Gran Premio di Turchia: tutto sul circuito di Istanbul
Numerosi gli spunti di interesse: tracciato “tecnico” e guidato, e il carico aerodinamico è medio-alto. C’è poi in ballo la faccenda della lotta per il titolo mondiale: riuscirà Hamilton a chiudere il discorso e conquistare il settimo sigillo?
La stagione di Formula 1 2020 si prepara a vivere il tredicesimo appuntamento: è il Gran Premio di Turchia, in programma domenica 15 novembre. I riflettori di milioni di appassionati sono puntati su Lewis Hamilton: il fuoriclasse della Mercedes potrebbe aggiudicarsi il settimo titolo mondiale (e quarto consecutivo), con tre gare di anticipo, se riuscirà a transitare per primo sotto la bandiera a scacchi al termine dei 58 giri previsti sul tracciato dell’Istanbul Park. Ma sarebbe campione del mondo ugualmente se terminasse la gara in seconda posizione dietro a Valtteri Bottas (in questo caso, il finlandese compagno di squadra, dovrebbe soltanto aggiudicarsi la gara ma non il giro più veloce). Ancora: Hamilton sarebbe ugualmente campione, in caso di terzo o quarto posto finale, se Bottas non riesca a vincere la corsa; analogamente, ad Hamilton sarebbe sufficiente concludere il GP di Turchia in sesta posizione, con Bottas terzo o quarto assoluto all’Istanbul Park. L’attesa si fa dunque sentire: e staremo a vedere.
Torna a disputarsi dopo 9 anni
Il Gran Premio di Turchia costituisce un nuovo “ritorno”, dopo tanto tempo, delle monoposto della massima Formula su un tracciato rimasto per diversi anni lontano dal calendario iridato. Come già avvenuto per il GP dell’Eifel, tornato al Nürburgring a sette anni di distanza dall’ultima edizione disputatasi sul GP-Strecke, il GP dell’Emilia Romagna che ha riportato la F1 a Imola dopo 14 anni, e in parte il GP del Portogallo (sebbene svoltosi a Portimao anziché sullo “storico” Estoril, ha portato nuovamente la bandiera portoghese in F1 dopo ben 24 anni), anche per la “tappa” di Istanbul si tratta di una “reprise”: l’ultima edizione si era tenuta nel 2011. A vincere fu Sebastian Vettel, all’epoca in forza a Red Bull-Renault, che al termine di quella stagione si sarebbe laureato campione del mondo per la seconda volta consecutiva.
Un GP fra due Continenti
Il palcoscenico della megalopoli anticamente conosciuta come “la seconda Roma” per l’importante ruolo nella cristianità che ebbe fino alla conquista ottomana (1453) e geograficamente “a cavallo” fra due Continenti (divisa dal Bosforo, Istanbul si estende in Europa, nella regione della Tracia, ed in Asia, nel territorio dell’Anatolia) costituisce un eccezionale motivo di interesse storico e culturale intorno al GP di Turchia. Che, per la precisione, si svolge a Tuzla, distretto urbano di circa 200.000 abitanti, situato nella parte asiatica della città e facente parte dell’immensa area metropolitana (conta oltre 15 milioni di abitanti) di Istanbul.
La sua storia è recente
Il complesso dell’Istanbul Park è uno dei “nuovi palcoscenici” del motorsport. La sua storia è in effetti molto recente se paragonata a quella di gran parte degli autodromi europei. La progettazione dell’Istanbul Park, curata dal conosciutissimo Hermann Tilke (la “matita” di molti dei circuiti di nuova generazione) avvenne all’inizio del nuovo Millennio. I lavori di edificazione iniziarono nel 2003, e si completarono dopo due anni. Quando, cioè, la stagione di F1 2005 era pienamente nel vivo. Primo vincitore fu Kimi Räikkönen su McLaren-Mercedes.
Queste le “cifre” della pista.
- Quantità di terra spostata per l’edificazione: 9 milioni di metri cubi
- Lunghezza: 5,338 km
- Numero di curve: 14 (8 a sinistra, 6 a destra)
- Numero di rettilinei: 4
- Dislivello complessivo: 46 metri
- Senso di marcia: antiorario
- Giri previsti in gara: 58
- Distanza da percorrere in gara: 309,356 km
- Massima velocità raggiunta: circa 330 km/h
- Larghezza della pista: fra 14 e 21,5 m
- Record ufficiale in gara: Juan Pablo Montoya (21 agosto 2005, prima edizione del GP di Turchia), su McLaren MP4-20-Mercedes, in 1’24”770.
I saliscendi
Fra le peculiarità dell’Istanbul Park (utilizzato anche in tre edizioni consecutive della MotoGP, dal 2005 al 2007, nonché in una edizione del GP di Turchia della Superbike nel 2013) c’è quella di essere un circuito dallo sviluppo altimetrico interessante: a differenza di altre “piste-computer” che sono state edificate su aree pianeggianti, la sede del Gran Premio di Turchia è su un terreno collinare. Ciò ha contribuito alla creazione di un circuito piuttosto “tecnico”, con alternanze di salite e discese.
La celebre Curva 8
Complessivamente, l’autodromo dell’Istanbul Park, oltre a notevoli variazioni altimetriche, presenta alcune curve decisamente impegnative: su tutte la Curva 1, in discesa, che riecheggia la famosa Eau Rouge di Spa-Francorchamps (e che a molti enthusiast ricorda anche l’iconico saliscendi di Laguna Seca, tanto che ha ricevuto anche l’appellativo di “Cavatappi turco”), e la conosciutissima Curva 8. Quest’ultima si caratterizza per essere suddivisa in ben quattro parti (dunque con altrettanti “punti di corda”), ad ispirazione di una delle porzioni della Nordschleife: le monoposto impiegano circa 6 secondi per completarla.
Asfalto nuovo, gomme “dure”
È da segnalare anche la recentissima riasfaltatura del tracciato, oggetto di un “repêchage”, avvenuto ad agosto 2020, per rimpolpare la stagione di F1 caratterizzata dai numerosi annullamenti, rispetto al calendario iniziale, per via dell’emergenza sanitaria. Istanbul Park era in effetti inutilizzato da nove anni (sette anni se si tiene conto dell’ultimo GP di Superbike del 2013), e per di più nel 2015 vi si era installata una società di vendita di auto usate. Situazione che se da un lato aveva “salvato” l’area dell’autodromo dall’oblio, non aveva di certo contribuito al mantenimento del manto stradale per renderlo adatto alle monoposto di F1. Pirelli, a questo proposito, ha scelto di portare ad Istanbul gli pneumatici di mescola C1 (White Hard), C2 (Yellow Medium) e C3 (Red Soft): a disposizione di ogni pilota ci sono sette treni di pneumatici Soft e tre per ciascuna delle altre due mescole Medium e Hard.
Attenzione al carico aerodinamico
I dislivelli, le curve caratterizzate da velocità medio-alte e, dunque, l’esigenza di avere disponibili elevati valori di trazione, sopportare notevoli deportanze e carichi laterali, necessitano altresì una particolare cura al setup aerodinamico delle monoposto. Il “carico” consigliato dal simulatore è, in questo caso, di livello medio-alto, in modo da offrire alle vetture un corretto “mix” tra efficienza e balancing.
Per le monoposto caratterizzate dalla maggiore efficienza aerodinamica (vedi, ad esempio, Mercedes e Red Bull), ci si attende un settaggio leggermente più “scarico”, che potrebbe rivelarsi altresì più efficace, in termini di velocità, nei quattro rettifili dell’Istanbul Park, e relativamente ai valori di consumo di carburante.
Le zone DRS, dove è possibile aprire l’ala mobile, sono due: lungo il rettifilo principale, e fra Curva 11 e Curva 12.