WEC, 6 ore di Silverstone: il nostro racconto dalla terra dei motori
L’esordio della Ford GT nella classe GTE, il duello tra Audi e Porsche in LMP1. Dietro cronometri e risultati, storie e aneddoti del primo week-end WEC 2016 a Silverstone
La strada percorre una via sperduta tra le campagne inglesi. “We are in the middle of nowhere” ci riferisce Mark, il nostro uomo. Ed in effetti, tranne case totalmente indentiche e sperdute, qualche pascolo e siepi curate, ci troviamo nel bel mezzo del nulla.
Eppure i cartelli mi ricordano che qui ci troviamo nella culla del motorismo britannico. I segnali stradali indicano posti come Mylton Keynes, Brackley. Poi, d’un tratto leggi Silverstone, quella culla delle due e quattro ruote, dove – dicono – si respiri sul serio l’anima dei motori. Qui, il 13 maggio 1950 si è disputato il primo gran premio di Formula Uno della storia. Oggi però la realtà è altrettanto stimolante. Inizia la stagione 2016 del FIA Wec e Ford ci ha portato al debutto della nuova GT.
Un ritorno importante perchè sugella una voglia prestazionale che la casa americana ha mostrato in questi anni, ma sopratutto, un ritorno a distanza di cinquant’anni da quella prima storica vittoria della GT 40 a Le Mans, nel 1966. Piove, anzi in realtà c’è stato anche del nevischio. Tipico da queste parti. Fa un freddo che un latino tollera difficilmente.
WEC 6H Silverstone: tra neve e qualifiche
L’ingresso nel paddock offre un’atmosfera che ricorda un poco gli anni Ottanta. Si avverte passione: erba bagnata, giostre, divertimenti in una fan zone, personaggi eclettici che pennellano quadri con le auto radiocomandate, una vecchia Aston Martin Superleggera, famiglie con bambini piccoli al seguito.
C’è chi cammina nel paddock, chi si apposta sulla collinetta, su un terrazzino che affaccia sulla staccata della Vale che porta al traguardo. E’ un punto eccellente per vedere i prototipi e le GT. Escono ad una velocità impensabile dalla Stowe, arrivano alla staccata e poi di trazione lungo la Club che porta sul rettilineo.
Piove e la differenza in termini di performance è anche evidente durante queste ultime libere. Le Ferrari, la 488 e turbo e la 458 aspirata filano via più lisce, parzializzano più dentro la curva per un istante, Porsche tende ad alzare il pedale un poco prima. Le Ford GT ‘rattano’ leggermente. Sembrano piuttosto picchiate di assetto, rigide nonostante l’acqua.
D’altro canto, per loro è l’esordio mondiale, non considerando l’inizio di Daytona in America. Il team è nuovo – la filiale europea della Ganassi Racing, un’istituzione Oltreoceano – ed anche i piloti devono comunque amalgamarsi. Esce un raggio di sole e la pista asciuga sempre più anche se le qualifiche si disputano comunque in un clima invernale. Qualifiche che portano in GTE un duello appassionante con la Ferrari di Sam Bird prima in 2’12.440, davanti alla Porsche 911 RSR di Christensen. La prima Ford GT chiude in terza posizione di categoria con Olivier Pla. 2’14.475. Certo, poco meno di due secondi non sono pochi.
Lì su in alto, l’Audi sferra la zampata e si prende la Pole assoluta con l’R18 e-tron diesel ibrida, a dispetto del pronostico che è tutto a favore Porsche. 1’53.204 il riferimento di Marcel Fassler, davanti a Lucas di Grassi con la vettura gemella e Brendon Hartley con la 919 Hybrid.
Il pomeriggio scorre con la 4 ore dell’European Le Mans Series, cosi ne approfittiamo per parlare anche con Raj Nair, vice presidente e Chief Technical Officier di Ford. Quattro battute per capirne un pò di più….
WEC 6H Silverstone: quattro chiacchiere con i vertici Ford
“Racing is in the Dna of Ford. la nostra compagnia ha voluto investire nel motorsport addirittura nel 1903, quindi capisci bene che fa parte del nostro corredo genetico. Tornare quest’anno credo sia stato il momento ideale con la versione racing del veicolo da strada, e ci sono tante ragioni: l’heritage, le performance da sviluppare, e la possibilità di uno sviluppo anche livello tecnologico.
E questo è un grande business per noi. Il nostro target? E’ il primo anno ovviamente, c’è molto da imparare. Il programma di sviluppo va di pari passo con quello della stradale. Noi però siamo qui ovviamente per correre, vogliamo vincere anche se riconosciamo che è veramente una sfida. Il focus del programma sarà Le Mans. Ci sarebbe piaciuto avere ancor più tempo per sviluppare. La Macchina? Ha un buon bilanciamento, il telaio sembra esser nato bene, è sincero, i piloti dicono tutti la stessa cosa. Cosa vogliamo di più? Sicuramente più potenza e continuare lo sviluppo di questa macchina”.
Miracoli non si attendono, ma il cammino in questo campionato è lungo e la Ford GT sembra un fiore che deve ancora sbocciare del tutto. Non potrebbe essere altrimenti.
Sensazioni che lo stesso Dave Pericak, direttore Ford Performance ci conferma: “stiamo imparando, la vettura sta crescendo sempre di più. Ovviamente da Daytona ad oggi è migliorata ed anche i test che abbiamo svolto sono stati importanti. La vettura è più affidabile.
A Daytona abbiamo avuto problemi con il cambio è vero, ma era riguardante una componente, che era stato cambiato e modificato dal fornitore. Non sapevamo di questo cambiamento, così siamo incappati in queste ‘failure’ e solo poi abbiamo visto e capito. Difficile capire dove ci troviamo, la gara servirà a capire anche questo, sarà il primo confronto.
La 24 ore di Le Mans sarà sicuramente un evento fondamentale con il nostro ritorno, ma vogliamo esser sempre più competitivi per tutta la stagione. We Race to win. I piloti ci riferiscono come la vettura sia naturale, come non si debbano adattare alla macchina. E’ probabilmente la vettura più facile che abbiano usato. La vettura da corsa si sta sviluppando insieme alla vettura da strada. Gli stessi piloti hanno partecipato allo sviluppo offrendo feedback importanti”.
La chiacchierata prosegue, anche a microfoni spenti. Ed è incredibile leggere quella scintilla negli occhi di chi ama questo sport. Non c’è una frase che una di circostanza, mentre sui monitor Tinknell – pilota Ford GT – conquista la vittoria nella European Le Mans Series con una LMP2. Buon auspicio per il giorno seguente.
WEC 6H Silverstone: la domenica della gara
Splende il sole nella domenica di Silverstone, nonostante una temperatura decisamente rigida. Eppure, fin dalle prime ore del mattino, sono tanti gli appassionati che si stanno recando per vedere questo primo round stagionale. C’è voglia e piacere di sentire quel suono penetrante, di poter osservare questi mezzi che hanno un fascino tutto loro per grandi e più piccoli.
Evidentemente non esiste solo la Formula Uno da queste parti. E la testimonianza è la coda e la fila di persone durante la pit walk con tutti i piloti intenti a firmare autografi. Nei box Ford si approntano gli ultimi dettagli tra cui anche prove di ‘cambio pilota’ durante i pit stop ripetuti più e più volte. 22 secondi recita il cronometro.
A venti minuti dall’inizio delle ostilità poi, riusciamo ad entrare in griglia di partenza insieme ad appassionati, tecnici ed addetti ai lavori. E qui, la bellezza di potersi avvicinare alle vetture, poterle vedere, studiare. L’Audi R18 per esempio è semplicemente un capolavoro per quanto concerne l’aerodinamica, le bandelle, i passaggi del flusso del muso alto. C’è una ricercatezza aerodinamica e tecnica incredibile. Ogni casa ha una propria filosofia e la sviluppa percorrendo la sua strada. Altro che Formula Uno odierna. Un mondo che si discosta anche per la libertà e l’unità.
Camminare e trovarsi accanto Sir Jackie Stewart, vedere Bruno Senna che pochi minuti prima della gara chiacchiera con colleghi e fa foto con fans, per non parlare di Patrick Dempsey, quel dottor stranamore che in questo mondo calza benissimo vista la passione e la serietà che trasmette solo per come guarda la propria vettura.
Ci soffermiamo in zona Ford. La GT è realmente una gioia per gli occhi. Non fraintendete, anche la Ferrari o la Porsche sono vetture stupende, ma poter vedere da vicino il nuovo fiore all’occhiello dell’ovale blu e potersi soffermare, ti permette di apprezzare ogni minimo dettaglio. La forma a coca cola del posteriore, l’estrattore imponente, le finiture della carrozzeria. Sbirciare dentro l’abitacolo poi è un qualcosa di unico.
WEC 6H Silverstone: gentleman start your engine
Ore 12.00 si comincia. Si parte dietro la Safety Car per una partenza lanciata. Mi apposto sopra la linea del traguardo, dal terrazzo di quella struttura unica soprannominata la ‘vela’. Passano le due Audi – silenziosissime – seguite dalla Porsche con Mark Webber alla guida. Le LMP2 ti entrano dentro come potenza del suono, così come la Ford GT e, sopratutto, le Corvette spaventose. Davanti, la Porsche numero 1 sembra avere un altro passo, e sul rettilineo d’arrivo, di trazione, prima passa in un sol colpo seconda dalla quarta piazza che aveva, poi si prende anche la prima posizione.
Dietro, la Ferrari di Rigon e Calado comandano il gruppo delle GTE con autorevolezza, mentre dietro la Porsche accusa problemi alla sospensione anteriore destra. Il primo colpo di scena arriva dopo nemmeno due ore quando la Porsche numero 1 guidata in quel momento da Brendan Hartley valuta male il doppiaggio della 911 RSR numero 86 all’uscita della Farm: contatto duro, durissimo ed entrambe le vetture fuori. La favorita è out. Ma se a Stoccarda in quel momento non ridono, anche ad Ingolstadt c’è poco da festeggiare visto che la Audi R18 di Lucas di Grassi si pianta in mezzo alla pista per un problema elettrico.
Nemmeno due ore e già due contendenti sono fuori. Nel frattempo più indietro, la Ferrari di Bruni in GTE, vittima di una penalizzazione di ben tre minuti per aver cambiato il motore nella giornata di ieri, sta recuperando in maniera forsennata. Le due Ford viaggiano in sincronia, cercando di mantenere il ritmo. Come ci aveva detto precedentemente Dave Pericak “Ci sono vittorie e vittorie. Oggi per noi la prima vittoria è arrivare al traguardo con entrambe le vetture”. Decido di spostarmi verso la Vale, mettermi sull’erba, separato da una rete con i commissari di percorso. Vedere i LMP1 uscire dalla Stowe è una gioia per gli occhi, un pò meno il contatto tra Lieb con la Porsche numero 2 e la Ford GT guidata da Marino Franchitti.
Eccesso di confidenza del primo come sottolineato anche da Marino ai box “Ma dove voleva andare”? Il motivo probabilmente è imputabile al fatto che Marc Lieb, dopo la neutralizzazione, si era lasciato sorprendere da Treluyer. In casa Porsche c’è odore di beffa: la vettura più veloce, favorita, che non riesce a vincere? E i dubbi iniziano ad addensarsi sempre di più quando durante l’ultima ora, il subentrato Jani, è stato costretto ad una sosta suppletiva per una foratura. Questo è l’Endurance. Nemmeno lo splash finale ai box di Fassler riesce a chiudere il gap tra Audi e Porsche.
Ingolstadt vince sotto la bandiera a scacchi, davanti a Porsche e alla toyota di Davidson, Buemi e Kobayashi, ancora in ritardo a livello di ritmo. Le tre grandi sorelle hanno mostrato pressapoco la stessa velocità (best lap differenti di pochi decimi) ma mantenere quel ritmo per ore è un’altra cosa. Dicevamo, prima l’Audi sotto la bandiera a scacchi, ma le verifiche della notte hanno mostrato un fondo piatto troppo consumato per la R18 e-tron, con conseguente squalifica e vittoria della Porsche numero 2. Peccato, anche perchè la classifica è sub-judice per il ricorso dei Quattro Anelli.
Dietro la Ferrari fa il bello ed il cattivo tempo con la nuova 488: Calado e Rigon conducono in solitaria, Bruni compie un autentico miracolo arrivando secondi. Terza l’Aston Martin che nelle battute finali riesce a passare proprio la Ford di Franchitti/Priaulx/Tincknell, alla fine staccata di un giro.
Nel box dell’Ovale c’è moderata soddisfazione. Sarebbe stato bello un podio per la Ford GT all’esordio mondiale. I punti positivi ci sono: nessun inconveniente grave, nessun problema ai box, un ritmo non al livello della Ferrari – vedremo poi il BoP come verrà modificato – ma comunque costante e non troppo distante. Sopratutto poi, ecco l’affidabilità, fondamentale nelle gare di durata.
“E’ una prima vittoria. La seconda vittoria sarebbe stata il podio, la terza il primo gradino. Step by Step” ci aveva detto Dave Pericak.
Questa è la sfida di Ford in un mondo difficile, complicato, non scontato. In un film, Ford avrebbe conquistato la prima vittoria con ogni probabilità, ma nella realtà, nella bellezza delle competizioni, è la difficoltà a rendere più speciale le emozioni e la soddisfazione di poter conquistare in futuro quel primo gradino desiderato ed agognato. Hanno chiuso ai piedi del podio.
A Silverstone si è respirata la vera anima della passione per i motori: amanti della tecnica, famiglie, bambini che guardano stupiti quei bolidi, ragazzi pronti a cercare quel particolare da ricordare avvicinandosi alle regine. E poi tutti ordinatamente appostati in curva, con l’app in mano, a carpire sorpassi e duelli. “That’s motorsport. Is what we love to do”. Hai perfettamente ragione Dave. E non poteva esserci anfiteatro migliore.