Auto elettriche e disabilità: tra difficoltà e nuove sfide
Gli automobilisti a ridotte capacità motorie hanno effettivamente le stesse possibilità di utilizzo dei veicoli a zero emissioni rispetto a tutti gli altri utenti? Ecco i risultati di un’indagine nel Regno Unito.
I programmi a sostegno di persone diversamente abili sono sotto gli occhi di chiunque, ed è un gran bene (oltre che doveroso) che sia così: più che “integrazione”, si deve in effetti parlare di inclusione. Questo, chiaramente, si riallaccia al concetto di “utenza” che, in linea generale ed anche da un punto di vista pratico, non deve precludere alcun soggetto nella fruizione di servizi dedicati alla comunità. Anche, ed è qui il nocciolo della questione, in materia di sviluppo dell’elettrificazione. Ma andiamo con ordine.
Coinvolti nello sviluppo dei trasporti
Un importante progetto di inclusione (o, per meglio dire: di “inclusione partecipata”), riferisce Autocar in merito ad un’iniziativa varata nel Regno Unito, riguarda un inedito programma attraverso il quale i cittadini a ridotte capacità motorie avranno la possibilità di dare un proprio contributo allo sviluppo dei trasporti, sotto la regia del National Trasport Design Centre dell’Università di Coventry.
È da tenere conto, osserva l’organizzazione benefica Motability – specializzata in programmi di ricerca e di analisi sui temi della mobilità – che oltremanica circa 1,35 milioni di persone diversamente abili, fra conducenti e passeggeri, faranno entro il 2035 affidamento alle reti di ricarica per veicoli elettrici.
Come garantire una scelta consapevole
In questo senso, riporta il magazine UK citando una dichiarazione di Rachael Badger, direttrice di Motability, sul territorio del Regno Unito ci sono tuttora diverse questioni da risolvere:
Esistono molti punti da affrontare in marito alle difficili sfide che si prospettano già in sede di individuazione e di acquisto di un’autovettura da parte di una persona disabile. In primo luogo, occorre portare gli utenti a comprendere tutte le opzioni esistenti nel compiere una scelta consapevole, come ad esempio pensare a come provvedere alle azioni di allaccio del veicolo alla rete.
Difficoltà logistiche
Una “voce” che ad una prima occhiata potrebbe accomunare le più varie categorie di utenti è rappresentata dall’ansia da autonomia. In effetti, questo problema risulta potenzialmente ingigantito per gli automobilisti diversamente abili oppure a ridotte capacità motorie. Molti, ad esempio, possono muoversi soltanto con l’ausilio di strumenti di deambulazione, il che comporta giocoforza una riduzione dell’autonomia personale.
Ne deriva che i viaggi devono già essere pianificati tenendo conto della presenza, lungo il tragitto, di punti di ristoro e servizi pubblici a piena accessibilità. I cavi per la ricarica, inoltre, possono risultare troppo pesanti e richiedere una certa forza per essere collegati; alcuni utenti, dal canto loro, potrebbero avere delle difficoltà causate dall’altezza dello schermo della colonnina.
Ci sono automobilisti che possono farsi installare un caricabatterie domestico nel proprio garage, tuttavia quelli che vivono in un appartamento all’interno di un condominio non sempre riescono ad avere questa opportunità. Per questo, molti automobilisti possono preferire l’acquisto di una vettura ibrida plug-in rispetto ad un’auto elettrica.
L’inchiesta UK
I dati diffusi da Motability sono relativi alla situazione esistente nel Regno Unito, tuttavia è possibile – facendo le debite proporzioni – inquadrare uno scenario territorialmente più vicino, anche perché le esigenze sociali sono nel complesso poco differenti.
I timori fra disabili, anziani e persone con difficoltà motorie
Il portale online Disabili.com ha, nella primavera 2021, affrontato l’argomento della scarsa accessibilità per gli utenti diversamente abili alle colonnine di ricarica. Uno studio commissionato da Urban Foresight (utility di fornitura “hub” pop-up per la ricarica, ovvero colonnine che fuoriescono dal manto stradale al momento dell’utilizzo) e pubblicato in Gran Bretagna dal RIDC-Research Institute for Disabled Consumers, ha fatto emergere come la maggior parte dei conducenti disabili – e, insieme a loro, anche persone più anziane, o affette da postumi motori conseguenza di ictus o affetti da artrite, problemi agli arti superiori o limitato-scarso controllo delle mani) sarebbe propensa all’acquisto di un’auto elettrica, tuttavia ritiene di poterlo fare solamente quando le colonnine ed i sistemi di allaccio fra il veicolo e la rete saranno resi più accessibili.
E si tratta di cifre non trascurabili: il report RIDC rileva che circa due terzi degli utenti disabili sono dell’avviso che la forma attuale delle modalità di ricarica delle auto elettriche sia “Difficile” o “Molto difficile”.
Quali sono le operazioni più complicate
Fra le azioni materiali che causano difficoltà fra gli utenti con problemi di artrite o scarsa mobilità ci sono proprio le manovre da effettuare per la ricarica, che possono risultare così complesse da scoraggiare gli utenti: la rimozione del cavo di ricarica dal veicolo, l’inserimento dello spinotto, il dovere spostarsi fra l’auto e la colonnina provocano le maggiori preoccupazioni. Disabili.com riferisce quanto segue:
- Il 54% degli utenti intervistati nel sondaggio del Research Institute for Disabled Consumers ha indicato che l’atto di sollevare il cavo per la ricarica dal bagagliaio dell’auto può risultare “Difficile o molto difficile”;
- Per un altro 41%, si teme che portare il cavo al caricabatterie possa risultare “Troppo faticoso”;
- Il 66% si è detto “Preoccupato“ per il rischio di inciampare e sulle barriere poste intorno alla colonnina.
Per non parlare dei timori che riguardano il collegamento di cavi più pesanti e “hub” di ricarica fuori portata e, chiaramente, pressoché inutilizzabili da parte degli automobilisti costretti sulla sedia a rotelle.
L’età media in Europa è sempre più alta
Su tutti questi dati, emerge una riflessione: l’attuale mercato non sembra proporre nuovi beni o servizi usufruibili da chiunque. E non si tratta, come rilevato, di un problema che riguarda esclusivamente gli utenti disabili, ma anche un consistente numero di persone appartenenti a fasce di età più anziane (le indagini Eurostat indicano che nell’Unione Europea la percentuale di “senior” è in continuo aumento, un abitante su cinque ha più di 65 anni, ed è l’Italia a possedere l’età media più elevata: circa 44 anni al 1 gennaio 2019). È fondamentale, dunque, creare i presupposti per un mercato che includa tutte le categorie di utenti.
Il progetto di collaborazione
Da qui, riallacciandoci alla news pubblicata da Autocar, riportiamo un programma di collaborazione – finora, appunto, riferito al Regno Unito – annunciato all’inizio di quest’anno dal Governo nazionale nell’ambito di una partnership avviata con Motability, il Ministero dei Trasporti ed il BSI-British Standard Institute, finalizzato alla realizzazione di un network di infrastrutture per la ricarica più inclusiva.
Nello specifico, riporta l’edizione online del magazine, l’Office for Zero Emission Vehicles (OZEV), Motability ed il British Standards Institute opereranno insieme alle aziende del settore – comprese le utility dell’energia ed i produttori di sistemi di ricarica – e le Associazioni che rappresentano le persone diversamente abili per garantire che ogni consumatore venga messo nelle condizioni di poter trovare il “charger” più adatto alle proprie esigenze.
Ciò significa che, in buona sostanza, saranno passate al setaccio tutte le attuali condizioni “fisiche” di ricarica, e – dove sia necessario – verranno apportate le modifiche necessarie ad accogliere quanti richiedono più spazio per muoversi, e per rendere le colonnine, gli stalli di sosta e le altezze dei marciapiedi più adatti agli utenti che si muovono sulla sedia a rotelle.
Un nuovo design di colonnina pubblica per il Regno Unito, prosegue Autocar, era per l’appunto stato presentato dai rappresentanti del Governo del Regno Unito durante la Cop26 di Glasgow a novembre 2021: “Se il nuovo layout più accessibile delle colonnine viene adottato a tempi brevi, sarà ben più vantaggioso dal punto di vista economico, per il settore, rispetto ad un eventuale processo di reinstallazione delle stazioni di ricarica già esistenti – continua Rachael Badger nel servizio di Autocar – Ciò che vogliamo che avvenga, è rendere obbligatori già nei prossimi mesi i nuovi standard fisici per le colonnine di ricarica”.
Conversione di un veicolo elettrico: una nuova sfida
Sebbene, come si è visto, il layout delle infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici sia perfettibile, alcune aziende sono al lavoro per migliorare l’accessibilità dei veicoli elettrici, che per le tecnologie di bordo installate dalla Casa costruttrice possono rivelarsi anche più difficili da adattare per i conducenti disabili rispetto ai veicoli a combustione. Il kit più comunemente installato per conducenti disabili include sistemi di sterzo, frenata e acceleratore elettronici ad alta tecnologia in modo che i joystick possano essere utilizzati al posto dei pedali e del volante.
“I produttori – afferma ai taccuini di Autocar Grant Harbour, amministratore delegato di Steering Developments, azienda di Hemel Hempstead specializzata negli intervewnti di adattamento dei comandi alle esigenze degli automobilisti disabili – cambiano i sistemi con troppa frequenza e senza preavviso: quindi serve molto lavoro di sviluppo per poter accedere ai sistemi di ausilio di nuova generazione. La possibilità di convertire un veicolo elettrico c’è, ma ogni tecnologia rappresenta un nuovo ‘case study’ in quanto può essere impostata in modo diverso rispetto ad altri sistemi: dipende dal veicolo”. “Ad esempio – continua Harbour – per poter intervenire in un’auto elettrica è prima di tutto necessario scollegare le batterie: e già questo richiede del tempo. I pianali sono sempre più spesso contenitori delle batterie, dunque non possono essere perforati: bisognerà adattare dei supporti ad hoc, e anche questo comporta un maggiore investimento in termini di tempo. Si tratta poi di capire se, effettivamente, i nuovi comandi adattati alle esigenze dell’utente disabile possano essere installati”.