Sulle strade della Targa Florio con le nuove Porsche 911
Cronaca di un viaggio fra passato e presente a bordo delle ultime versioni della mitica sportiva tedesca.
Dicono che l’aereo sia il mezzo più sicuro del mondo; nonostante questo credo che l’atterraggio all’aeroporto di Punta Raisi metta qualche brivido anche ai più incalliti frequent flyer. L’avvicinamento è tutto sul mare, col velivolo che si abbassa sempre di più sull’acqua, quasi a sfiorarla; e proprio all’ultimo, quando pensi che “era destino”, ecco la terra e subito lo scossone delle ruote che toccano l’asfalto della pista. Mio padre me lo aveva anticipato, lui che col Flight Simulator ci atterra spesso a Palermo; voleva fare il pilota da giovane ma poi le vicissitudini della vita lo hanno spinto a… “Scusa Omar, ma a quanto stiamo andando?” mi chiede l’amico Valerio, destandomi dalle mie divagazioni; condivide con me l’abitacolo della Porsche 911 Turbo che sto guidando sulle statali vicino il capoluogo siculo. “Staremo attorno ai 130 all’ora Vale, vuoi che rallento un po’?”, rispondo mentre metto a fuoco il tachimetro, prima di sbiancare: siamo a quasi 250 orari ed io, come un fesso patentato, non mi sono accorto di nulla. In questo aneddoto c’è l’essenza dell’esperienza di guida che assicura il Turbone, un’auto confortevole come una Mercedes Classe S a cui però è stato attaccato un razzo: perché curvare lo spaziotempo su quattro ruote non è mai stato così facile ed ovattato come sull’ultima versione della supercar tedesca.
Sono in Sicilia per seguire, nel vero senso del termine, la Targa Florio e guidare alcune della nuove Porsche 911 MY 2017. Lo so, il mio è un lavoro duro, ma – ditelo voi – qualcuno deve pur farlo. A cursa è la competizione automobilistica più antica del mondo ed anche la più longeva: nel 2016 è arrivata alla sua centesima edizione in centodieci anni di storia, interrotta nel tempo solo dalle atrocità dei conflitti mondiali. Il binomio fra il circuito delle Madonie e Porsche ha solidissime fondamenta: la casa di Zuffenhausen è quella più vincente all’appuntamento siciliano con 11 trionfi assoluti. Ma c’è dell’altro al di là dei numeri: Vincenzo Florio, inventore dell’evento, sosteneva che la sua Targa fosse un “criterio pratico ed esatto per valutare la vettura da viaggio”; l’imprenditore e pilota italiano era quindi alla continua ricerca del mezzo più comodo e veloce per calcare le strade di tutti i giorni. Lo stesso tipo di auto che un ingegnere tedesco, un certo Ferdinand Porsche, ha perfezionato nel corso dei decenni, mix di sportività ed efficienza; che poi sono da sempre i capisaldi delle cavalline di Stoccarda, auto che vogliono essere rapidissime ma anche capaci di affrontare il day by day senza battere ciglio. E’ tutta qui la relazione fra la Targa Florio e un’auto come la 911: quest’ultima è certamente la risposta definitiva alle sfide di questa mitica corsa.
“Avete a disposizione per due giorni tre 911 fiammanti tutte per voi e potete provarle sulle strade che preferite, a cominciare da quelle della Targa Florio”: questa l’idea magica di Porsche Italia, una di quelle che fa svoltare l’esistenza di qualsiasi appassionato di auto e crea materiale utile da raccontare ai nipoti fra 40 anni. Finisco con un gruppo di amici impallinati di auto tanto quanto me, con cui condividere una 4S, una Turbo ed una Turbo S. Sono le ultime versioni della rinnovata 911: con un semplice restyling a Zuffenhausen hanno mandato in pensione i motori 3.8 e 3.4 aspirati dei modelli Carrera in favore dei più veloci ed efficienti 6 cilindri boxer turbo da 3 litri; la “Turbo vera” invece è rimasta a 3.8 litri ed eroga 540 CV, che diventano 580 sulla Turbo S. Tuttavia con l’aggiornamento è stato migliorato il rendimento del cambio PDK, introdotto l’asse posteriore sterzante (in opzione), inserito nei modelli a trazione integrale un nuovo differenziale elettroidraulico ancora più veloce e, dulcis in fundo, aggiunto un piccolo manettino sul volante che richiama le diverse modalità di guida disponibili. In pratica la 991.2 è un’auto completamente nuova, ancora più impressionante della “vecchia” 991.1. Ah, dimenticavo, c’è un sistema infotelematico inedito, senza pulsanti, con Google Earth e Street View incorporati.
In una terra splendida, profondamente radicata nella sua cultura, mi ritrovo a spasso con 3 emanazioni di un modello che ha fatto della tradizione il suo punto di forza. Fra le stradine di Palermo la “mia” 911 Turbo sguscia via con nonchalance, si spegne al semaforo per non far infuriare gli ambientalisti e digerisce serenamente qualsiasi asperità stradale nonostante i maxi cerchi da 20”. La tinta rossa con cui è verniciata suscita un certo effetto sui passati ma non è solo questione di cromie: ad attirare gli sguardi sono le proporzioni del Turbone, ormai da vera supercar, con le enormi prese d’aria sulla fiancata per raffreddare il boxer e l’alettone formato Boeing 737, con porzione superiore estendibile. Inoltre la carreggiata posteriore da 1,88 metri conferisce all’auto un sexy-sederone alla Kim Kardashian: agli amanti dei numeri piacerà sapere che sono 7.2 cm in più rispetto ad una Carrera e 2.8 in più rispetto ad una Carrera 4.
Appena metto le gomme su una strada a scorrimento veloce sposto il selettore di guida sulla modalità “S+”, con motore e cambio a doppia frizione che si mettono in tiro e l’assetto che si irrigidisce. Sono pronto a piantare l’acceleratore nel tappetino e vedere di cosa è capace questa culona. Prima di farlo spingo il pulsante al centro del suddetto selettore – lo Sport Response Button – che manda i turbo a geometria variabile in overboost per circa 20 secondi, facendo variare il valore di coppia massima da 710 a 750 Nm, e giù tutto: l’effetto è quello di essere agganciato da una di quelle catapulte che usano sulle portaerei per far decollare i caccia, con la schiena che affonda nel sedile e la cervicale che lavora parecchio per tenere la testa saldata al tronco. I 180, 210, 240 orari si toccano quasi nello stesso tempo che avete impiegato a leggerli, con la Turbo che continua a spingere come fosse in gara col mondo intero. Alzo il piede dal gas, per me – e per la mia patente – basta così; “switcho” il selettore nella modalità “0”, che esalta comfort e parsimonia nei consumi, e mi rimetto ad andatura da codice; l’auto ora è silenziosissima, viaggia a bassi regimi, perfettamente ammortizzata, col sedile ventilato che raffredda i miei bollenti spiriti (e non solo) e la radio che suona una delle ultime nauseabonde melasse in lingua spagnola. In quel momento, accarezzando l’acceleratore, mi perdo nelle suddette elucubrazioni sul Terminal di Punta Raisi… il resto lo sapete già.
Di lì a poco il mio gruppo decide di fare tappa nei vari paesini che annualmente vengono attraversati dalla Targa. Il percorso si fa più guidato ed eccitante ma la strada presenta buche e avvallamenti importanti, perciò lascio gli ammortizzatori nella modalità di guida più confortevole; la 911 Turbo riesce a copiare bene l’asfalto, passando da una curva all’altra con agilità e mettendo in luce uno sterzo preciso, diretto e pensante il giusto: è collegato ad un avantreno solidissimo che “incide” il nastro grigio ed usarlo è un piacere. Vuoi per la maxi gommatura (245/35 davanti, 305/30 dietro), vuoi per il 4×4 con le ruote posteriori sterzanti, il grip è pressoché invincibile e l’auto mette a terra ogni singolo cavallo erogato dal propulsore. Il cambio doppia frizione PDK poi è una mitragliatrice tanto è veloce: funziona talmente bene che pare collegato alle sinapsi del guidatore e non fa desiderare affatto il manuale; e pure usando le palette è parecchio godurioso.
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