionato e dotato di un elemento retrattile. I bei gruppi ottici bicromatici, divisi in due elementi distinti sulla 996 di partenza, sono nuovamente uniti dall’inossidabile fascia catarifrangente, mentre nella zona inferiore sono comparsi degli sfoghi d’aria direttamente ispirati alla leggendaria 959.
Ed eccoci alla 997 Turbo. Ancora una volta, siamo di fronte ad un oggetto di design di grande importanza, sintesi quasi perfetta tra passato e futuro.