Home Fiat Dino: storica sportiva con il Cavallino nell’anima

Fiat Dino: storica sportiva con il Cavallino nell’anima

La storia della Fiat Dino, la sportiva nata dalla sinergia tra il costruttore torinese e la Ferrari, proposta nelle varianti spider e coupé


La Fiat Dino, disponibile inizialmente solo nella variante spider disegnata da Pininfarina, fu presentata al Salone di Torino del 1966. L’aspetto principale della vettura era rappresentato dal motore, sviluppato in sinergia con Ferrari e collocato all’avantreno in posizione longitudinale. Nello specifico, il propulsore a benzina 2000 V6 da 160 CV di potenza era dotato di quattro alberi a camme in testa, tre carburatori a doppio corpo, basamento in alluminio ed abbinato al cambio manuale a cinque marce. A livello di prestazioni, la vettura raggiungeva la velocità massima di 210 km/h. La meccanica, inoltre, comprendeva il differenziale autobloccante di origine Borg Warner e l’impianto frenante Girling con quattro freni a disco autoventilanti.

Per quanto riguarda il pianale, la Fiat Dino Spider condivideva il telaio con la 124 Spider e il retrotreno con la 125. Infatti, era dotata di sospensioni anteriori a ruote indipendenti con bracci oscillanti, molle elicoidali, ammortizzatori telescopici a doppio effetto e barra antirollio, nonché di sospensioni posteriori a ponte rigido in ghisa con molle semiellittiche a balestra monofoglia e doppi ammortizzatori idraulici. Tra le altre caratteristiche della Fiat Dino Spider figuravano la configurazione dell’abitacolo secondo lo schema 2+2, la lunghezza di 411 cm, il passo di 228 cm, i cofani in alluminio, i cerchi in lega Cromodora a fissaggio centrale e la coda tronca con la fanaleria posteriore della Ferrari Dino 206 GT. I primi 500 esemplari della Fiat Dino Spider, in vendita al prezzo unitario di 3.485.000 Lire, assemblati per far ottenere alla Ferrari l’omologazione necessaria alla partecipazione in Formula 2, erano caratterizzati dalla parte centrale della plancia in metallo di colore nero opaco, successivamente sostituito dal mogano.

Al Salone di Ginevra del 1967, invece, fu svelata la Fiat Dino Coupé, disegnata e prodotta da Bertone. Il team dell’atelier di Grugliasco (TO) impegnato nella progettazione della vettura era composto dall’ingegner Rudolf Hruska e dal designer Giorgetto Giugiaro, poi passato a Ghia e sostituito da Marcello Gandini che ha curato le fasi finali del progetto. La Fiat Dino Coupé era esteticamente differente dalla variante spider, in quanto la carrozzeria coupé da granturismo era caratterizzata dalla lunghezza di 451 cm, mentre il passo misurava 255 cm e l’abitacolo era configurato per quattro posti. La massa maggiore, tuttavia, influiva negativamente sulle prestazioni, dato che l’auto raggiungeva la velocità massima di 200 km/h. La dotazione di serie della Fiat Dino Coupé, proposta al prezzo base di 3.650.000 Lire, comprendeva i cerchi in lega a cinque bulloni, gli alzacristalli elettrici, l’impianto di riscaldamento e ventilazione, più gli schienali dei sedili posteriori ribaltabili singolarmente. A livello meccanico, differiva dalla Dino Spider per le sospensioni posteriori con molle a balestra semiellittica ‘a doppia foglia’. Nel ’67 debuttarono altre novità per la Fiat Dino, a partire dall’aggiornamento meccanico del motore (nello specifico, le modifiche a valvole, tendicatena, carburatori e impianto di scarico). Al Salone di Parigi del 1967, invece, Pininfarina presentò l’hard-top in vetroresina di colore nero con rollbar in alluminio anodizzato che fu proposto come accessorio per la Dino Spider. L’ultima novità per la prima serie della Fiat Dino risale al 1968, quando fu introdotta l’accensione elettronica Dinoplex a transistor di Magneti Marelli. L’anno seguente terminò la produzione dei modelli con il motore 2000 V6, dopo 1.163 unità di Dino Spider e 3.670 esemplari di Dino Coupé, il cui assemblaggio finale era curato per entrambe nell’impianto di Rivalta (TO).

Al Salone di Torino del 1969 debuttò la rinnovata gamma della Fiat Dino, equipaggiata con il propulsore 2400 V6 da 180 CV di potenza, con il basamento in ghisa e il cambio meccanico a cinque marce fornito da ZF. Questa unità fu aggiornata dall’ingegner Aurelio Lampredi, sotto la supervisione di Dante Giacosa. La velocità massima incrementò fino a 205 km/h per la Dino Coupé, ma rimase immutata per la Dino Spider. Molte furono le novità a livello meccanico, come l’impianto frenante a doppio circuito e, soprattutto, le sospensioni posteriori indipendenti – con molle elicoidali e ammortizzatori idraulici telescopici a doppio effetto – condivise con l’ammiraglia Fiat 130. Esteticamente, la seconda serie della Fiat Dino Spider era riconoscibile per la calandra nera con due profili cromati orizzontali, i paraurti con il rivestimento in gomma e i cerchi in lega Campagnolo a cinque bulloni, mentre la dotazione di serie fu ampliata agli alzacristalli elettrici, nonché agli interni in pelle. La rinnovata Fiat Dino Coupé, invece, era caratterizzata da varie innovazioni stilistiche come la calandra opaca con la cornice cromata, i cerchi in lega di colore nero opaco, le prese d’aria ai lati inferiori del lunotto, i gruppi ottici posteriori ridisegnati e le prese d’aria laterali con le luci di direzione integrate. La Fiat Dino è uscita definitivamente di scena nel 1972, dopo esser stata prodotta in più di 7.500 esemplari. L’assemblaggio finale della seconda serie, prodotta in 420 esemplari come Dino Spider e 2.398 esemplari come Dino Coupé, era affidato allo stabilimento Ferrari di Maranello (TO). Per la cronaca, è doveroso ricordare che Pininfarina allestì due prototipi della Fiat Dino con la carrozzeria coupé, vale a dire la Dino Speciale del ’66 e la Dino Berlinetta del ’67, entrambe derivate dalla Fiat Dino Spider, senza dimenticare il prototipo della shooting brake Dino Parigi anch’essa del ’67.