3 supercar usate accessibili a chi non è un Paperone
Ci sono auto che fanno vibrare l’apparato emotivo, con il loro fascino conturbante. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di supercar inaccessibili ai comuni mortali, ma c’è qualche eccezione
Il sogno di possedere una supercar appartiene a tutti gli appassionati di automobili, che vorrebbero avere in garage un modello di questa specie, magari firmato dalle case più blasonate.
I prezzi di listino particolarmente alti fanno svanire presto l’idea dell’acquisto, magari accarezzata nel corso della notte, quando la dimensione onirica prende il sopravvento. Ci sono però delle eccezioni.
Puntando sul mercato dell’usato, infatti, è possibile concedersi uno di questi gioielli con livelli di spesa più accessibili a chi non naviga nell’oro come i Paperoni. Certo, bisogna tener conto dei costi di manutenzione, d’uso e fiscali, ma almeno l’idea assume in questo caso dei connotati meno peregrini. Scopri con noi tre potenziali prede, col logo di Ferrari, Lamborghini e Lotus.
Lotus Esprit
La Lotus Esprit è un’auto sportiva molto nota al grande pubblico, non solo per il fascino delle linee firmate Giugiaro, ma anche per le prestigiose apparizioni televisive nella saga di 007 e nel film Pretty Woman. Questa aggressiva coupé è stata prodotta dalla casa inglese in un grande numero di varianti, dal 1976 al 2004. In totale, nell’arco della sua storia commerciale, sono sbocciati 10675 esemplari, nelle 24 versioni in cui la vettura è stata declinata.
Il debutto della S1, che aprì la serie, avvenne al Salone di Parigi del 1975, lasciando a bocca aperta il pubblico dell’evento francese, andato in scena nel mese di ottobre di quell’anno. La carrozzeria in vetroresina vestiva un telaio a trave centrale con traliccio superiore, che cercava la migliore miscela fra leggerezza e robustezza.
Il quadro prestazionale non era da record, ma il motore di 2 litri, con 157 cavalli all’attivo, consentiva a questa prima Lotus Esprit di avere una discreta verve e di raggiungere i 210 km/h di velocità massima. La fisionomia delle performance rimase più o meno lo stessa con la S2 del 1978: di questa seconda serie si ricorda la versione con livrea celebrativa, ispirata alle monoposto vincenti del Campionato del Mondo di F1.
Una più vigorosa tempra caratteriale giunse con l’introduzione del turbo, datata 1980, quando venne potenziato anche il modello aspirato, la cui cilindrata crebbe a 2.2 litri, per una potenza massima di 213 cavalli, ma fu il modello sovralimentato a lasciare il segno, con un livello prestazionale di alto lignaggio.
Molto apprezzata la successiva Lotus Esprit Turbo SE, in grado di esprimere una potenza massima di 264 cavalli. Con una simile riserva energetica la verve della vettura crebbe ulteriormente, ponendola in concorrenza diretta con altre prestigiose supercar europee. Nel nuovo modello del 1986 si coglie l’apporto stilistico di Peter Stevens, autore del sensibile restyling.
L’evoluzione della sportiva Lotus segna un nuovo passo con l’arrivo, nel 1992, della Esprit Sport 300, dove la cifra numerica narra i cavalli vapore espressi dal motore. L’anno dopo è il turno della S4 Turbo 2.2 Sport 300, seguita dalla S4s. Nel 1996 giunge sul mercato la Lotus Esprit V8, spinta da un otto cilindri sovralimentato da 3.5 litri, con 350 cavalli all’attivo. La versione base della rinnovata famiglia è la Esprit GT3 2.0, dotata di un cuore a quattro cilindri con 240 cavalli di potenza.
Di particolare interesse collezionistico la Esprit Sport 350 del 1998, prodotta in soli 54 esemplari. In questa variante la riduzione del peso rende ancora più spumeggiante il quadro delle performance. Anche per la supercar della Lotus viene il tempo del pensionamento, con la consegna, nel febbraio 2004, dell’ultimo esemplare della specie, caratterizzato, come gli altri di fine gamma, dalle luci posteriori rotonde.
La vettura continua ad essere apprezzata dagli appassionati, per le sue doti estetiche e dinamiche. Al piacevole handling concorrono la collocazione centrale del motore, il telaio, la leggerezza strutturale e la felice distribuzione dei pesi. L’appeal dell’auto sportiva inglese si giova delle esperienze cinematografiche, già citate in precedenza. Come dimenticare la presenza in “Solo per i tuoi occhi” e “La spia che mi amava” della saga di James Bond? In quest’ultimo film fu usata una S1, anche per le immersioni in mare. La variante “subacquea” della Lotus Esprit è un’icona del piccolo schermo.
Sono solo tre gli esemplari della specie rimasti in circolazione, uno soltanto dei quali con ruote retrattili, per un’auto chiamata a funzionare nella fiction anche come sommergibile. Ecco allora spiegata la presenza di pinne, eliche e rotori, di periscopi e di un armamento offensivo impressionante, per garantire gli effetti speciali voluti dalla regia. La Lotus Esprit, col suo stile aggressivo e tagliente, è apparsa anche in Pretty Woman, in Basic Instinct e in altri prodotti televisivi.
Modello suggerito: Lotus Esprit V8
Prezzo: buono stato 45 mila euro, in perfetto stato 67,5 mila euro (fonte: Ruoteclassiche)
Lamborghini Jalpa
La Lamborghini Jalpa non è una delle auto sportive del “toro” più ricordate dagli appassionati e dagli addetti ai lavori, ma ha un suo fascino particolare, anche se più sfumato rispetto ad altre proposte della casa di Sant’Agata Bolognese.
Nata come evoluzione della Silhouette, per sostituire la vecchia Urraco, si è ritagliata comunque uno spazio nella storia del marchio, come ultima Lamborghini spinta da un motore V8. Questa creatura, nei confronti della più coinvolgente Countach, vantava una maggiore fruibilità d’uso, grazie ad una migliore manovrabilità e a un confort di guida di più alto livello. Ma facciamo un passo indietro e partiamo dalle origini della vettura, il cui look è dovuto alla matita di Bertone.
Lo sbarco in società avvenne nel 1981, quando cominciò la sua produzione, andata avanti fino al 1988. Quest’auto sportiva di tipo targa prese forma sotto la gestione dei fratelli Mimran, che a inizio anni ottanta diedero ossigeno agli asfittici bilanci dell’epoca.
Ricordiamo che le crisi petrolifere degli anni settanta e l’anzianità dei modelli a listino avevano sfiancato i bilanci della casa di Sant’Agata Bolognese, finita sull’orlo del baratro, prima che i nuovi acquirenti mettessero risorse fresche in cassa, per il suo rilancio.
La Lamborghini Jalpa nacque come discendente della Silhouette (a sua volta evoluzione targa a due posti della Urraco). Rispetto alla progenitrice aveva un impatto scenico più felice, nonostante la strettissima parentela estetica. Per il nuovo progetto entrò in scena la dirigenza tecnica affidata a Giulio Alfieri.
Molto stretti i tempi per partorire il modello, che fece il suo debutto al Salone di Ginevra del 1981. Lamborghini, con il nuovo prodotto, diede un segno di ritrovata vitalità. Il motore della Silhouette venne portato sulla Jalpa a 3.5 litri di cilindrata, contro i 3 di partenza. La potenza raggiunse quota 255 cavalli, garantendo una discreta verve prestazionale (234 km/h di velocità massima, passaggio da 0 a 100 km/h in poco più di 7″), in un quadro emotivo degno della tradizione aziendale, nonostante il peso non proprio contenuto di 1507 chilogrammi.
Il nome, anche questa volta, trasse ispirazione dal mondo taurino, legandosi a una nota razza di animali da combattimento. Come già scritto, la Lamborghini Jalpa è stata l’ultima auto del marchio spinta da un motore V8. Gli esemplari della prima serie avevano le parti in plastica di colore nero, con luci posteriori rettangolari. Dopo il restyling del 1984, che decretò l’avvio della seconda serie, i gruppi ottici posteriori divennero rotondi, mentre paraurti, prese d’aria e cofano motore presero la tinta della carrozzeria. Il risultato fu gradevole sul piano estetico. Venne introdotto anche un nuovo volante, dal design meno sportivo ed intrigante del precedente.
In totale furono costruite 416 unità del modello, che trovò impiego in note pellicole, come “Miami Vice”, dove in alcuni fotogrammi si vede un esemplare bianco triplo strato inseguito dalla finta Ferrari Daytona nera di James “Sonny” Crockett e “Rico” Tubbs. Un’altra Lamborghini Jalpa, questa volta nera, compare in “Rocky 4”, con Sylvester Stallone. Ancora oggi l’auto sportiva ad 8 cilindri di Sant’Agata Bolognese ha il suo fascino. Gli appassionati del “toro” dovrebbero guardarla con gratitudine, perché ha traghettato il marchio fuori dalla palude della crisi, rilanciandolo, in un’epoca in cui la sola Countach, affascinante come poche altre, non era sufficiente da sola a reggere le casse con i suoi numeri commerciali.
Modello suggerito: Lamborghini Jalpa P350 GTS
Prezzo: buono stato 55 mila euro, in perfetto stato 74,5 mila euro (fonte: Ruoteclassiche)
Ferrari 348
La Ferrari 348 è stata presentata al Salone dell’Auto di Francoforte, nel mese di settembre del 1989. Erede della 328, questa vettura ha interpretato in modo diverso il tema della berlinetta con motore V8 disposto in posizione posteriore centrale. A differenza dell’antesignana, qui il cuore è longitudinale, con cambio trasversale a 5 velocità più retromarcia.
La sigla dei primi due modelli sbocciati, TB e TS, si riferisce proprio a questo elemento di caratterizzazione e illustra inoltre la natura di berlinetta o spider (con tettuccio rigido asportabile) delle versioni degli esordi, cui nel tempo si è aggiunta la spider con classica capote in tela. Poi è venuto il turno di altre varianti.
La Ferrari 348 sposa un approccio stilistico chiaramente ispirato a quello della Testarossa, di cui è una specie di interpretazione in scala. La parentela si nota, in modo particolare, sulle fiancate, con le vistose lamelle sulle prese d’aria, e sullo specchio di coda, con la griglia di copertura dei gruppi ottici posteriori. Il design, firmato Pininfarina, è dovuto all’estro creativo di Leonardo Fioravanti. A distanza di anni resta sempre molto bello e affascinante.
Il propulsore offriva inizialmente una potenza di 300 cavalli (295 in quella catalizzata): oggi può sembrare un valore relativamente basso, ma all’epoca era di riferimento nello specifico segmento di mercato. Dalla sua un sistema integrato di accensione/iniezione Bosch Motronic. Le performance era più che adeguate, con una velocità massima superiore ai 275 km/h. Il passaggio da 0 a 100 km/h veniva coperto in 5″6, mentre dopo circa 20″ i 200 km/h erano già un ricordo. Per percorrere 1000 metri con partenza da fermo bastavano 25″7.
Una delle caratteristiche innovative della Ferrari 348, la cui sigla numerica sta per 3.4 litri a 8 cilindri, era il telaio semi-monoscocca ad alta resistenza torsionale, in luogo della classico traliccio tubolare in acciaio. Fu questa la prima “rossa” prodotta in serie senza quella tipologia di chassis ed anche la prima opera completamente nuova di Maranello partorita dopo la scomparsa di Enzo Ferrari, avvenuta il 14 agosto 1988.
La 348 aveva un comportamento agile e reattivo, grazie anche all’adozione del carter secco, che ha permesso di collocare il motore più in basso 13 cm rispetto ai modelli precedenti. Gradevole l’allestimento dell’abitacolo, che si offriva con una bella presa visiva. Notevole, come sempre, l’uso di pellami pregiati.
Questa supercar fu commercializzata fino al 1995, prima di cedere il passo alla sua erede, la F355. Durante la permanenza in listino si è offerta in varie declinazioni. Nel 1993 giunse la versione Spider, con spoiler e minigonne in tinta con la carrozzeria e motore portato a 320 cavalli di potenza. Poi lo stesso cuore venne mutuato dalle altre varianti, che assunsero la sigla di 348 GTB e GTS.
Le performance ne trassero giovamento, con un miglior comportamento stradale, frutto di alcuni affinamenti, e con un quadro prestazionale più incisivo: il tempo per passare da 0 a 100 km/h si ridusse a 5″4, la velocità massima crebbe a 280 km/h. Ancora più rapida la 348 GT Competizione, serie limitata prodotta del 1994, con 330 cavalli di potenza. Qui l’allestimento è più racing, il peso più contenuto, il carattere più energico.
Da segnalare anche, nella famiglia 348, la Serie Speciale destinata agli USA, con alcune modifiche estetiche, la più importante delle quali l’assenza della griglia posteriore a copertura dei gruppi ottici. Particolari nello stile i 22 esemplari di 348 personalizzati da Zagato, con una fisionomia profondamente diversa rispetto al modello di partenza. Complessivamente la 348 fu prodotta in 8.708, con una netta prevalenza di TS.
Da citare l’impiego sportivo del modello, con la Challenge (strettamente imparentata con la vettura di serie), destinata all’omonimo monomarca del “cavallino rampante” (nato con lei). Più estrema la Ferrari 348 GTC Michelotto sviluppata in 11 pezzi dal celebre preparatore italiano per la 24 Ore di Le Mans, dove un esemplare nel 1994 giunse all’11º posto assoluto.
Modello suggerito: Ferrari 348 TS
Prezzo: buono stato 38 mila euro, in perfetto stato 51,5 mila euro (fonte: Ruoteclassiche)