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Land Rover Discovery 2017: la nostra prova

Una Land Rover Discovery totalmente nuova rilancia questa quinta generazione grazie a motori e a una forte cura dimagrante, più filante e con un nuovo frontale associa un grande comfort a ottime prestazioni in fuori strada

La Land Rover Discovery, nata alla fine degli anni ’80 per rappresentare il giusto mezzo tra la spartana Defender e la più confortevole Range Rover, giunge oggi alla sua quinta generazione offrendo un grande salto in avanti rispetto al passato. Enormemente più leggera grazie all’esteso utilizzo di alluminio e di materiali leggeri e resistenti che le fanno perdere fino a 450-480Kg, un valore elevatissimo se rapportato ai circa 2.000kg di peso totale. Migliorano le motorizzazioni con l’arrivo del nuovo Sd4 Ingenium 2.0 da 237 Cv, che eroga ben 500 Nm di coppia, che consente alla nuova Discovery di accelerare da 0 a 100 km/h in 8,6 secondi. Più tecnologica, più efficace in ogni condizione grazie all’ultima evoluzione del sistema ATPC (All Terrain Progress Control), più comoda su strada ma più di tutto vuole mantenere lo scettro di regina del fuoristrada tra le auto vere! Si perché la sua forza sta proprio nell’amalgamare doti da passista nei lunghi trasferimenti stradali, a performance da fuoristradista autentica e senza paura.

Nata e progettata per affrontare qualsiasi terreno o condizione climatica, non è un caso che la Discovery sia stata per anni la protagonista assoluta del mitico Camel Trophy Adventure, interpretando nei sogni degli automobilisti quel concetto di auto tutto fare, dall’apparenza mite ma capace di uno sconfinato potenziale in off road che la rende una sorta di passe-partout  per una vita senza confini. Dopo averla vista luccicare all’interno del recente Salone di Parigi,  Discovery rivela la sua natura affrontando una dura alternanza di prove, dalle veloci highway attraverso le gole dello Zion Canyon, ai duri terreni rocciosi di Utah e Nevada, fino alle sabbie e agli sterrati di Colorado e Arizona, che hanno fatto da palcoscenico anche al nostro primo contatto. Insomma  dopo 27 anni dal suo primo modello e dopo oltre 1,2 milioni di auto prodotte, la Discovery si presenta più in forma che mai e si propone con varie motorizzazioni ad un prezzo che parte da 50.300€ per la versione da 180Cv diesel.

Come va


Una volta alla guida si avverte da subito la maggiore leggerezza rispetto al precedente modello aspetto importante sia in fase di accelerazione che in curva. Il rollio sui lunghi curvoni, seppur presente è meno accentuato, così come anche il sottosterzo o la tendenza ad allargare è molto diminuita rispetto al passato. Elevato il livello di comfort sia in tema di rumorosità meccanica, sia nelle vibrazioni che nei fruscii aerodinamici, l’insonorizzazione è molto buona e di poco inferiore a quella della sorella Range Rover Sport.

[rating title=”SU STRADA” value=”8.5″ layout=”left”]Anche utilizzando  il motore da due litri e di piccola cilindrata ma da 240 cv della famiglia turbodiesel Ingenium, l’auto se la cava molto bene e la cosa è correlata alla diminuzione di peso e al fatto che l‘85% della vettura è realizzato di alluminio, dettaglio che ha portato un dimagrimento di addirittura 480 chili rispetto al passato. L’auto pesa infatti 2.109 kg che seppur inferiori al modello precedente rappresentano pur sempre un valore cospicuo e infatti nelle lunghe salite con marce alte il motore 2.000cc 4 cilindri va mantenuto verso i regimi più alti dove fornisce il massimo della potenza. Più reattiva e versatile con le motorizzazioni da 3 litri, sia la diesel che seppur vantando solo 9 Cv in più della 2 litri può contare su ben 100Nm in più che le regalano una spinta maggiore al di sotto dei 3.000 giri.  Il turbo benzina da 3 litri invece rappresenta forse il massimo in termini di rendimento su strada e dinamicità grazie ai suoi 340Cv di potenza massima, ma risulta ovviamente molto penalizzato in termini di consumi. Nella nostra prova ci siamo alternati a bordo di tutte e tre queste motorizzazioni, non abbiamo provato invece la 180CV che verrà commercializzata solo a metà 2017. I consumi rilevati sono stati di circa 12km/litro con il 2.000 diesel, di circa 10km/litro con la 3.000 diesel e di 7-8km/litro con la versione 3.000 benzina, questo su tracciati stradali più off road e senza dedicarci troppo ad un guida da economy run.

In fuoristrada l’auto si sa districare senza difficoltà anche dalle situazioni più difficili, rocce o terra morbida, sabbia o fango, nulla sembra impensierire l’avanzare della nuova Discovery. Anche su rampe dalla forte pendenza e con bassa aderenza siamo riusciti a superare gli ostacoli senza il minimo problema. Tutto questo a dispetto di pneumatici di tipo stradale (di serie), utilizzati su rocce lisce e spolverate di sabbia, o in situazioni estreme come i “twist“, quando cioè si rimane con due ruote diagonalmente opposte staccate da terra. In questa situazione la scocca subisce il massimo carico torsionale eppure il telaio ha mantenuto la sua rigidità, infatti le  porte e il portellone anche con due ruote sollevate da terra si sono aperti senza alcun problema. Impressionate invece la sua capacità di guado, con un valore di ben 90 centimetri: praticamente impossibile trovare rivali che siano in grado di fare meglio.

Chiudiamo con una nota tecnica che però migliora fortemente le qualità dinamiche di questa Discovery, riteniamo infatti le molle ad aria un optional quasi irrinunciabile (seppur proposto a partire da 1.850 euro) poiché queste ultime migliorano l’assorbimento e permettono di alzare e abbassare la vettura da terra (da 24 a 36 cm): utili in fuoristrada, ma anche per caricare il bagagliaio o per entrare o per scendere dall’auto.

Come è fatta

Discovery 2017 è l’oggetto del desiderio di una Land Rover che ha cambiato profondamente la sua gamma, senza voler rinunciare alla sua autonomia, che poi significa mantenere radici solide nel mondo dell’off-road, li dove è nata la leggenda del marchio britannico. Era difficoltoso trovare il giusto compromesso tra il lusso necessario ad una vettura di alta gamma e quella sensazione di praticità reale che sta dietro ad una auto da guidare in condizioni anche estreme. Era difficile, ma con Discovery il risultato c’è.

Il design è figlio di una evoluzione che si vede con questa vettura così come nella neo-arrivata Velar, il Suv più compatto con in quale Discovery condivide una impostazione molto più dolce nei tratti rispetto alle spigolosità classiche che firmano il Range Rover. Le misure parlano chiaro, 497 centimetri di lunghezza per 222 di larghezza e 186 di altezza che la posizionano negli ingombri di una ammiraglia in città ma permettono anche di configurare un abitacolo estremamente spazioso. Inevitabile, quasi per ragioni filosofiche, una configurazione possibile anche a sette posti, un bagagliaio standard di 1.231 litri che addirittura può toccare i 2.500 litri con soltanto i sedili anteriori in posizione, e poi ben 21 vano i portaoggetti, alcuni anche refrigerati, per un totale di ulteriori 45 litri di capienza. Discovery è una vettura di pregio ma deve restare anche un strumento da viaggio, con 9 porte Usb e prese a 6 o 12 volt per la ricarica di ogni tipo di dispositivo.

Curioso come su questa vettura lo stesso concetto di Suv torni alle origini, con molte meno contaminazioni urbane e piuttosto una posizione di guida studiata più per il controllo reale del mezzo che per la pura sensazione di dominare la strada. Anche i tessuti e i materiali per il rivestimento non ammettono molte concessioni alla loro resistenza. C’è confort e lusso sostanziale, ma meno paura di rovinare gli interni con un uso più impegnativo. Perfino il portellone trova il giusto compromesso, abbandonando la ribaltina della precedente generazione per un meccanismo di apertura più convenzionale, in verticale, abbinato però ad un piano di carico motorizzato che può sostenere fino a 300 Kg di peso. Anche la funzionalità piena diventa un lusso, questo è il messaggio della Discovery.

Gli interni propongono la formula dei sette posti con sedili singoli riconfigurabili elettricamente, cinque dei quali dotati di attacchi Isofix. Il sistema Intelligent Seat Fold può essere controllato anche da remoto tramite un’app dedicata e a disposizione dei passeggeri ci sono fino a nove prese Usb, sei da 12 Volt e l’hotspot wi-fi 4G capace di connettere fino a otto dispositivi, oltre al riscaldamento di tutte le sedute, la climatizzazione della prima e seconda fila e la funzione massaggio per guidatore e passeggero.

Tecnologia e Infotainment

Oltre alla leggerezza e la buona impostazione meccanica sono i numerosi sistemi di ausilio alla guida che aiutano la Discovery ad affrontare anche i tratti più impervi con estrema facilità, dando a chi guida l’impressione che l’auto faccia tutto da sola. Una volta impostata la traiettoria infatti, si possono addirittura ignorare i pedali perché l’All Terrain Progress Control gestisce la trazione con estrema efficacia anche nelle situazioni al limite dell’aderenza. Nel tunnel centrale ritroviamo la oramai classica manopola del Terrain Response, che con un unico gesto permette di scegliere tra le cinque posizioni disponibili, con l’intera meccanica (attraverso i settaggi dei dispositivi elettronici) si predispone al meglio per gestire la situazione da affrontare.

Sulla nuova Discovery, la novità è il debutto del Terrain Response 2, la cui novità più importante consiste nella presenza della modalità Auto. Ciò significa che la vettura è capace di riconoscere in maniera autonoma il tipo di ambiente circostante, in modo da selezionare manualmente le restanti modalità soltanto quando si affrontano percorsi specialistici. Sul fronte sicurezza, anche in questo caso la nuova Discovery integra tutti i più recenti dispositivi di assistenza alla guida attualmente disponibili. Oltre ai gruppi ottici Led adattivi con cinque modalità di funzionamento (Country, Town, Motorway, Alternative Country e High Beam), troviamo l’head-up display a colori, l’Autonomous Emergency Braking con riconoscimento dei pedoni, l’Adaptive Cruise Control con Advanced Emergency Brake Assist ed Intelligent Emergency Braking, il Park Assist con Parallel Park, Parking Exit e Perpendicular Parking, il Blind Spot Monitor con Closing Vehicle Sensing e Lane Keeping Assist, il Traffic Sign Recognition con Intelligent Speed Limiter, il Driver Condition Monitor e il Lane Departure Warning.

La gamma dei propulsori include unità benzina e diesel abbinate unicamente al cambio automatico ZF a otto marce e alla trazione integrale permanente con ridotte opzionali. I clienti potranno scegliere tra i modelli a gasolio Td4 2.0 da 180 CV e 430 Nm (6 l/100 e 159 g/km), Sd4 2.0 biturbo da 240 CV e 500 Nm (6,3 l/100 km e 165 g/km) e Td6 V6 da 258 CV (249 CV per il mercato italiano) e quello a benzina Si6 Supercharged V6 da 340 CV. Il peso massimo rimorchiabile è pari a 3.500 kg ed è inoltre previsto l’Advanced Tow Assist per facilitare le manovre del rimorchio.

La Storia della Discovery

La prima versione della Land Rover Discovery arriva nel 1989, affiancandosi alla spartana Defender e la più confortevole Range Rover, per contrastare il successo commerciale dei fuoristrada 4×4 giapponesi come Mitsubishi Pajero e Toyota Land Cruiser. Fu subito un successo, decretato dalle soluzioni tecnologiche di primo livello sia in offroad, sfruttando la tradizione del Marchio in materia di trazione integrale permanente, sia su strada, dove si è dimostrata più facile e piacevole da guidare rispetto alla Defender. la Discovery 200 Tdi era equipaggiata da un nuovo motore 4 cilindri 2.5 Turbodiesel con intercooler e iniezione diretta del gasolio. Nel 1990, per sottolineare la sua anima off-road, Discovery lega il suo nome al mitico Camel Trophy, l’avvincente avventura nata nel 1980. A decretare il successo della prima serie della Discovery furono la longevità del modello, prodotto dal 1989 al 1994, ed il numero di esemplari venduti che arrivarono quasi a 400.000 unità. Nel 1994 arriva infatti il primo restyling ma soprattutto arrivarono due nuovi motori: un 4 cilindri 2 litri di origine Rover e un più classico e vigoroso 8 cilindri a V di 3,9 litri.

Nel 1998 debutta la seconda serie, stilisticamente simile ma molto rinnovata all’interno rispetto al modello uscente, con 7 posti ora orientati tutti verso il senso di marcia. Fu introdotto il sistema ACE – Active Cornering Enhancement che permetteva al fuoristrada di azzerare il rollio in curva, servendosi di attuatori elettronici sulle barre antirollio attive, il 4-Wheels Electronic Traction Control e l’Hill Descent Control, già adottati su Land Rover Freelander. Altra novità fu il dispositivo Self-Levelling Suspension che, basato su molle ad aria sul retrotreno, assicurarono un ottimale posizionamento dell’altezza del corpo vettura in tutte le condizioni di carico. La mancanza però del blocco manuale per il differenziale centrale presente sul vecchio modello, eliminato dai progettisti per via dell’introduzione del controllo elettronico di trazione, fu una scelta criticata da molti acquirenti nonché tradizionali clienti Land Rover. La produzione del Discovery II continuò fino al 2004 e complessivamente furono prodotti 278.570.

Il 2004 fu l’anno della terza serie Discovery, precedentemente lanciata al Salone di New York, dove incontrò immediatamente i favori del pubblico. Fu sempre la tecnologia a permettere al Discovery un notevole salto di qualità rispetto alla generazione precedente: fu infatti introdotto l’ Integrated Body Frame, le sospensioni ad aria su tutte e quattro le ruote e il sistema di trazione intelligente Terrain Response. Questo sistema, modifica la risposta del veicolo per qualsiasi tipo di situazione agendo su motore, sospensioni e controllo di trazione: sia in città che in off road. I motori disponibili inizialmente furono un 6 cilindri a V Turbodiesel di 2,7 litri di origine Peugeot e un 8 cilindri 4000 cc. Discovery 3 ha lasciato spazio alla quarta serie del modello dopo 220.057 unità prodotte, ottenendo fin dal lancio 111 riconoscimenti internazionali.

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Nella quarta generazione del Land Rover Discovery, arrivata nel 2010, c’è da segnalare l’introduzione del nuovo motore LR-TDV6 3.0, decisamente migliore del 2.7 turbodiesel: 29% di potenza in più, 245 CV, 36% di coppia in più, 600 Nm, ma quasi il 10% di consumo in meno ed il 10% di emissioni in meno. Per aumentare la versatilità d’utilizzo, il nuovo modello è stato molto arrichito di tecnologia: Trailer Stability Assist, Tow Assist, per le operazioni di traino, Under Steer Control di seconda generazione per il controllo del sottosterzo, Automatic High Beam Assist e ovviamente Terrain Response perfezionato.

La Scheda Tecnica Discover SD4

Cilindrata cm3 1999

No cilindri e disposizione 4 in linea

Potenza massima kW (CV)/giri 177 (240)/4000 giri

Coppia max Nm/giri 500/1500

Emissione di CO2 grammi/km 168

Distribuzione 4 valvole per cilindro

No rapporti del cambio 8 (automatico) + retromarcia

Trazione integrale

Freni anteriori dischi autoventilanti Freni posteriori dischi autoventilanti

Lunghezza 497cm

altezza 189cm

Passo cm 292

Peso in ordine di marcia kg 2109

Capacità bagagliaio litri 258/1137/2406

Pneumatici (di serie) 225/55 R20

Velocità massima (km/h) 207

Accelerazione 0-100 km/h (s) 8,3

Consumo medio (km/l) 15,6

Prezzo: a partire da 50.300€

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