Pioggia di finanziamenti per Didi Chuxing, concorrente cinese di Uber
La start-up cinese ha raccolto nell’ultimo anno fondi per 7 miliardi di dollari dai propri investitori.
Didi Chuxing Technology Co. la più grande società cinese operante nel ride-sharing, affila le proprie armi per strappare un’alta percentuale di clientela alla sua concorrente più agguerrita, la statunitense Uber. Proprio come la start-up californiana, Didi offre infatti una serie di servizi fruibili da app per smartphone, inclusi servizio taxi, automobili premium e car-pooling.
E’ di oggi la notizia che Didi ha ricevuto un finanziamento di 600 milioni di dollari da China Life Insurance , come riportato da Reuters, dopo aver ricevuto, solo 1 mese fa, ben 1 miliardo di dollari da Apple. Inoltre, come pubblicato dal Wall Street Journal, l’azienda cinese si è assicurata un prestito di 2.5 miliardi di dollari dalla China Merchants Bank Co. che fa lievitare le risorse da investire sul mercato cinese a ben 10 miliardi di dollari!
Uber, da parte sua, già presente con successo sul mercato cinese da circa 1 anno, annovera tra i propri finanziatori il fondo sovrano dell’Arabia Saudita che, esponendosi con i suoi 3.5 miliardi di dollari di investimento, fa capire quanto interesse ci sia in questo settore.
Di conseguenza, la battaglia per la vastissima platea cinese, dove la crescita di Uber è stata finora incontrastata, vedrà in Didi un competitor solidissimo non solo dal punto di vista finanziario, ma che ha pure una quota maggiore di utenti privati e domina nel campo dei taxi statali.
Cosa succede nel frattempo in Europa? Uber, sull’onda dell’entusiasmo raccolto negli Stati Uniti, ha intercettato immediatamente una grossa percentuale di clienti, per lo più giovani, invogliati ad utilizzare il servizio sia per l’elasticità delle tariffe proposte sia per la possibilità, offerta inizialmente a chiunque possieda un’auto, di diventare autista realizzando così piccoli guadagni.
A causa però di una fortissima resistenza delle associazioni di tassisti di quasi tutta Europa, promotrici di cause legali contro Uber nei singoli paesi dell’Unione, il servizio offerto dalla start-up americana è stato sospeso in Italia, Spagna, Francia e Germania in quanto dichiarato non conforme alla normativa in materia di trasporto.
Da parte sua Uber si è appellata alla Commissione Europea sostenendo che le norme nazionali del settore siano in contrasto con la normativa UE. Nell’attesa però ha ottenuto una prima importante vittoria: il 2 giungo la Commissione Europea, attraverso un documento contenente le linee guida che i paesi membri dovranno adottare sulla sharing-economy, dichiara: “Coloro che offrono servizi dovrebbero essere obbligati a ottenere autorizzazioni o licenze solo quando strettamente necessarie per raggiungere obiettivi rilevanti di pubblico interesse.”