Ferrari 375 Plus: possente auto da gara del 1954
Un viaggio alla scoperta della Ferrari 375 Plus, che si è fissata nella storia del “cavallino rampante”
La Ferrari 375 Plus nasce come sviluppo della 375 MM e consegnerà alla Casa di Maranello un altro Campionato Mondiale Costruttori: il secondo sigillo iridato per la piccola azienda del Commendatore, destinata a scrivere i versi più belli della romantica poesia del motorismo.
I lineamenti della carrozzeria non le daranno accesso alle alte sfere del design, ma esprimono correttamente il lessico della forza sportiva che l’auto possiede. La sua missione è vincere e l’obiettivo sarà centrato. I tifosi del “cavallino rampante” avranno di che gioire.
La prosperosa sagoma della 375 Plus, che evoca fortemente le prestazioni di cui è capace, mira a soddisfare le pure esigenze funzionali. Per questo l’alluminio si limita a fasciare la nobile meccanica che ne anima le fasi dinamiche. Il risultato è interessante, ma altri prodotti Ferrari interpretano meglio le necessità tecniche.
La nuova collocazione del serbatoio e della ruota di scorta determina il massiccio rigonfiamento alle spalle dell’abitacolo. Questo è delimitato sul lato destro da una vistosa appendice, che cerca di armonizzare la protuberanza col resto della carrozzeria. Sembra la pinna di uno squalo vorace, pronto ad aggredire le prede. Così sarà!
Propulsore energico
Il motore della Ferrari 375 Plus, gagliardo e resistente, è il suo punto di forza. Di chiara matrice agonistica, sprigiona energia pura, fieramente esibita da ognuno dei 330 scalpitanti cavalli. È un diretto discendente di quello adottato dalle Formula 1 di inizio anni Cinquanta.
Disposto anteriormente, in senso longitudinale, sfoggia una cilindrata di 5 litri. Grazie agli affinamenti effettuati nel corso della stagione la potenza subirà un significativo incremento, passando a 347 cavalli. Un valore mostruoso, capace di consegnare ricordi indelebili agli appassionati presenti alle prove di casa.
Memorabili le tracce di gomma lasciate sull’asfalto da Mike Hawthorn durante i suoi allenamenti a Maranello. I poveri freni a tamburo sono chiamati a un’immane fatica, nel tentativo di rallentare la foga del bolide “rosso”. Il telaio è costituito da un fitto reticolo in tubi di acciaio sul quale si adagia la carrozzeria in alluminio.
Per ospitare al meglio il corposo 12 cilindri, il passo viene accresciuto a 2.60 metri. Questa misura si ripeterà spesso nella storia della Casa di Maranello, diventando lo standard per le versioni Lwb della gloriosa serie 250. Il peso di ciascuno dei 6 esemplari prodotti si attesta sui 900 Kg.
Carriera sportiva
La scheda tecnica pone delle ottime premesse e l’auto si affezionerà presto al gradino più alto del podio. Nino Farina è primo al Gran Premio d’esordio, che si disputa sul circuito di Agadir a fine febbraio del 1954. Sembra proprio che un’occulta regia abbia voluto destinare un omaggio al Commendatore, che dieci giorni prima festeggiava il suo cinquantaseiesimo compleanno.
Nelle settimane successive la Ferrari 375 Plus viene iscritta al Giro di Sicilia, per testare l’efficienza delle modifiche al propulsore apportate dall’arrembante Aurelio Lampredi. Sulle impervie strade isolane, la creatura -guidata da Umberto Maglioli- detta subito il ritmo, prima di essere costretta al ritiro dalla perdita di una ruota nei pressi dell’abitato di Enna.
Lo sfortunato “allenamento” non sortisce gli effetti sperati e le vetture impegnate nella maratona bresciana, condotte da Umberto Maglioli e Nino Farina, non brilleranno, a causa della fitta pioggia e del tormentato manto stradale, che le rende ingovernabili. L’aitante “rossa” sembra eccessiva rispetto al contesto ambientale in cui è costretta ad esprimersi. La rivincita non tarderà ad arrivare e, con guida funambolica, Josè Froilan Gonzales riesce ad aggiudicarsi la prova che si disputa sul veloce circuito di Silverstone.
La freccia scarlatta arriva prima anche alla 24 Ore di Le Mans, con Gonzales e Trintgnant, e alla Carrera Panamericana, con Umberto Maglioli. Una buona annata per un modello che ha ben meritato il “cavallino rampante” incassato sul cofano, conquistato a suon di galloni sui campi di gara. Un’altra felice parentesi della storia Ferrari è stata scritta.