Auto elettriche: sono veramente la risposta alla mobilità del futuro?
Akio Toyoda, in numero 1 di Toyota, mette in guardia su un possibile flop delle auto alla spina e della messa al bando dei motori endotermici
“L’auto elettrica è il futuro”, “ci libereremo dei motori termici”, “sarà un nuovo modo di viaggiare”. Quante volte abbiamo sentito dire queste parole? Quante volte si è gridato al miracolo, con auto elettriche capaci di performance straordinarie e di capacità di immagazzinare energia in un batter d’occhio? Tante, troppe, ma quando tutto il mondo è orientato in una direzione, è difficile andare controcorrente, rivelare verità che in realtà sono sotto gli occhi di tutti. D’altra parte, se le auto sono attrezzate per fare il pieno d’energia con relativa rapidità, non si può dire che le infrastrutture siano all’altezza delle esigenze della mobilità attuale, come dimostra il caso della Porsche Taycan che in Inghilterra ha impiegato 9 ore per coprire una distanza di appena 210 km.
Ma adesso, una voce autorevole, forse una delle più autorevoli in materia, quella del numero 1 di Toyota, Akio Toyoda, ha puntato il dito sulle tante falle delle auto alimentate esclusivamente alla spina. E se un personaggio di tale levatura si esprime su questa tematica con un fiume di critiche, vuol dire che il miracolo della transazione dal motore termico a quello esclusivamente elettrico non può essere l’unica strada da percorrere per rendere sostenibili i trasporti. D’altronde, il Centro comune di ricerca europeo, come rivela il Sole 24 Ore, ci fornisce dati che lasciano pensare, sottolineando come i trasporti incidano per il 25% nella diffusione delle polveri sottili in una città come Milano, mentre a Roma, dove i mezzi pubblici non sono certo all’avanguardia, ed il parco auto non è tra i più moderni in assoluto, producono il 23% degli inquinanti in questione. Quindi, sono veramente le auto, i veicoli commerciali, e quelli adibiti al trasporto pubblico, i killer della qualità dell’aria da condannare alla gogna mediatica?
Sempre rimanendo in Italia, in base ad uno studio dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, riscaldamento e allevamenti producono, rispettivamente, il 38% ed il 15,1% del particolato PM 2,5 del nostro paese. Quindi, riprendendo un articolo del Corriere Online, dalla rubrica Dataroom di Milena Gabanelli, si evince che lo stoccaggio degli animali nelle stalle e la gestione dei reflui inquina più di automobili e moto (9%) e più dell’industria tricolore (11,1%).
Toyoda evidenzia le problematiche attuali
“I veicoli elettrici sono sopravvalutati”, ha tuonato Akio Toyoda durante una conferenza in Giappone, parlando anche di “eccessivo clamore” per questo genere di mezzi di trasporto che in realtà andrebbe a deviare l’attenzione dalle conseguenze di un cambiamento completo del parco auto circolante. Infatti, riportando un altro passaggio, “più veicoli elettrici produciamo, più salgono le emissioni di anidride carbonica”. Oltre tutto, “l’attuale modello di business dell’industria automobilistica collasserà”, sottolinea, senza contare il costo per le infrastrutture che, nel Sol Levante, sarebbe multimiliardario: “quando i politici dicono, liberiamoci di tute le auto che usano la benzina, capiscono cosa significa”?
Frasi che non lasciano spazio alla diplomazia, ma che vanno ad evidenziare come l’inquinamento sarebbe alla fonte, considerando che in Giappone un grande quantitativo di elettricità viene prodotta dal carbone e dal gas naturale, senza contare che se tutti avessero le auto elettriche nel Sol Levante ci sarebbe il rischio concreto di blackout. Ma non è tutto, perché c’è il discorso dei costi elevati per gli automobilisti che andrebbero a rendere l’auto elettrica un bene per pochi, oppure, usando una metafora di Toyoda, “un fiore in cima alla vetta”.
Le istituzioni spingono la mobilità elettrica
C’è da chiedersi dunque se basteranno gli incentivi per la rottamazione, e quanto potranno durare le forme d’acquisto agevolate che vanno a mitigare i listini impegnativi di questi veicoli nel contesto attuale. Non a caso sono sempre di più i marchi che propongono forme di noleggio, in modo da rendere questi mezzi più appetibili, o quantomeno interessanti agli occhi dell’automobilista, in confronto alle auto convenzionali.
Poi c’è il discorso della fruibilità, il Piano di trasformazione al 2023 di Autostrade per l’Italia prevede una prima fase in cui saranno istallate fino a 6 stazioni di ricarica ultra veloce (350 kW) in 67 aree di servizio, andando a coprire il 31% di quelle presenti sulla rete ASPI ed arrivando, in futuro, ad un massimo del 69%, con l’obiettivo finale di servire tutta la rete autostradale. Comunque, la burocrazia non aiuta e bisognerà vedere se i tempi saranno rispettati.
I limiti dell’elettrico
Intanto, non tutti sono disposti a viaggiare programmando soste importanti per consentire all’auto di effettuare una ricarica, soprattutto in questo periodo invernale dove il climatizzatore incide sui consumi in maniera considerevole. Ecco c’è anche questo, il cambiamento dello stile di guida, improntato alla salvaguardia dell’energia, perché altrimenti, quelle autonomie tanto decantate verrebbero disattese.
Quindi, l’accelerazione istantanea, le prestazioni brucianti non possono essere sfruttate come su un’auto termica performante che, alla peggio, può essere rifornita in qualche minuto. Non a caso l’habitat ideale per le elettriche è la città, dove le percorrenze medie sono basse, i punti di ricarica sono più diffusi, c’è l’accesso libero alle ZTL, e la possibilità di parcheggiare gratis. In effetti, tutti questi vantaggi, uniti agli incentivi attuali possono renderle appetibili per un utilizzo urbano, e auto come la Renault Twingo Electric con bonus, incentivi e rottamazione, hanno prezzi competitivi. Ma in futuro, quando saranno più diffuse, perderanno i loro privilegi?
Gli sforzi di Toyota sulla sostenibilità conferiscono più autorevolezza alle riflessioni di Toyoda
Quello che fa riflettere in questo momento storico è che certe parole provengano dal capo supremo di Toyota, quindi da colui che è alla guida di un Brand da sempre improntato alla sostenibilità, come dimostra il successo della Prius, un esempio di lungimiranza funzionale che ad oggi la dice lunga sulla capacità della Casa giapponese di guardare avanti. Lo stesso Marchio delle Tre Ellissi ha prodotto la Mirai, che è giunta alla seconda generazione e sfrutta l’idrogeno, quindi sceglie una strada alternativa, ma sempre rispettosa dell’ambiente. Ecco, considerati gli investimenti nella sostenibilità, i volumi di vendita e l’autorevolezza di Toyota e di Toyoda, questo monito sulle auto elettriche arriva come un terremoto in una calda notte d’agosto: sconquassa le anime e le coscienze, allerta i sensi, insinua dubbi e induce tutti a riflettere!