Abarth 1000 SP: rinasce il “millino” da corsa
Dalla storica progenitrice che fece incetta di vittorie nella classe minima dell’allora Gruppo 4 (seconda metà degli anni 60) nasce un prototipo che con 4C condivide motore, sospensioni e cellula abitacolo: resterà esemplare unico, però sarebbe bello che ne venisse prodotta una piccola serie.
A brevissima distanza dal “vernissage” ufficiale della accoppiata-ultra high performance Giulia GTA e Giulia GTAm (svelata alla stampa mercoledì 12 maggio nella cornice di Balocco e pronta all’esordio commerciale), ecco una seconda novità che farà senz’altro piacere agli enthusiast della più pura tradizione da corsa italiana: è Abarth 1000 SP, inedita concept che non nasconde – anzi, ne amplifica l’appartenenza dinastica, tanto nelle forme quanto nei contenuti e nel nome – una diretta parentela con la illustrissima progenitrice, ovvero la leggendaria 1000 SP (Sport Prototipo) disegnata nel 1966 dall’ingegnere milanese Mario Colucci e protagonista per diverse stagioni nella classe minima (1.000 cc) del Gruppo 4 (questa era la categoria di appartenenza all’epoca: solamente più avanti le “barchette” avanzarono nel Gruppo 6) nelle cronoscalate e nelle gare di durata.
Una concreta liaison fra Abarth e Alfa
Di fatto, e questo è da tenere in considerazione, la nuova Abarth 1000 SP costituisce la prima autentica realizzazione del marchio dello Scorpione nell’orbita Stellantis: un progetto che parte da lontano (appunto: il “millino” biposto della seconda metà degli anni Sessanta), e che a sua volta torna ad unire dal punto di vista filologico la liaison fra Abarth e Alfa Romeo, che non sono poi così così distanti.
All’origine di quella che in anni successivi divenne la 1000 SP, in effetti, ci fu una collaborazione fra Corso Marche ed il Portello, che alla fine degli anni 50 portò alla realizzazione di un esemplare di Alfa Romeo Giulietta, completamente riveduta nel telaio (traliccio di tubi), carrozzata da Bertone su disegno di Franco Scaglione e provvista del 4 cilindri bialbero de Giulietta Sprint Veloce ma dalla cilindrata ridotta da 1.300 cc a 1.000 cc. La progettazione era stata affidata a Mario Colucci, all’epoca in Alfa Romeo. L’idea rimase in esemplare unico, tuttavia l’ingegnere milanese venne assunto da Carlo Abarth in qualità di direttore tecnico.
L’importanza del motore centrale
Fu nel 1966 che Mario Colucci ricevette l’incarico di realizzare la nuova “barchetta” da schierare nella categoria Sport Prototipo. L’importanza di 1000 SP consiste anche nel fatto che fu grazie alla “baby da corsa” che lo stesso Abarth, fautore dello schema tecnico del motore posteriore “a sbalzo”, accettò la soluzione del motore centrale (senz’altro più efficace, ai fini della tenuta e della distribuzione dei pesi, nell’impegno agonistico), che nella fattispecie era il conosciutissimo 4 cilindri da 982 cc – quello che equipaggiava gran parte della gamma dello Scorpione – con potenza portata a 105 CV a 8.000 giri/min (la fatidica soglia dei 100 CV/litro venne dunque raggiunta), su un peso complessivo della vettura di 480 kg ed una velocità massima di oltre 220 km/h.
Una prima idea nel 2009
Da quella pietra miliare, che fino all’inizio degli anni 70 raccolse decine di successi in salita, in pista e nelle corse di durata su strada (Targa Florio, Mugello) a partire dalla 500 km del Nurburgring 1966 con Herbert Muller e Klaus Steinmetz – proprio il tedesco che più avanti avrebbe dato vita alla factory di elaborazioni specializzata nella lineup Opel – deriva la one-off Abarth 1000 SP 2021, che possiede più di un gene Alfa Romeo nel proprio DNA. Già nel 2009, in effetti, Abarth – all’epoca al centro di un sostanziale processo di rinnovamento dopo il debutto delle versioni “Scorpione” di Fiat Punto e Fiat 500 – studiò la possibilità di portare avanti due progetti, fra loro complementari: uno, relativo alla realizzazione di una “sportivetta” biposto ad alte prestazioni, rimase nei cassetti dei progettisti; l’altro si concretizzò con Alfa Romeo 4C.
Coerenza funzionale senza tempo
Ed ecco la nuova 1000 SP 2021: una vettura che, ad interpretazione delle prime indicazioni, sembra non tradire un parallelismo con la mai abbastanza rimpianta 4C, di recente tolta di produzione. In effetti, diverse componenti risultano le stesse, a partire dalla cellula-abitacolo in fibra di carbonio, per proseguire con il telaietto anteriore e relativo avantreno che sfrutta lo schema dei triangoli sovrapporti (il complesso è interamente in alluminio), il retrotreno a schema McPherson evoluto, e alle spalle dell’abitacolo l’unità motrice 4 cilindri turbo da 1.742 cc che sviluppa una potenza massima di 240 CV.
C’è, quindi, più di un elemento in comune, e questo è un gran bene perché potenzialmente dimostra la bontà di un’impostazione tecnologica che, seppure non “freschissima”, è ancora in grado di dire la sua. Del resto, non sta scritto da nessuna parte che “sotto” una vettura “di nicchia” debbano per forza trovarsi soluzioni tecniche di ultimissima generazione: in questi casi, ciò che conta sono immagine e fascino, in una parola “appeal”; e la nuova Abarth 1000 SP ne ha da vendere. Anche dal punto di vista dell’impostazione esteriore: la carrozzeria appare molto simile a quella della “Abarthina” di oltre mezzo secolo fa, e ciò dimostra che la coerenza funzionale non viene intaccata dal trascorrere del tempo.
Presto la vedremo “live”
Per il momento, la nuova Abarth 1000 SP resta in esemplare unico. “Mai dire mai”, comunque: sarebbe davvero molto bello, per tutti gli appassionati di Abarth ma anche di vetture sportive “tout court”, assisterne alla messa in produzione, anche solamente in piccola serie (e questo, per i marchi italiani confluiti in Stellantis, rappresenterebbe, sebbene dopo molto tempo, un “recupero” alla mancata messa in produzione della mai dimenticata Lancia Fulvia Coupé su telaio e meccanica Fiat Barchetta che al Salone di Francoforte 2003 fece sognare milioni di tifosi nel mondo, e purtroppo non andò mai oltre lo stadio di prototipo).
Per vederla dal vivo, non occorrerà attendere molto tempo: la novità di Abarth prenderà parte, già dall’autunno 2021, ad importanti manifestazioni dedicate alle auto storiche. E da parte nostra (ci facciamo portavoce degli appassionati) non vediamo l’ora di ammirarla “di persona”.