Colonnine e Wallbox per auto elettriche: costi reali, potenze e servizi offerti
Una particolareggiata analisi sullo stato dell’arte dei dispositivi per la ricarica di veicoli elettrici presenti in Italia evidenzia che la competitività fra aziende e utility è decisamente viva.
Quanto costano realmente i sistemi per la ricarica delle auto elettriche? E qual è la rispettiva incidenza sul totale riguardo ai vari livelli di potenza erogata? A fornire una serie di risposte – essenziali per avere un quadro preciso sullo stato dell’arte delle tecnologie di “pieno” di energia in Italia nel novero di uno sviluppo della e-mobility che per progredire ha bisogno soprattutto di infrastrutture capillari, rapide ed economiche – è Arera, cioè l’Autorità di Regolazione per l’Energia, le Reti e l’Ambiente, che in un articolato studio effettuato “sul campo” ha passato al setaccio centinaia di sistemi di ricarica, aventi vari step di potenza, in relazione alle rispettive caratteristiche tecniche ed ai prezzi per l’utenza.
Ne risulta, all’atto pratico, una concorrenza decisamente dinamica, per quanto la maggior parte dei sistemi di ricarica in Italia siano caratterizzati da livelli di potenza medio-bassa, laddove risultano poche le utility che operano nei moduli “fast”.
I dettagli dell’inchiesta
L’indagine Arera (disponibile a questo link) ha considerato le caratteristiche ed i prezzi dei sistemi di ricarica presenti in Italia: sono stati censiti 225 dispositivi appartenenti a 24 fra aziende, società ed utility, che coprono un ampio ventaglio di potenze, da un minimo di 2 kW e fino ad un massimo di 350 kW. La classificazione è stata articolata in base a diversi step di potenza:
- Ricarica lenta (Slow), fino a 7,4 kW;
- Ricarica accelerata (Quick), fino a 22 kW;
- Ricarica veloce (Fast), fino a 50 kW;
- Ricarica ultra-veloce (Ultra-fast), oltre 50 kW.
L’analisi ha evidenziato come, nel nostro Paese, ben 95 “hub” di ricarica siano Slow e 98 Quick: soltanto 20 sono Fast e 12 Ultra-fast. Ragionando in termini percentuali, dunque, emerge che l’86% dei sistemi di ricarica oggetto dello studio consente le minori prestazioni, e si tratta per di più di due fasce di dispositivi in cui opera il 78% delle imprese considerate. I prodotti analizzati, osserva il rapporto stilato dai Focus Group sulla mobilità elettrica di Arera (istituiti dalla Authority all’inizio del 2020), consentono la copertura delle più varie richieste:
- Sistemi di ricarica domestica o per settori professionali ristretti, cioè il più delle volte con una sola presa e montati sul muro: è il caso, ad esempio, delle Wallbox;
- Dispositivi destinati ad un utilizzo aziendale, commerciale o per la pubblica amministrazione, ovvero colonnine con due prese per la ricarica e di potenza massima di 50 kW;
- Sistemi di più grandi dimensioni, finalizzati essenzialmente all’impiego sulle grandi arterie di viabilità (autostrade, strade extraurbane principali), è il caso dei sistemi Ultra-fast.
Ecco quanto costano
Riguardo ai prezzi di acquisto, l’indagine Arera avverte che la relativa determinazione risulta particolarmente complessa a causa della notevole varietà di prodotti e di strategie commerciali adottati dalle aziende. È tuttavia possibile identificare quali siano i principali fattori che incidono sul costo.
Dispositivi a ricarica lenta
Nel caso dei sistemi Slow, cioè fino a 7,4 kW di potenza, la spesa media di acquisto ed installazione domestica di una Wallbox può essere stimata in una forbice compresa fra un minimo di 900 euro ed un massimo di 1.500 euro (valore medio approssimato: 1.200 euro IVA compresa). Ci sono in effetti diverse soluzioni low cost (700 euro), così come all’estremo opposto sistemi “alto di gamma” che arrivano a superare 1.700 euro. La media di 1.200 euro (con IVA) risulta per questo ragionevole. È opportuno segnalare, indica Arera, che da tempo le principali Case costruttrici offrono proposte di acquisto combinato “autovettura più Wallbox”, in cui il dispositivo per la ricarica viene ceduto “in omaggio” all’acquirente.
Ci sono gli incentivi
Va precisato che l’acquisto e l’installazione delle Wallbox e degli altri sistemi di ricarica permettono di usufruire fino al 50% di detrazione fiscale (e in ogni caso fino a 3.000 euro), che sale anche al 110% se si tratta di interventi effettuati nel novero di lavori di riqualificazione energetica dell’edificio. E, come risultato ottenuto proprio da Arera, si segnala che dal 1 luglio 2021 i sistemi di ricarica domestica avranno a disposizione fino a 6 kW gratis in più da utilizzare di notte e nei giorni festivi. A conti fatti, per il consumatore finale (che da maggio 2021 deve fare specifica richiesta al gestore dei propri servizi di energia) viene stimato un risparmio che oscilla fra 60 euro ed oltre 200 euro all’anno.
Dispositivi a ricarica accelerata
Per i sistemi Quick, ovvero fino a 22 kW di potenza, occorre scindere fra due tipologie: prodotti-base e colonnine con due prese per la ricarica. I primi (mono-presa e da 11 kW di potenza, senza alcun meccanismo di autenticazione né connessione Web) possono avere prezzi di poco superiori a quelli del segmento precedente, compresi cioè fra 700 euro e 1.300 euro + IVA. Nel caso delle colonnine con due prese per la ricarica 8e ciascuna delle quali da 22 kW), i prezzi raccolti e reali per il pubblico variano fra 2.000 euro e 4.000 euro + IVA.
Anche qui è necessario considerare che esistono sistemi con funzionalità-base: prodotti “entry-level” che consentono di abbassare il prezzo in maniera notevole: fino a 800-1.000 euro + IVA. I dispositivi meno costosi, precisa il report, sono quelli utilizzabili ad esempio nelle stazioni di ricarica gratuite e ad accesso libero, che cioè non necessitino di sistemi di autenticazione (fisica od elettronica (card o App), e nemmeno di connessione Internet per la gestione dei pagamenti. Ne consegue che il “range” di prezzi più elevati (fra 3.000 euro e 4.000 euro + IVA) corrisponda a sistemi completi di tutte le funzionalità: dall’RFID alle connessioni Internet, alla eSIM integrata nel dispositivo stesso.
Dispositivi a ricarica veloce
I sistemi Fast (fino a 50 kW) hanno evidenziato un costo per colonnina compreso fra 22.000 euro e 29.000 euro + IVA. Anche qui esistono delle tipologie di “hub” meno prestazionali, per quanto altrettanto interessanti (come le Wallbox con una sola presa da 30 kW proposte a 7.500 euro + IVA oppure colonnine da 24 kW i cui prezzi possono variare fra 12.000 euro nel caso di dispositivi mono-presa e 19.000 euro + IVA).
Dispositivi a ricarica ultrarapida
I sistemi Ultra-fast (oltre 50 kW di potenza di ricarica) sono ovviamente quelli più impegnativi all’acquisto. Prendendo in considerazione gli “hub” di potenza compresa fra 60 e 150 kW, i prezzi a disposizione, che riguardano solamente tre dei sei sistemi censiti, hanno un costo che varia fra 26.000 euro e 40.000 euro + IVA (gli importi crescono in funzione della potenza erogata). Per i sistemi che erogano oltre 150 kW (e fino a 350 kW), i prezzi rilevati riguardano cinque degli otto dispositivi complessivamente censiti: gli importi, in questo caso, sono compresi fra 54.000 euro ed 80.000 euro + IVA.
Più servizi ci sono, più si paga
È chiaro che ad influire sul prezzo ci sia non soltanto la potenza erogata dal singolo dispositivo, ma anche la presenza dei componenti necessari per interagire con l’utente: ad esempio schermi, processori RFID-NFC, possibilità di gestione e controllo dei processi di ricarica mediante App per device portatili. Per questo, osserva il report di Arera, l’investimento necessario per acquistare un dispositivo destinato ad offrire ricarica gratuita ad accesso libero (ad esempio presso il parcheggio di un supermercato), può risultare nettamente inferiore (tra il 30% e il 50%) rispetto a quello richiesto per acquistare un dispositivo destinato ad erogare ricarica a pagamento e inserito in un circuito interoperabile.
Mediamente, la spesa unitaria da sostenere per l’acquisto di un dispositivo di ricarica – che appunto risente in modo anche sostanziale della “taglia” e della tecnologia e riflette sulle performance dei dispositivi presi in considerazione nella ricerca Arera – varia fra 36 euro e 580 euro per kW.
Attenzione al consumo in stand-by
In un’ottica di sostenibilità è importante anche tenere in considerazione il dispendio di energia quando il sistema di ricarica non venga utilizzato. L’analisi Arera ha evidenziato che circa un “hub” su tre consuma fra 20 e 30 kW in maniera costante, e l’80% non supera 30 kW. Consumi trascurabili (ovvero al di sotto di 5 kW) sono appannaggio di solamente un dispositivo di ricarica su cinque. Tenendo presente che ogni W di prelievo in fase di stand-by è uguale ad un consumo energetico di 8,76 kWh all’anno, è facilmente comprensibile come l’installazione di 10.000 sistemi di ricarica Slow o Quick (valore medio di consumo in stand-by nell’ordine di 12 kW) comporterebbe allo stato attuale oltre 1 GWh di consumo annuo in stand-by, laddove altrettanti dispositivi di tipo Fast o Ultra-Fast arriverebbero a consumare 5,25 GWh/anno.
In relazione agli scenari di diffusione dei veicoli elettrici presentati nel PNIEC-Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima al 2030, dunque, lo sviluppo di una rete di ricarica privata-pubblica costituita da almeno 3 milioni di dispositivi di tipo Slow o Quick e circa 10.000 di tipo Fast e Ultra-Fast arriverebbe a generare consumi che, senza il ricorso a nuove tecnologie ad elevata efficienza, ammonterebbero complessivamente anche a 300-350 GWh all’anno, cioè al 2030 più del 3% del fabbisogno di energia stimato per alimentare i 6 milioni di veicoli plug-in e 100% elettrici che il Governo guidato da Mario Draghi prevede che circoleranno nel 2030.
Soluzioni “smart” e di ricarica bidirezionale
In ordine all’ottimizzazione fra costi e benefici in funzione del numero sempre crescente di veicoli ad elevata elettrificazione, l’analisi Arera considera anche la tecnologia Vehicle-to-Grid che negli anni a venire potrà incidere in maniera positiva sul fabbisogno energetico attraverso soluzioni “smart charging” (ricarica “intelligente”). Per ottenere questo, occorre che il dispositivo di ricarica disponga almeno della capacità di modulare il flusso di corrente durante le fasi di ricarica delle batterie. Ne sono provvisti due su tre dei sistemi Slow e Quick e quasi la metà di quelli Fast ed Ultra-fast, i quali sono oggi potenzialmente in grado di effettuare una modulazione dei flussi energetici monodirezionali (dalla rete alla batteria del veicolo, V1G).
Al contrario, il rapporto evidenzia come, per diverse ragioni, sia ancora lontana nel tempo la possibilità per questi dispositivi di gestire flussi energetici bidirezionali (cioè anche dalla batteria alla rete, V2G). Quanto alle caratteristiche “smart” (cioè le tecnologie di “dialogo” telematico con l’esterno per la trasmissione dei dati che riguardano la quantità di energia scambiata con il veicolo e l’attuazione dei comandi impartiti dall’esterno per la modulazione dei flussi di corrente e quindi offrire servizi V-to-G), l’indagine Arera ha evidenziato che nel 2020 soltanto uno dei sistemi analizzati su tre ne era in possesso (il 35% dei tipi Slow, Quick e Fast; il 42% nei sistemi Ultra-fast). Tuttavia, la situazione va evolvendosi, anche in virtù dell’impulso esercitato dalla Authority mediante programmi di stimolo allo sviluppo di una nuova normativa tecnica ed all’avvio (avvenuto lunedì 3 maggio 2021) della sperimentazione per favorire la ricarica in luoghi privati.