Opel: la storia di successo delle sue ammiraglie
Nella lunga storia di Opel, le ammiraglie hanno rappresentato l’eccellenza, e ancora oggi questo legame continua, proseguendo la tradizione di successo delle sue grandi berline
Opel ha alle sue spalle una storia lunga, di oltre 121 anni, quando nel 1899 a Rüsselsheim tutto nacque, e prese forma la prima auto con l’effige del fulmine. Da allora ne sono usciti di modelli, da quelle fabbriche sempre più grandi e produttive. Agli inizi del XX secolo, venivano prodotte solamente 11 macchine all’anno, ma piano piano il numero aumentava. Nel 1906 fu prodotto il millesimo esemplare, nel 1912 la decimillesima, una Opel 20/100 HP. Agli albori della guerra che avrebbe segnato la storia di Opel, e del mondo intero, fu prodotto il milionesimo esemplare. Era il 1940, di lì a poco la produzione di auto sarebbe stata interrotta per essere convertita in fabbricazione bellica.
L’importanza delle berline
Il milionesimo esemplare è proprio un simbolo della Casa tedesca, perché a uscire dalla catene di montaggio di Rüsselsheim fu una Kapitän , una grande berlina, orgogliosa e lussuosa, che doveva sfidare la concorrenza delle case automobilistiche più prestigiose del panorama internazionale. Con essa, negli anni ’30, fu inaugurato un nuovo corso di Opel, che puntava prepotentemente su questo specifico settore di auto, le ammiraglie. La Kapitän aveva delle rifiniture di pregio, un brillante motore a 6 cilindri e delle soluzioni tecniche d’avanguardia per l’epoca, come: sospensioni anteriori indipendenti, ammortizzatori idraulici, riscaldamento ad acqua con ventilatore elettrico e bocchette per disappannare il parabrezza. Fecero scalpore, inoltre, le cosiddette “fessure per il suono” che, come raccontava il catalogo dell’epoca, erano le “uscite” per la “fonte del suono”. Autoradio ed amplificatori avevano trovato posto sulla Opel Kapitän.
Dopo gli orrori e le ferite della guerra, anche Opel è riuscita a ripartire e nel 1956 ha potuto festeggiare il suo due-milionesimo esemplare, e ancora una volta è toccato alla Kapitän avere questo onore. Rispetto alla vettura derivata dagli anni ’30, questa era decisamente più innovativa e moderna, e nelle linee strizzava prepotentemente l’occhio alle auto americane dell’epoca. Questo momento ha significato una vera ripartenza per Opel, che avrebbe continuato a proseguire con le sue importanti berline anche nei decenni successivi.
I traguardi degli anni ’80
Non è un caso che l’esemplare numero 20.000.000, datato 1982, fosse una Opel Senator, l’ammiraglia per eccellenza di Opel. A raggiungere questo traguardo è stata quindi la più lussuosa delle vetture del “fulmine”, che aveva molti elementi in comune con la Rekord, ma rispetto ad essa era più lunga e spaziosa, e possedeva una mascherina anteriore differente. Anche altri accorgimenti estetici la differivano dalla sorella, come: cromature, l’arretramento del terzo montante e il terzo finestrino laterale. Sotto al cofano veniva proposta con delle intriganti soluzioni: un 6 cilindri 2.800 da 140 CV e un 3,0 litri a carburatori da 150 CV oppure ad iniezione da 180 CV.
Nel 1989 bisogna segnalare un altro importante traguardo, quello del venticinque-milionesimo esemplare, ancora una volta è toccato a una grande ammiraglia, seppur in versione station wagon, la Omega. Opel aveva cambiato nome alla sua vettura di rappresentanza, ma la sostanza non era cambiata in fatto di qualità, anche se un nuovo corso era stato lanciato. Con la Omega, il frontale diveniva spiovente, le fiancate lisce, i finestrini avvolgenti, tutte soluzioni ricercate per avere un basso coefficiente aerodinamico (Cx), che raggiungeva la soglia di 0,28 e 0,30 a seconda della versioni. Tutto questo, unitamente alla particolare cura dedicata alla tecnica motoristica, all’economia, al rispetto dell’ambiente e alla sicurezza, valse alla Casa tedesca il secondo premio “Auto dell’Anno” nel giro di tre anni. Sempre la Omega nella versione più sportiva, fu il 30milionesimo modello prodotto nella storia di Opel, nel 1994, mentre l’esemplare numero 50 milioni fu una Omega-B, nel 1999.
L’epopea di Insignia
Opel Insignia ci porta direttamente al nuovo millennio, precisamente al 2008 quando fu lanciata sul mercato e al 2009, quando ottenne il prestigioso riconoscimento di “Auto dell’Anno”. In 9 anni di carriera ha ottenuto un grande successo di vendite, pari a 930 mila unità in 9 anni, fino al 2017, quando è stata lanciata la sua seconda generazione. Quest’ultima fu presentata al Salone di Ginevra del 2017 ed è cresciuta nelle dimensioni e nelle tecnologie. A cominciare dalle motorizzazioni diesel con il 1.5 con 122 CV ed il 2.0 CDTI da 174 CV, mentre chi preferisce l’alimentazione benzina può puntare sul 2.0 Turbo 200 CV che nella versione sportiva GSi raggiunge 230 CV di potenza massima.
Con questo modello, Opel offre nuovi cambi tra i quali il manuale oppure gli automatici AT8 a otto rapporti ed AT9 a nove rapporti, al quale può essere equipaggiata la trazione integrale AWD con Torque Vectoring, disponibile per il 2.0 CDTI da 174 CV e accompagnata dal cambio automatico AT8. Si parla di una trazione integrale, basata su tecnologie d’avanguardia: nella trazione Twinster con torque vectoring, una doppia frizione sostituisce il tradizionale differenziale posteriore. Il risultato è la ripartizione della coppia in maniera indipendente su ciascuna ruota posteriore che viene variata continuamente per adattare la trazione alle condizioni di guida in frazioni di secondo. Opel prosegue la sua storia puntando con forza sulle sue ammiraglie, un vero tesoro per la Casa di Rüsselsheim .