Brm P15 V16: assegnata anche la seconda delle tre monoposto “Recreation”
Il celebre (e facoltoso, ovviamente) collezionista Richard Mille ha acquistato la “V16” che costituisce l’unità numero due delle tre programmate dalla factory di Bourne completamente identiche, per specifiche e materiali, alle vetture che calcarono la scena agonistica, pur con alterne fortune, all’inizio degli anni 50.
Anche il secondo dei tre esemplari di Bmw P15 V16 “Recreation” programmati per celebrare i settant’anni dal debutto in pista di una delle monoposto più incredibili di sempre ha trovato un garage pronto a prendersene cura. Sicuramente, con gli ideali complimenti di milioni di appassionati. Bisogna tuttavia potersene permettere una: e, seppure il prezzo di vendita non sia dato conoscerlo nei minimi dettagli, è chiaro che si debba mettere in conto una cifra a cinque zeri (almeno), e con un numero iniziale superiore ad “1”.
Farà compagnia ad altre “sorelle” storiche
In effetti, il fortunato neo-acquirente della seconda Brm V16 che uscirà (quando sarà tempo) dall’atelier di Bourne è uno che di monoposto dello storico marchio di oltremanica (fondato all’alba degli anni 50 da Raymond Mays e Peter Berthon) se ne intende: si tratta di Richard Mille, uno dei più celebri “connoisseur” di auto storiche da competizione a livello mondiale, appassionato collezionista di vetture da corsa e sponsor (tramite la “Maison” di orologi che porta il suo nome) di alcuni dei principali eventi internazionali dedicati al motorismo vintage. Nel “garage” di Richard Mille c’è un’ampia fetta di storia Brm, che fra le altre meraviglie contempla anche una V16 dell’epoca (cioè uno degli esemplari allestiti settant’anni fa) ed un’altra monoposto a 16 cilindri, la splendida “P30” V16 che nel 1953 costituì, come “Mk2”, la seconda generazione del modello.
Costruzione già avviata
Nel dettaglio, la Brm P15 V16 pronta ad entrare nel parco auto “British Racing Green” di Richard Mille è in fase di produzione. L’iter di assemblaggio è esattamente lo stesso già seguito in tempi recentissimi per la costruzione della prima delle tre unità programmate, e che era stata acquisita da John Owen, 81enne figlio di Sir Alfred Owen (della holding Rubery Owen specializzata nella produzione di componenti automotive) che fra il 1954 ed il 1970 fu a capo della Scuderia di Bourne, sotto la denominazione “Owen Racing Organization”, prima di consegnarla nelle mani di Louis Stanley, cognato dello stesso Owen.
I tre telai mai costruiti
Il progetto “Recreation”, affidato al team di specialisti Hall and Hall, nasce dall’avvenuto ritrovamento negli archivi della factory di Bourne di tre numeri di telaio originali, destinati nei primissimi anni 50 ad altrettanti chassis di monoposto P15 in ordine ad un loro allestimento per sostenere gli sforzi industriali del team (che era nato, sotto la supervisione di Mays e Berthon, come un “consorzio” di aziende inglesi da convogliare, ciascuna nel rispettivo campo d’azione, sulla realizzazione di vetture da F1 interamente “British Racing Green” tanto nella livrea di carrozzeria quanto negli intenti pratici). Le tre monoposto-fantasma, tuttavia, rimasero “sulla carta”, in quanto i regolamenti internazionali erano nel frattempo cambiati. E la pur spettacolare V16 venne accantonata, in ordine allo sviluppo di nuove vetture.
Una delle monoposto più spettacolari di sempre
Negli occhi (e nelle orecchie) di molti “enthusiast”, da allora, è rimasta l’immagine, decisamente personale e fuori dagli schemi, della monoposto “tutta in verde”, equipaggiata con l’unità motrice 1.5 a 16 cilindri a V e sovralimentata con due compressori volumetrici, che ad ogni esibizione di auto storiche regala un acutissimo e lacerante urlo riconoscibile fra altri mille.
Realizzazione complicatissima
Presto, grazie alle “quote” originali ritrovate nei cassetti dell’azienda di Bourne, nel mondo ci sarà un’altra Brm P15 V16 in più oltre alle tre costruite settant’anni fa ed alla prima “Recreation” commissionata da John Owen: un lavoro di complicata ricostruzione, e che richiederà qualcosa come due anni per arrivare al “prodotto finito”, ovvero alla vettura pronta per scendere in pista. In effetti, ogni Brm P15 V16 mette in conto la completa ricostruzione “ex novo” di 3.600 pezzi, ognuno dei quali viene progettato e realizzato in forma individuale. Un capolavoro di orologeria, in buona sostanza. E c’è da scommetterci che, siccome “Non c’è due senza tre”, anche la terza delle “nuove monoposto d’origine” troverà molto presto un amorevole proprietario (sempre che il “capitolato” di progetto non sia nel frattempo già stato acquistato).