Recovery Plan: gli stanziamenti per infrastrutture e mobilità sostenibile
Nel PNRR-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza approvato dal Consiglio dei Ministri, ci sono molti programmi da destinare alla mobilità sostenibile ed alle infrastrutture stradali.
Stretto stretto fra il rischio di una crisi di Governo e le imminenti nuove misure di regolamentazione degli spostamenti attese da sabato 16 gennaio, l’esecutivo ha dato il proprio “via libera” all’attesissimo programma di investimenti nazionali da presentare al vaglio del Parlamento Europeo con l’obiettivo di sbloccare i 196,5 miliardi di euro messi a disposizione dal Recovery Fund, cioè il plafond dall’Europa per organizzare ed agevolare la ripresa economica, una volta che la pandemia da Covid-19 sarà terminata.
222 miliardi di euro
Nel dettaglio, il PNRR-Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (così è stato ribattezzato il mega progetto nazionale), da inviare all’esame di Camera e Senato per le valutazioni, verrà subito dopo spedito a Bruxelles per l’erogazione vera e propria delle risorse. Cifre alla mano, l’ammontare della somma è di 222 miliardi di euro: 196,5 miliardi dal Recovery Fund vero e proprio, cui si aggiungono i fondi europei del React EU e del Just Transaction Fund.
Le aree di intervento sono sei, articolate in 47 linee di azione:
- Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura (ci sono 46,18 miliardi di euro: questa somma comprende 11,45 miliardi per programmi di innovazione e sicurezza nella Pubblica amministrazione e 8 miliardi per turismo e cultura 4.0)
- Istruzione e ricerca (la somma stanziata è di 28,5 miliardi di euro, di cui 16,7 per potenziare competenze e diritto allo studio e 11,7 per finanziare progetti ricerca-impresa)
- Sanità (19,72 miliardi di euro, ripartiti fra innovazione, ricerca e digitalizzazione dell’assistenza sanitaria, per 11,82 miliardi di euro, e assistenza di prossimità e telemedicina, per 7,9 miliardi di euro)
- Inclusione sociale e coesione (27,6 miliardi di euro, di cui 12,62 da destinare alle politiche per il lavoro; 10,8 miliardi per infrastrutture sociali, famiglie, comunità e terzo settore; 4,18 miliardi per interventi speciali di coesione territoriale)
- Rivoluzione verde e transizione ecologica (68,9 miliardi, in cui la parte più consistente riguarda l’efficientamento energetico e la riqualificazione degli edifici, compresa la messa in sicurezza del patrimonio edilizio pubblico ed in particolar modo a scuole, edilizia residenziale pubblica, Comuni e sedi giudiziarie. Seguono, nell’ordine, 29,35 miliardi per incentivare la riqualificazione energetica e l’adeguamento del patrimonio immobiliare privato ai criteri antisismici, cioè il Superbonus 110%; e 18,5 miliardi per l’efficienza energetica e sismica dell’edilizia residenziale privata e pubblica)
- Infrastrutture e mobilità sostenibile (31,98 miliardi di euro: ne parliamo più diffusamente qui sotto).
Il riparto delle spese prevede l’impegno del primo 70% dei fondi da definire entro fine 2022 e da spendere entro fine 2023; il 30% residuo andrà stabilito e speso fra il 2023 ed il 2025.
Mobilità e trasporti
Nello specifico, alle infrastrutture ed alla mobilità sostenibile – “voci” che riguardano il riassetto della viabilità e delle reti di trasporto – il documento approvato dal Consiglio dei Ministri assegna, rispettivamente, quasi 32 miliardi (per la precisione: 31,98 miliardi di euro) alle infrastrutture e poco più di 18 miliardi (18,22 miliardi di euro) per implemento di progetti di mobilità nel novero della “Rivoluzione verde e transizione ecologica”.
Ovvero, ancor più nello specifico: potenziamento delle principali linee di comunicazione nazionale (ferrovie e strade) con 28,3 miliardi di euro a disposizione, messa in sicurezza di ponti e viadotti – cioè le infrastrutture che, in anni recenti, hanno più volte evidenziato notevoli criticità – e poco meno di 3,7 miliardi di euro che andranno a favore di programmi di intermodalità e di logistica integrata. Infine, riguardo al capitolo “Rivoluzione verde e transizione ecologica”, finalizzato alla riduzione delle emissioni ed a migliorare la qualità dell’aria nelle città, ci sono investimenti destinati all’idrogeno verde (cioè quello prodotto da fonti rinnovabili), a progetti di mobilità “last mile” ed all’implemento delle energie rinnovabili, nonché per la realizzazione di nuove piste ciclabili: sul taccuino ci sono 1.000 km di ciclovie urbane e più di 1.600 km di piste ciclabili ad uso turistico.