Skoda Kodiaq: primo contatto esclusivo
Abbiamo provato in anteprima assoluta la nuova Skoda Kodiaq tra le strade della Repubblica Ceca.
“May I go faster Sir?” mi chiede gentilmente il ragazzo che mi sta portando fuori Praga. Apro gli occhi di getto, e cercando di ricompormi annuisco senza problemi. Mi ero addormentato per l’ennesima volta. Non bastava l’ora in aereo da Francoforte alla capitale Boema evidentemente. C’è da dire, a mia discolpa, che la Skoda Octavia è decisamente comoda. E poi abbiamo passato la città, siamo in piena autostrada, direzione Mlada Boleslav.
In pratica la casa della Skoda. E’ lì che c’è il centro ricerche, il quartier generale. In realtà c’è poco più. E’ contornata da boschi e piccoli appezzamenti. Sono in ritardo, e questa non sarebbe una grande novità, ma la realtà è che stavolta non è colpa del sottoscritto, vittima degli eventi come nemmeno il miglior Dylan Dog, ero rimasto bloccato fino a tarda notte a Francoforte. Sarà per questo che, nonostante l’evento sia di quelli importanti, ancora non percepisco quel brivido.
Si, andiamo più veloce, ma intanto qualche altro minuto di sonno me lo rubo. Sono le 11.40: il Workshop è cominciato da qualche minuto. Si, oggi sarò uno dei pochi fortunati che potrà vedere la nuova Skoda Kodiaq in anteprima. Analizzarla da vicino, toccarla con mano. E’ un’auto importante questa, perchè è il passaporto per nuovi lidi, l’attestato di maturità. La Kodiaq vuole essere pioniera di un salto di qualità da parte di Skoda. Tornare agli antichi fasti. Il che mica significa quelli dell’era tardo comunista, dove l’auto era un mezzo per muoversi, punto.
No, l’idea è quella di avvicinarsi sempre più a quelle origini date da un marchio che ha qualcosa come 120 anni di vita, e che era la macchina dei ricchi, degli aristocratici. Perfino della dinastia degli Asburgo. Insomma, roba da intenditori. Oggi quel marchio vuole rilanciarsi, e vuol passare per la sua filosofia “Simply clever”. Che a raccontarla ad un profano significa utile, in grado di semplificarti la vita con intelligenza. Giusto, ed è quello che in effetti mi trovo davanti una volta salito fin sopra il quarto piano del quartier generale della Skoda, non prima di aver dovuto consegnare il cellulare. L’evento è top secret: guai a far uscire una foto non autorizzata. E visto e considerato che l’occasione fa l’uomo ladro, in Repubblica Ceca hanno pensato di prevenire qualche scatto proibito.
Finalmente davanti agli occhi. E’ una preserie vero, ma è talmente rifinita e confezionata – bene ad onor del vero – che quasi non me ne accorgo. Mi vengono sciorinati i dati tecnici con estrema passione da parte degli uomini della casa. Si nota quel misto di ansia e adrenalina, quel fremere nel volerti far capire che, sì, questa Kodiaq è una nuova Skoda. Piattaforma MQB Evo, lunghezza di 4,697 m, con un passo di 2791 mm, una larghezza di 1882. L’altezza? Quella no, non ci viene fornita.
Poco importa perchè lo stile ci convince. Mi piace il cofano anteriore, piatto con venature ben pronunciate e sopratutto un prolungamento nella zona centrale che lo rende meno compatto e più filante. Lo stile del Vision S è stato mantenuto, con un corso stilistico che, a detta dei designer, riprende quello di un cristallo boemo con tagli netti si, ma snelli delle superfici. Esempio? I gruppi ottici posteriori, così come la linea di cintura.
La prima impressione è veramente molto buona. Perchè se da un lato viene mantenuta quella filosofia di auto intelligente e utile nelle piccole cose, dall’altra c’è una maturità tecnica. Da un lato il baule contiene 720 litri che possono arrivare a 2065 tutto giù (diventando la Best in class)? dall’altro ecco rifiniture dell’abitacolo da vettura premium. Vani di serie che permettono di avere un ombrello all’interno dello stipite della portiera, torce calamitate per qualsiasi evenienza che si estraggono dal baule da un lato, un sistema di infotainment che in precedenza avevamo visto in quelle che sono (erano?) le sorellastre di alto profilo del gruppo. Ah, senza dimenticarci del sistema meccanico di antisbattimento delle portiere a scomparsa che fuoriesce ogni qualvolta ne apriamo una: ingegnoso!
Ecco, uno stile funzionale, utile, pratico. Ma pur sempre di “stile” ora si parla. Anche quando si entra dentro e ci si siede. Davanti, nei sedili anteriori cosi come nelle file posteriori. Si, perchè la Kodiaq permette anche la terza fila. Piccolina? Si, ma non tanto più piccola di una Aygo o di una 500 a vista d’occhio. Mi colpisce la qualità del pellame, morbido e di fattura molto buona. Lo spazio per le gambe è un qualcosa di estremamente marcato.
Capitolo motori: 1.4 benzina TSi da 125 e 150 cavalli, 2 litri benzina da 180 che in Italia non verrà commercializzato, ed i diesel 2.0 TDi da 150 e 190 cavalli. Trazione integrale (ma anche anteriore a disposizione) con la frizione multidisco elettroidraulica a controllo elettronico di quinta generazione del gruppo VW, quella che una volta veniva chiamata Haldex. Coefficiente di resistenza aerodinamica pari a 0,331. Il pacchetto elettronico prevede come optional il controllo adattivo fino al massimo della velocità raggiungibile e sospensioni adattive.
Ha il pedigree del mezzo che si vuol differenziare, ma non disdegna di sporcarsi. E per farlo ha un tasto apposito chiamato OFF-ROAD: setta le sospensioni più morbide, regola automaticamente ABS, TC, ASR ed il differenziale per poter affrontare lo sterrrato. Cambia altresi anche la mappatura del motore. Il tutto fino a 30 km/h.
Questa è la Skoda Kodiaq, la pioniera di una nuova era per la casa boema. E per diventare grande, sono stati approntati 2 milioni di km di test, uno per lo sviluppo sulla piattaforma MQB, l’altro come test di durata. Anzi, a dir la verità ne ha affrontati due milioni…..e 80 chilometri. Quelli che Skoda ci ha concesso di provare in esclusiva.
Sissignore. Non potevamo sopportare tutte quelle peripezie senza una sorpresa del genere. Una fortuna enorme. Chiaro, abbiamo avuto a disposizione il modello di prova, con tutti i camouflage del caso, ed in più, ancora una volta, abbiamo consegnato il nostro cellulare nelle mani della graziosa e solerte PR di casa Skoda.
Il sole splende fuori Mlada Boleslav. Saliamo a bordo. La comodità dei sedili, lo spazio degli interni, l’ergonomia e la qualità anche delle plastiche: tutto confermato. Ci avviamo verso strade in mezzo a conifere e boschi da cartolina. E per farlo ci immettiamo inizialmente in un’autostrada. Rumori e fruscii sono decisamente contenuti: si avverte l’alto lignaggio anche se un poco acerbo in questo esemplare. Quel che ci preme è sicuramente un assaggio di comportamento dinamico.
Il quale, non può fare a meno di variare in base anche alla mappatura che andiamo a selezionare. Si parte dal Normal, dove si sente tra le mani una vettura morbida, chiara e decisa nella risposta del gas, ma non netta, filante si, ma leggermente ammorbidita nella prima fase della compressione quando si va in appoggio nelle curve.
Mi piace lo sterzo: diretto, chiaro, preciso, ancor di più in mappatura sport dove si indurisce anche leggermente tra le mani come sensazione. Sembra ancor più calibrato. Comoda la guida con una seduta regolabile elettronicamente. In sport si sente anche la reazione al comando del gas, ora più corposa.
Mentre intorno a noi (non pensavate che mi avrebbero lasciato guidare da solo…) si intervallano paesini tipici dell’est e foreste, il nostro giro prosegue. Le plastiche sono ancora provvisorie ovviamente, ma quanto abbiamo visto nel workshop ci ha favorevolmente impressionato. Il motore in prova è il 2.0 TDi vecchia conoscenza da parte nostra, molto elastico, filante, corposo fin dai primi giri.
Lo ammetto, non ho provato fino in fondo questo Kodiaq dotato di Camouflage. Tanta era la responsabilità qualora avessi anche solo fatto una toccatina. No, meglio fare le cose con calma. Per lo meno fino a quando non si è scatenata una tempesta di proporzioni apocalittiche nel pomeriggio boemo che ci costringe a tornare praticamente imeddiatamente a casa base. Peccato. Vorrà dire che ci reincontreremo al prossimo salone di Parigi cara Kodiaq. E chissà se la tempesta – figurata questa volta – non sarà proprio il tuo lancio ufficiale.