Crisi dei chip: Stellantis sospende la produzione a Melfi
Piani strategici compromessi per settembre, riferiscono i rappresentanti del principale impianto italiano dove si producono Fiat 500X, Jeep Renegade e Compass; difficoltà anche per Atessa (Sevel) in un quadro che aggrava la situazione in Europa e nord America.
Sebbene da più parti ci si aspetti un inizio di inversione di rotta verso fine 2021, la crisi dei semiconduttori che da più di un anno incide in maniera negativa sui processi di assemblaggio di autoveicoli è causa di un nuovo problema. Si può dire, anzi, che la filiera sia al centro di un peggioramento per il quale non si vede soluzione, almeno non a brevissimo termine. Questa volta, a farne le spese sono le linee produttive e gli addetti negli stabilimenti Stellantis di Melfi e di Atessa (Sevel, dove vengono prodotti i veicoli commerciali Fiat Ducato, Peugeot Boxer e Citroën Jumper).
“Stop quasi totale”
Nell’impianto di Melfi, riferiscono i rappresentanti dello stabilimento, lo stop della produzione, dovuto alla carenza dei “chip”, è “Quasi totale”, e durerà per l’intero mese di settembre. Le giornate lavorative, si ipotizza, potrebbero essere solamente cinque o sei. Di più: la riapertura è stata spostata di una settimana (dal 6 al 13 settembre), e la “tabella” dei turni è stata anch’essa riveduta e corretta: da 19 a 15.
È opportuno tenere conto del fatto che l’”hub” lucano è il maggiore fra quelli Stellantis in Italia, e rappresenta uno degli stabilimenti principali per la nuova “big Alliance” Fca-Psa: vi vengono prodotte Fiat 500X, Jeep Renegade e Jeep Compass, tre dei modelli più “gettonati” in special modo sul mercato nazionale.
È anche per questo che i vertici Fim-Cisl, nel rimarcare che la crisi dei semiconduttori aveva già costretto Stellantis a fermare di recente la produzione a Pomigliano d’Arco (più il fermo delle linee di montaggio nello stabilimento Sevel in Abruzzo per questa settimana e un fermo di due giornate a Cassino), mettono in evidenza “Tutta la gravità di una situazione che si sta determinando per la carenza dei ‘chip’”.
Si chiede un nuovo tavolo di incontro con Governo e dirigenza
Per questo, prosegue una nota della rappresentanza sindacale, “Abbiamo inviato al Governo e ai vertici del Gruppo Stellantis una richiesta di convocazione del tavolo ministeriale automotive richiedendo la presenza dei vertici del Gruppo e del governo”. L’incontro dovrà essere incentrato sulle “Discussioni già aperte in merito agli aspetti collegati ai piani industriali del Gruppo e le motorizzazioni ma in particolare, nella richiesta di convocazione del tavolo, abbiamo sottolineato l’urgenza che si è determinata in questi giorni con i semiconduttori che secondo gli analisti si protrarrà ancora per diverso tempo”.
Una questione internazionale
Va in effetti considerato che la questione legata alla crisi dei semiconduttori costituisce, per Stellantis, un problema a più ampio spettro: non solamente italiano, cioè, quanto anche francese e tedesco. Un fermo alla produzione di autoveicoli ha riguardato gli stabilimenti di Rennes (che producono crossover di fascia medio alta, fra cui Citroen C5 Aircross e Peugeot 5008), Sochaux (dove si producono DS 5, Opel Grandland, Peugeot 308 e Peugeot 3008), Eisenach (Opel).
E, in nord America, le difficoltà per Stellantis sono analoghe: fra gli ultimi episodi (in ordine di tempo) di interruzione delle linee di montaggio, ci sono stati lo stop a Chrysler Pacifica, Chrysler Grand Caravan e Chrysler Voyager (Windsor-Ontario), Dodge Challenger, Dodge Charger e Chrysler 300 (Brampton-Ontario), Jeep Cherokee (Belvedere-Illinois) e Ram 1500 (Sterling Heights-Michigan).
Difficoltà anche per le altre principali Case costruttrici
Per restare oltreoceano, Ford ha, negli ultimi giorni di agosto, dovuto sospendere le proprie linee di Dearborn, di Oakville (Ontario) e Kansas City (Missouri). Tornando nel “Vecchio Continente”, si segnalano gli stop parziali fino al termine del 2021 decisi dai vertici Renault martedì 31 agosto per i tre impianti spagnoli di Palencia (dove si producono Renault Mégane e Kadjar) che si fermerà per 61 giorni; Valladolid (Renault Captur) destinato ad un’interruzione che potrebbe durare fino a 40 giorni; e Valencia (produzione di motori) in cui i processi di assemblaggio si fermeranno per 17 giorni. Suzuki ha, dal canto suo, annunciato l’interruzione delle attività produttive ad Esztergom (Ungheria): la stessa Nazione ha peraltro già registrato il fermo di produzione negli impianti locali Audi e Mercedes.