Caro energia: perché i distributori di carburante potrebbero chiudere di notte
I continui rincari delle bollette energetiche sono alla base del timore evidenziato dai gestori degli impianti, alle prese con ricavi sempre più esigui.
In una conferenza stampa di venerdì 11 febbraio, ripresa da un “lancio” AdnKronos, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha annunciato un nuovo intervento del Governo per fronteggiare il caro-bollette di luce e gas.
Nei prossimi giorni se ne saprà di più: “Si tratta – ha anticipato Mario Draghi – di sostegni volti a contenere l’emergenza, poi interventi sull’offerta di energia con il potenziamento della produzione. E, poi ancora, una parte che chiamiamo di fornitura a prezzo calmierato e certo”.
Si prevedono cifre importanti, dal momento che le già notevoli somme stanziate negli ultimi trimestri (circa 9,5 miliardi e mezzo di euro) a quanto pare non sono state sufficienti, come riconosce lo stesso premier. In effetti, un preannuncio di quanto indicato era stato in qualche modo anticipato, nel pomeriggio di mercoledì 9 febbraio in occasione di una visita di Mario Draghi a Genova, dove aveva incontrato i parenti delle vittime del crollo di Ponte Morandi.
Quanto anticipato potrebbe – il condizionale è in questo caso più che mai d’obbligo – dare una boccata d’ossigeno non solamente alle famiglie (e anche, di riflesso, ai proprietari di veicoli elettrici e ad alimentazione Plug-in Hybrid), ma anche alla rete di distribuzione di carburante, che in assenza di misure concrete in grado di fronteggiare il continuo aumento del carovita si troverà, come dichiarano i rappresentanti di categoria, a dover tenere gli impianti chiusi durante le ore notturne. Ad avere sottolineato questa possibilità (che nessuno si augura) è stato Paolo Castellana, vicepresidente nazionale di FIGISC (Federazione Italiana dei Gestori Impianti Stradali Italiani di Confcommercio).
In buona sostanza, anche i distributori di benzina sono in difficoltà, a causa del costo eccessivo dell’illuminazione degli impianti e della poca quantità di carburanti erogati: come conseguenza, le pompe potrebbero chiudere nelle ore notturne.
Aumenti pari a una volta e mezzo
FIGISC ha puntato il dito sull’attuale costo delle bollette, definendolo insostenibile: cifre alla mano, a parità di consumo in kW il rincaro è stato quantificato in una volta e mezzo. In pratica, fa notare Castellana, “Se a dicembre 2020 consumavamo 1.000 kW di energia elettrica e la bolletta era di 1.000 euro, quest’anno la bolletta, a parità di consumi, ci costa 2.500 euro”.
Non c’è autonomia
C’è, per di più, il fatto che per i gestori è impossibile “scaricare” il caro-energia sugli acquirenti a differenza di altre categorie, perché, come rileva il vicepresidente di FIGISC, “I punti vendita dei distributori di carburante non possono decidere il prezzo finale in autonomia”. Come si sa, in effetti, il prezzo da rispettare è quello “suggerito” dalle Compagnie petrolifere, tranne nel caso delle “pompe bianche”, che sono di proprietà dei singoli commercianti. C’è tuttavia, qui, un limite concorrenziale rispetto ai distributori di carburante vicini: non si possono, per dire, applicare dei prezzi fuori mercato. “Il costo dell’energia è l’elemento fondamentale nel bilancio di un’azienda. Se aumenta questo, automaticamente si contraggono i ricavi, pure via via assottigliatisi per una contrazione nei consumi”.
Da qui il timore di dover essere costretti a tenere chiusi i distributori di carburante nelle ore notturne, unica opzione al momento per fronteggiare una situazione di difficoltà sempre più marcata a livello economico.
Il “pieno” costa sempre di più
L’aumento dei costi, oltre a ricadere sui commercianti, si fa sempre più pesante anche per le tasche dei consumatori, i quali a loro volta pagano le accise sui carburanti su cui, a livello di esecutivo, non sembrano esserci concrete volontà di riduzione. Le cifre parlano chiaro: il costo del barile, che si attesta nell’ordine di 90 dollari per via dell’aumentata richiesta sui mercati internazionali, ha portato (rilevazioni Osservaprezzi del Ministero dello Sviluppo Economico) a 1,831 euro al litro il prezzo medio della benzina alle pompe self-service (1,808 al litro per le “pompe bianche”), a 1,707 euro al litro il prezzo medio del gasolio (self-service: nel caso delle pompe bianche, il prezzo medio rilevato è 1,692 euro al litro), fra 0,819 e 0,834 euro al litro il GPL e fra 1,78 e 1,918 euro al kg per il metano, che ha subito l’aumento più elevato.