Perché la crisi dell’urea rischia di immobilizzare un’intera Nazione
Il drastico giro di vite della Cina all’export di questo additivo, essenziale per il funzionamento dei motori Euro 6, potrebbe avere gravi ripercussioni sull’economia della Corea del sud.
E se, dopo la crisi dei chip, la filiera automotive dovesse trovarsi impegolata nella carenza di urea? L’additivo che, insieme all’acqua distillata, viene utilizzato per la riduzione delle emissioni degli ossidi di azoto in ordine ai limiti imposti dagli standard Euro 6 (80 mg/km di NOx) è al centro di un caso politico e sociale in Sud Corea, dove a causa delle difficoltà di approvvigionamento dalla Cina automobilisti ed autotrasportatori vivono giornate di panico.
Quasi il totale dell’import arriva dalla Cina
Un approfondimento Reuters, dove viene indicato che in Corea del sud l’incidenza delle autovetture a gasolio ha rappresentato il 40% del totale delle nuove immatricolazioni di agosto 2021, rileva in effetti che il Paese dipende in maniera pressoché totale dalla Cina, in quanto il 97% delle importazioni di urea calcolate nel periodo 1 gennaio-30 settembre (dati del Ministero coreano del Commercio) arriva proprio da aziende con sede nel “Paese della Grande Muraglia”, con un aumento dell’8% rispetto ai primi nove mesi del 2020.
È diventata preziosa come l’oro
Ebbene: l’urea sembra diventata “merce rara” in Corea del sud. Anzi, introvabile. Il motivo? Molto semplice, per quanto drammatico: fra difficoltà di fornitura e problemi connessi all’approvvigionamento di materie prime, la Cina ha scelto di diminuire in maniera sostanziale l’export. Conseguenza: un intero Paese è pressoché a secco. Con tutto ciò che ne deriva a livello di bilancia commerciale.
Impennata dei prezzi
Sul portafoglio degli automobilisti e degli autotrasportatori coreani, adesso pesa anche il “caro-urea”, del resto fondamentale per mantenere il corretto funzionamento del proprio veicolo (l’urea, oltre che essenziale per non creare danni all’impianto di alimentazione ed all’ambiente, è in Corea del sud obbligatoria dal 2015 sui veicoli a gasolio). Una nota dello stesso Ministero del Commercio parla chiaro: a causa della “stretta” all’import dalla Cina, il prezzo dell’urea industriale ha fatto registrare oltre l’80% in più. Cifre alla mano, il costo di una tonnellata ha raggiunto, in Won, l’equivalente di circa 417 euro. Le richieste di una tanica da 10 litri di urea hanno toccato, in alcuni siti di e-commerce, anche una cifra che corrisponde ad 88 euro: quantitativo più che decuplicato dai circa 7 euro (al cambio con il Won) che costituiva il prezzo medio pre-crisi. E c’è anche da considerare l’”effetto incetta”: chi, in precedenza, avesse conservato delle scorte in magazzino ha ora buon gioco a rivenderle a prezzi astronomici a chi in effetti ne ha un disperato bisogno.
A soffrirne di più è il comparto dei trasporti su gomma
Questo stato di cose va inevitabilmente a colpire il trasporto delle merci: se un proprietario di autovettura incontra già notevoli difficoltà, i mezzi pesanti – che consumano di più – sono nel dramma. Tale situazione, è chiaro, rischia di assumere un tono ancora più drammatico per l’intera economia nazionale.
Nuove forniture? Possibili, ma non risolverebbero il problema
Si potrebbero, in prima istanza, trovare in tempi rapidissimi dei nuovi accordi con altri Paesi produttori: a questo proposito, da Seul è stato creato un gruppo di lavoro con l’incarico di dare il via a tavoli diplomatici di trattativa. Il problema, nell’approvvigionamento di urea, è che la Corea del sud è fortemente legata alla Cina. C’è la possibilità di ottenere nuove forniture dalla Russia, in forza di una serie di agreement siglati lo scorso ottobre: tuttavia, rendono noto i funzionari governativi ai taccuini Reuters, non se ne parla prima di gennaio 2022. Ed il quantitativo di urea acquistata dalla Russia non sarebbe che il 10% rispetto a quella normalmente importata dalla Cina. Lo scenario che si prospetta, se qualcosa non si sbloccherà entro poche settimane, è il fermo del trasporto delle merci su gomma, con la conseguenza della paralisi dell’intero sistema Paese.