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Icon Engineering 917K: una replica della Porsche 917

Costruire una replica di un mostro sacro pone degli interrogativi, ma qualcuno lo ha fatto con grande cura, ecco la 917 di Icon Engineering

Icon Engineering 917K è una replica della gloriosa Porsche 917, vettura da competizione che ha gareggiato con grande successo nel campionato del mondo sport prototipi. L’idea ha preso le mosse da un annuncio su eBay, che proponeva la vendita di una carrozzeria del modello copiata direttamente dall’esemplare originale del 1969 di David Piper.

Un ingegnere dell’industria automobilistica si fece sedurre da quella inserzione commerciale e fece il grande passo dell’acquisto. Non si fermò lì: nelle fasi successive diede il via a un processo che portò alla ricostruzione del resto dell’auto, partendo dal telaio tubolare, plasmato però in acciaio Chro-Moly T45, invece che in alluminio, con un aggravio di peso tutto sommato non eccessivo. Nella trama fu installato il guscio della carrozzeria, in fibra di vetro.

Ovviamente la Icon Engineering 917 ha dovuto subire degli adattamenti per l’omologazione stradale, che hanno portato all’introduzione di una struttura protettiva contro i crash, ad alcune modifiche all’interno, all’introduzione di specchietti retrovisori regolabili dall’abitacolo e di alcuni dispositivi per la sicurezza stradale. Una telecamera posteriore completa il quadro.

Il motore è stato mutuato da una 911 Carrera RS (serie 964), ma la potenza è stata portata a 295 cavalli, contro i 250 di quello di partenza. Il prezzo è nell’ordine dei 200 mila sterline. Icon dice che costruirà non più di cinque esemplari l’anno, con un limite di 60 unità in totale. Che ne pensate di questa replica della Porsche 917, omologata per l’uso stradale? A voi il giudizio, dopo aver preso visione delle foto, riprese dal profilo Facebook ufficiale della società che la firma. Per quel che mi riguarda, anche se il lavoro sembra di eccellente livello, certi miti non andrebbero replicati.

La storia della vera Porsche 917

La 917 fu presentata al pubblico per la prima volta al Salone di Ginevra del 1969. Il progetto prese le mosse nel giugno dell’anno prima, quando la Federazione Automobilistica Internazionale deliberò una nuova classe di “sportive omologate”, con cilindrata fino a cinquemila e peso minimo di 800 chilogrammi.

I 25 esemplari richiesti, nati sotto l’occhio vigile di Ferdinand Piëch, furono completati nella primavera del 1969, quando la nuova belva iniziò a conoscere il confronto agonistico. Dopo alcune gare concluse prima della bandiera a scacchi, l’auto vinse con Jo Siffert e Kurt Ahrens la 1000 chilometri dell’Österreichring. Fu l’avvio di un cammino brillante, ben ricordato dagli appassionati di endurance.

Il motore a 12 cilindri aveva inizialmente una cilindrata di 4.5 litri: raffreddato ad aria, era in grado di erogare 520 cavalli. La carrozzeria, in materiale sintetico e fibra di vetro, trovava ospitalità in un telaio tubolare in alluminio, sul quale si potevano adattare varie silhouette, in base alle esigenze dei diversi tracciati.

Il modello a coda corta fu progettato per i percorsi sinuosi, mentre per le piste veloci la parte terminale assumeva una configurazione longilinea. Successivamente fecero la loro comparsa le versioni Spyder, utilizzate nelle prove CanAm e Interserie.

Al termine della stagione 1970, la Porsche confermò la propria superiorità grazie alla 917 e alla 908/03, che si aggiudicarono il Campionato Mondiale Marche, ottenendo nove sigilli su dieci sfide. Questa felice sequenza ebbe inizio a Daytona e proseguì a Brands Hatch, Monza, Spa, sul circuito del Nürburgring, alla Targa Florio, a Watkins Glen e all’Österreichring.

L’obiettivo più ambito era però la 24 Ore di Le Mans, che Hans Herrmann e Richard Attwood vinsero, battendo gli altri concorrenti e le scariche di pioggia. Anche nel 1971 il modello di Zuffenhausen regalò le attese gioie, consegnando alla casa madre un altro titolo Marche, con otto successi su dieci gare. A Le Mans vinsero Gijs van Lennep e Helmut Marko che, con la 917, stabilirono un record battuto solo nel 2010: 222 km/h di velocità media e 5.335 chilometri percorsi.

Nello stesso anno un modello coupé a coda lunga stabilì il primato sul rettilineo Mulsanne, toccando i 387 chilometri orari. Le nuove disposizioni, che impedivano nel 1972 l’uso di vetture con cilindrata superiore a tre litri, orientarono Porsche a concentrare il suo interesse verso il Canadian American Challenge Cup (CanAm). Il modello turbocompresso da 1000 cavalli all’uopo allestito dominò la serie, trionfando a Road Atlanta, Mid Ohio, Elkhart Lake, Laguna Seca e Riverside. L’anno dopo, la 917/30 Spyder da 1200 cavalli fece la sua prima comparsa in gara.

La supremazia di questa creatura, guidata da Mark Donohue, fu così evidente che i regolamenti del campionato CanAm dovettero essere modificati per escluderla dai giochi nella stagione successiva. Gli esiti della ricerca tecnologica compiuta furono allora riversati sulle auto sportive da strada. Oggi la 917 è un oggetto di culto, venerato dagli appassionati Porsche, che farebbero follie per assicurarsene un esemplare. Le quotazioni sono stellari…

Fonte | Autoblog.com

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