L’autostrada A7 compie 80 anni
I 50 chilometri furono ultimati in soli 3 anni, grazie al lavoro di oltre 8.500 operai. Costò 210 milioni di lire dell’epoca.
Trenta viadotti, 11 gallerie e 329 fra ponticelli, sottovia e cavalcavia. Realizzati da 8.600 operai, tutti impegnati (nel momento di picco) per costruire quella che 80 anni fa era giustamente considerata un miracolo dell’ingegneria. L’autostrada Milano-Serravalle (A7) – recitava un comunicato dell’epoca – aveva “caratteri di eccezionale comodità […], sia per l’ampiezza delle curve (con raggi generalmente superiori ai 100m) […], sia per la larghezza della carreggiata (9 metri, oltre alle banchine)”. La valutazione appare oggi figlia dell’euforia e dell’ottimismo, giacché i 50 chilometri dell’A7 risultano tortuosi ed anche piuttosto impegnativi.
Nel 1935 era comunque la prima autostrada vera e propria, nonché la prima autostrada di montagna: in tre anni, dal 1932 al 1935, gli operati dovettero realizzare viadotti e gallerie per attraversare l’Appennino che separa la Liguria dalla pianura padana. L’autostrada entrò in funzione il 29 ottobre 1935, ma sabato 3 ottobre è stata organizzata una sfilata di veicoli d’epoca per rendere omaggio ai suoi primi 80 anni di vita. Le origini della Milano-Serravalle vanno datate al 1932, quando il regime fascista commissionò i primi studi di fattibilità ed accordò pochi mesi dopo il benestare per l’inizio dei lavori.
Il sito Alessandria News riporta che il costo complessivo fu pari a 210 milioni di lire dell’epoca (220 milioni di euro al cambio odierno), equivalente a 4,4 milioni di euro al chilometro. La paga per un manovale era di 1,42 lire all’ora (12,75 lire per una giornata di nove ore), insufficiente anche per gli anni ’30: la cifra era pari a 14 euro odierni. Le infrastrutture e 39 chilometri di muri di sostegno sono tuttora in esercizio, nota di merito per gli ingegneri dell’epoca ma argomento di biasimo per le amministrazioni contemporanee. L’autostrada si chiamava “Autocamionale Genova – Valle del Po” e venne aperta alla presenza del re Vittorio Emanuele III, insieme ad una quantità mai vista prima di autorità e gerarchi. Tutti ovviamente giunti sul posto in auto.