Ferrari 250 Tour de France: auto storica leggendaria
Un modello iconico, inserito in modo brillante nella storia della casa di Maranello; scopri la Ferrari 250 Tour de France
Sono le due pinne posteriori con gruppi ottici integrati a caratterizzare fortemente il design curato da Pininfarina della Ferrari 250 Tour de France del 1956, il cui nome viene affettuosamente affibbiato dagli appassionati per le scorribande vittoriose nell’omonima gara francese. Appartiene alla stirpe delle 250 GT Berlinetta competizione passo lungo, destinata a diventare una delle più gloriose genealogie che la storia dell’automobilismo abbia conosciuto.
La sua carriera si spingerà molto avanti nel tempo, fino a lambire i primi anni Sessanta. Rappresenta l’evoluzione della blasonata specie, con l’obiettivo di ripetere i successi delle ascendenti. Ci riesce perfettamente. È una vettura che abbina un ottimo comportamento dinamico su strada e in pista, in un azzeccato mix che la rende vincente anche nei percorsi più variegati, come il mitico Tour de France, dove le prove speciali in pianura si alternano alle sfide in salita e alle corse in circuito. Una maratona infernale che, come la Targa Florio, mette a dura prova uomini e mezzi.
Forte la personalità della Ferrari 250 Tour de France, dotata di una linea piacevole ed equilibrata che ne incrementa i cultori. Una vettura di gusto, apprezzata dai palati più raffinati ma anche dalla gente comune. Il lungo cofano domina la vista laterale, esaltando le atletiche proporzioni della slanciata silhouette. Sembra un felino pronto a scattare e, anche da ferma, trasmette uno straordinario dinamismo. Il suo nome di battesimo è 250 GT Berlinetta Competizione.
L’auto nasce per appagare i desideri dei clienti più sportivi del marchio Ferrari e, nel corso della sua storia, verrà sottoposta a piccoli restyling. I primi esemplari si caratterizzano per le tre prese d’aria a branchia di pesce sui montanti posteriori e per il motore da 240 cavalli. Si tratta di un’unità a 12 cilindri di 3 litri nata dall’intuizione di Gioacchino Colombo, che spinge con foga corsaiola la vivace creatura, dotata di telaio in acciaio multitubolare e carrozzeria in alluminio. Nei mesi successivi l’aspetto esteriore subirà modifiche di dettaglio, per soddisfare le mutevoli esigenze contingenti.
Alcuni modelli saranno privi di sfiati d’aria, altri sfoggeranno un numero alto di feritoie. La tenuta di strada è uno dei punti di forza della Ferrari 250 Tour de France, rallentata da onesti freni a tamburo dal discreto mordente. Meccanicamente simile alle sue progenitrici, si differenzia sotto il profilo estetico, con una sagoma che garantisce migliore scorrevolezza e quindi prestazioni velocistiche superiori. Condotta da abili gentleman drivers, quest’auto vince con grande frequenza.
I piloti Luglio, Lualdi e Taramazzi conquistano una splendida tripletta alla Coppa Intereuropa di Monza del 1957. Con Olivier Gendebien, che ne è il miglior interprete, arriva terza assoluta alla Mille Miglia. Nelle mani del pilota belga conquista pure il Tour de France, la Targa Florio e la 12 Ore di Reims. In tutte le circostanze occupa quasi tutti i più alti gradini del podio. Nel 1958 riassapora la tripletta alla 12 Ore di Sebring, con Taramazzo primo sulla linea d’arrivo, seguito da Leto Di Priolo e Lualdi. Gendebien trionfa ancora al Tour de France (ripetendosi pure nel 59), e alla 12 Ore di Reims, dove la vettura di Maranello conquista i primi cinque posti e…anche le piazze a seguire. Una serie di successi strepitosi che segnano la storia di un modello entrato prepotentemente nel cuore degli appassionati.
La potenza della vettura è intanto lievitata a 260 cavalli, con una curva di coppia più corposa a tutti i regimi. Il motore più performante è ispirato alle specifiche dell’unità Testa Rossa. Alcune modiche estetiche consentono di identificare la versione aggiornata: la presa d’aria singola sui montanti, le cornici cromate per le coperture in plexiglass dei gruppi ottici anteriori ed altri piccoli dettagli. Fenomenale l’affidabilità della 250 Tour de France, che arriva quasi sempre al traguardo, anche nelle maratone più massacranti. Una gran bella auto, che ha regalato ulteriore luce al mito Ferrari.