Moskvich: la rinascita del marchio è un progetto di autarchia russa?
Il sindaco di Mosca annuncia l’imminente ritorno di Moskvich come Costruttore nazionale: è un programma di autarchia automobilistica?
Renault ha ceduto i propri asset in Russia al 100% alla città di Mosca, mentre il 67,69% di AvtoVAZ di proprietà del Costruttore è stato acquisito dall’Istituto Centrale per la Ricerca e Sviluppo di Automobili e Motori (NAMI). Nello stesso giorno in cui Renault aveva annunciato la cessione delle proprie quote di maggioranza in AvtoVaz, il sindaco di Mosca Sergei Sobyanin ha dichiarato di volere rimettere in moto la produzione Moskvich: un’azienda storica per la motorizzazione dell’Unione Sovietica, e che fra gli anni 70 e la prima metà degli anni 80 era stata importata anche nei Paesi dell’Europa occidentale (Italia compresa, per quanto con poca fortuna).
Il marchio Moskvich, fondato nel 1929 inizialmente per la produzione di veicoli su licenza Ford, è rimasto di fatto attivo fino al 2010. Nell’annuncio del primo cittadino moscovita si avverte chiaramente una volontà di “autarchia”: ma andiamo con ordine.
Nuova Moskvich: ecco dove nascerà
Dal punto di vista operativo, riferisce un “lancio” Reuters di giovedì 19 maggio, la produzione di una nuova gamma Moskvich dovrebbe (il condizionale è per ora obbligatorio, non essendoci alcun progetto di nuovi modelli né di gamma) avvalersi di una partnership con Kamaz, principale Casa costruttrice di automezzi pesanti in Russia, con l’impiego di una piattaforma cinese. L’assemblaggio del primo modello che inalbererà il redivivo “brand” Moskvich avverrà nell’ex fabbrica situata nell’area metropolitana di Mosca.
C’è un partner cinese?
Più in dettaglio, le fonti anonime citate da Reuters dicono che Kamaz sarebbe già in fase di trattative con il partner cinese Jac in merito all’impiego di un pianale che servirebbe come “base di partenza” per la futura produzione Moskvich. La notizia non ha ricevuto alcuna conferma, tuttavia il quotidiano economico russo Vedomosti, che ne aveva parlato per primo, ha a sua volta citato una fonte che affermava l’inizio della produzione entro il quarto trimestre 2022: i tempi sarebbero dunque ristretti.
Moskvich: l’annuncio del sindaco
L’annuncio del primo cittadino di Mosca può essere letto come un’intenzione dal chiaro valore simbolico oltre che politico: lo fa capire chiaramente lo stesso Sergei Sobyanin nel proprio blog, da cui si legge quanto segue:
Il proprietario straniero ha deciso di chiudere lo stabilimento Renault di Mosca. Questo è un suo diritto, ma non possiamo permettere che migliaia di lavoratori rimangano senza lavoro. Pertanto, ho deciso di portare lo stabilimento negli equilibri della città e riprendere la produzione di autovetture con lo storico marchio Moskvich.
Moskvich produrrà anche auto elettriche
Il post scritto dal sindaco di Mosca fornisce una prima indicazione di quelli che sono gli intendimenti industriali della “rinascita” Moskvich, con alcune interessanti novità, soprattutto in relazione ad un futuro 100% elettrico:
Cercheremo di mantenere la maggior parte del team direttamente al lavoro presso lo stabilimento e con i suoi subappaltatori. Kamaz diventerà il principale partner tecnologico del rinnovato stabilimento automobilistico Moskvich. Una prima fase servirà ad organizzare la produzione di autovetture a combustione. Più avanti, arriveranno anche auto elettriche.
Un simbolo di autarchia (o quasi)?
È interessante, soprattutto, notare il carattere di nazionalismo conferito al progetto della “nuova” Moskvich. Il sindaco di Mosca lo anticipa nello stesso post del proprio blog:
Insieme a Kamaz ed al Ministero russo dell’Industria e del Commercio, stiamo lavorando per localizzare la produzione del numero massimo di componenti per auto in Russia.
In buona sostanza: se si esclude la piattaforma di origine cinese (Jac), si direbbe che l’intenzione sia di dare al nuovo prodotto un’allure “nazionale” che sembrerebbe seguire il ritorno ad una strategia interna decisa dalla Russia di Vladimir Putin come risposta all’abbandono dei prim’attori occidentali dal territorio come provvedimenti sanzionatori per l’invasione dell’Ucraina. Un’autarchia, dunque (come avveniva ai tempi dell’Urss, per intenderci). O quasi.
Si torna a produrre “in casa”
L’annuncio della “rinascita” di Moskvich rappresenta un ulteriore tassello della nuova politica economica russa. Mosca, in buona sostanza, si sta trovando abbandonata dai “big player” occidentali che prima hanno sospeso e poi chiuso diverse attività, come segno di protesta all’invasione in Ucraina. Diversi “brand”-simbolo dell’occidente, dilagati in Russia all’inizio degli anni 90 (cioè dopo l’epocale progetto di riforme “Perestrojka” fortemente voluto da Michail Gorbaciov e dopo il crollo dell’Unione Sovietica avvenuto nel 1991) stanno abbandonando il mercato russo, e favoriscono la creazione di prodotti nazionali.
È così, tanto per fare alcuni esempi fra i più recenti, per CoolCola, Fancy e Street lanciate da Ochakovo (produttore leader di bevande) in sostituzione, rispettivamente, di Coca-Cola, Fanta e Sprite. Ed è così, riprendendo una notizia diffusa da La Repubblica, per l’acquisto da parte di Alexsandr Govor (già proprietario di un franchise di 25 McDonald’s in Siberia) di tutti gli 850 ristoranti che il colosso americano possedeva in Russia (il primo “store” venne aperto a Mosca nel 1990), per riaprirli con un nuovo nome ed un menu leggermente diverso.
Qualità e adeguamento agli standard occidentali: staremo a vedere
Come saranno le nuove Moskvich? Saranno adeguate agli standard occidentali, oppure si tratterà di modelli che, non giocando ruoli di concorrenza nei confronti dei prodotti nati “all’ovest”, potrebbero non possedere le tecnologie di fatto obbligatorie in occidente (classe di inquinamento Euro 6, Abs ed Esp, frenata autonoma di emergenza, airbag laterali), visto che per le sanzioni si tratta di tecnologie non importabili e che possono essere prodotte soltanto “in casa”?
La questione c’è, e soltanto il futuro potrà fornire una risposta definitiva. Va comunque detto che il pianale di origine cinese potrebbe conferire alle nuove Moskvich una certa qualità costruttiva più adeguata ai tempi. Mai come nell’attuale delicatissima fase sociopolitica vale l’assunto che “Staremo a vedere”.
Renault Groupe: stop allo sviluppo dell’erede di Lada Niva?
In effetti, come peraltro puntualizza L’Argus, non è stato detto nulla in merito al futuro degli stabilimenti AvtoVaz di Togliatti, dove Renault Groupe ha – fino al recente stop alla produzione – assemblato le versioni locali di Renault Arkana e Captur (chiamata in Russia “Kaptur”), nonché Dacia Duster, Sandero e Logan rimarchiate Renault. All’inizio del 2021, contestualmente all’annuncio del proprio maxi-programma strategico “Renaulution”, i vertici del Gruppo Renault avevano annunciato di voler unire Dacia e Lada nella medesima business unit: per il futuro, era sulla carta la creazione dell’erede della storica Lada Niva, chiamata a sostituire la longeva fuoristrada-simbolo prodotta ininterrottamente dal 1976.
De Meo: “Cessione asset, una scelta responsabile: non escludiamo il ritorno
Luca De Meo, amministratore delegato di Renault Groupe, ha di recente annunciato che il Gruppo, con la cessione delle proprie quote in AvtoVaz all’amministrazione metropolitana di Mosca e del Gruppo Nami, ha operato una scelta responsabile:
Una decisione difficile tuttavia necessaria nei confronti dei 45.000 dipendenti che abbiamo in Russia, in funzione del mantenimento delle nostre performance e della possibilità di tornare un giorno nel Paese, in un nuovo contesto.