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Ferrari 860 Monza: un pezzo di storia di Maranello

Non è la Ferrari più vittoriosa di sempre, ma la 860 Monza ha saputo ritagliarsi uno spazio nella storia della casa di Maranello

La Ferrari 860 Monza del 1956 viene allestita da Scaglietti, che plasma la materia con la magica poesia delle più nobili opere d’arte. È una sportiva muscolosa, ma esibisce con gusto la sua smisurata grinta. Sfoggia frizzante aggressività da tutti i pori, con uno stile denso di viva seduzione.

Il muso, lungo e tondeggiante, sembra disegnato per scalfire l’aria. La coda, sinuosa e possente, è sormontata da una vela, che si raccorda morbidamente al poggiatesta. Gli archi posteriori dei passaruota avvolgono i larghi pneumatici, celandone marginalmente la parte superiore.

Ai fianchi spicca un grande estrattore d’aria, che evacua i bollenti spiriti effusi dal portentoso cuore. Il motore deriva dall’affinamento dell’unità della 857 S, nata per affiancare la 750 Monza, nel tentativo di arginare la travolgente marcia Mercedes. La Ferrari 860 Monza non potrà tuttavia misurarsi coi prodotti ufficiali della stella di Stoccarda, usciti di scena perché appagati dalla lunga scia di successi.

Spinta da un quattro cilindri in linea, disposto anteriormente, con cilindrata di 3.4 litri, sviluppa delle ottime prestazioni. Gli oltre 280 cavalli sono più che sufficienti ad imprimere il giusto ritmo agli 860 kg del corpo vettura. All’affinamento del propulsore concorrono gli specialisti Bellantani, Massimino e Fraschetti, che rimpiazzano Aurelio Lampredi nella gestione del reparto tecnico.

La potenza specifica non è da primato, ma la coppia motrice garantisce un buon vigore già a partire dai regimi più bassi. Questo regala una buona guidabilità, che migliora la dinamica complessiva del mezzo. Il telaio a longheroni e traverse tubolari assicura l’attesa consistenza. Tale piattaforma supporta la leggera carrozzeria in alluminio, che concorre al contenimento del peso.

Il riuscito abbinamento fra una sana meccanica ed una filante silhouette consente una discreta scorrevolezza. La Ferrari 860 Monza raggiunge i 260 km/h di velocità massima. A frenare la foga del bolide “rosso” provvedono, con grande patimento, dei modesti tamburi a comando idraulico.

La grintosa Sport contribuisce alla conquista del Mondiale Marche del 1956 (il terzo per la Ferrari). Quest’auto si affianca alla 12 cilindri consegnata alla storia col nome di 290 MM ed è un’opera riuscita ma, a differenza dei cavallini più prestigiosi, non saprà conquistare i vertici della gloria.

La Ferrari 860 Monza vince il Giro di Sicilia, con Collins-Klemantaski, e la 12 Ore di Sebring, con Fangio-Castellotti, oltre ad alcune gare in suolo africano. Significativi il secondo e terzo posto conseguiti da Collins e Musso alla tormentata Mille Miglia, disputata fra pioggia, vento e grandine, in uno scenario apocalittico di grande suggestione. La maratona italiana è dominata dalla sorella maggiore condotta da Eugenio Castellotti.

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