Ford Mustang 1966 pickup: restomod o custom?
Una “Pony car” prodotta a metà anni 60, messa in vendita online (e aggiudicata per 15.000 dollari), ha ricevuto un programma di rebuilding pressoché completo.
Gli interventi di trasformazione che hanno come protagoniste auto storiche sono piuttosto numerosi: per alcuni di essi, si tratta di progetti restomod (cioè: si prende il corpo vettura di uno specifico modello, lo si prepara secondo il proprio gusto e lo si equipaggia con un gruppo propulsore preso pari pari da altre vetture, e non sempre della medesima Casa costruttrice); in altri casi, l’elaborazione si spinge oltre, e riguarda anche la carrozzeria.
A questa “filosofia” (che, come per il Restomod, è molto vicina al tuning) appartiene una singolare Ford Mustang trasformata in pickup. È un esemplare del 1966, e per fugare subito qualsiasi dubbio si specifica che non si tratta di una delle rarissime “Mustero” (pickup-coupé allestita all’epoca dalla concessionaria Ford di Beverly Hills), quanto di un progetto artigianale, che sostanzialmente ha eliminato la zona posteriore dell’abitacolo, al cui posto è stato ricavato un cassone, ed ha lasciato (ovviamente realizzandone ex novo la “cellula”) la zona anteriore (posto di guida e lato passeggero).
Prezzo onesto
La vettura, che si trova a Cary (Illinois) e messa in vendita ad un’asta sul Web, è stata aggiudicata a 15.000 dollari. Una cifra non esagerata, anche tenuto conto del fatto che, sebbene si sia trattato di una pura customizzazione (dunque non è semplice incontrare un appassionato che abbia gli stessi gusti di chi ha realizzato l’elaborazione), i lavori sono stati eseguiti con una notevole cura, ed il risultato finale appare coerente con l’epoca di produzione del veicolo.
Le modifiche
In effetti, indicano le informazioni che corredano la vettura, l’attuale proprietario (o meglio: il penultimo in ordine di tempo, visto che – come si accennava qui sopra – la singolare Mustang “pickup” del 1966 è di freschissima aggiudicazione ad un’asta online) aveva provveduto all’installazione di un gruppo propulsore (motore e trasmissione) differente da quello di serie, tuttavia corretto con la lineup Mustang 1966, mentre la conversione pickup era avvenuta in tempi precedenti. Non ci sono molti dettagli in merito all’identità dell’artigiano che ha provveduto alla trasformazione, ma – se si eccettua un particolare del posteriore che sembra incompiuto – l’insieme è gradevole. Da segnalare la verniciatura in rosso con grafiche bianche, i “badge” Cobra, una presa d’aria sul cofano, un impianto di scarico a doppi terminali, uno spoiler anteriore, ed un rivestimento dedicato per il cassone. Degna di nota la fanaleria posteriore, che per motivi di necessità è stata modificata a due elementi dai tre classici di serie.
L’abitacolo è invece stato lasciato in configurazione standard: rivestimento dei sedili in skai nero e volante a semicalice a tre razze forate con corona in legno (il pulsante centrale dell’avvisatore acustico è quello che all’epoca equipaggiava le GT350).
Anche il motore è d’epoca
Sotto al cofano, nessuna sorpresa. O meglio, c’è quello che un appassionato si aspetterebbe di trovare, ovvero un’unità motrice adeguata al riallestimento della vettura. Si tratta, nella fattispecie, di uno storico “Small Block” V8 289 (cifra che si riferisce alla cilindrata in pollici cubi, che corrisponde a 4,7 litri) della serie HiPo (High Performance), introdotta nel 1963 e poi adottata dalla stessa lineup Mustang (fu anche la base di partenza della leggendaria Shelby GT350). Alimentato da un carburatore Autolite 4100 quadricorpo (medesima impostazione di origine), eroga una potenza massima di 275 CV e 423 Nm di coppia massima, trasferiti alle ruote posteriori attraverso il conosciutissimo cambio automatico a tre rapporti.