Ferrari 312 PB: auto da gara regina del motorsport
Una “rossa” protagonista di una stagione 1972 davvero indimenticabile. Scopri le caratteristiche e le imprese sportive della Ferrari 312 PB.
La Ferrari 312 PB è una vettura eclettica, spinta da un affidabile propulsore di Formula 1 (quello della 312 B2) opportunamente adattato. Si può dire che sotto l’abito si nasconda una monoposto. Anche il cambio e le sospensioni sono mutuate dai bolidi a ruote scoperte.
Quest’auto da gara sfrutta le conoscenze tecniche ed aerodinamiche acquisite coi prototipi precedenti, in particolare con la serie 512. Il suo vero nome è 312 P, ma l’esigenza di distinguerla dal modello nato nel 1969 e caratterizzato dalla stessa denominazione, spinge alcuni cronisti ad aggiungere la lettera B di boxer alla sigla, così impropriamente storpiata in P/B.
La Ferrari 312 PB ostenta una linea rabbiosa ed eccitante, densa di vitalità agonistica. Sembra la lama di un rasoio ed è una bella Sport. I tratti spigolosi enfatizzano la sua grinta. È una creatura rigorosa e ben curata nella sua semplicità funzionale, che ne rappresenta uno dei tanti pregi.
Il motore centrale da 3 litri (a V di 180°) esprime un’ottima coppia motrice. Sviluppa la straordinaria potenza di 450 cavalli a 11.200 giri al minuto ed ha un baricentro basso e vantaggioso. Questa sua essenza convince Mauro Forghieri ad impiegarlo sui campi di gara.
Straordinaria la musicalità meccanica della 312 PB, frutto della deliziosa orchestra a 12 cilindri contrapposti che ne anima l’azione. Fra i punti di forza dello chassis spicca l’elevata robustezza strutturale. La forsennata corsa di questo prototipo è rallentata da vigorosi dischi autoventilanti, che svolgono egregiamente il loro lavoro.
La vettura vanta dimensioni compatte e gode di un peso ridotto, grazie al lavoro svolto per il suo contenimento. Sarà prodotta in 14 esemplari. La Ferrari 312 PB aderisce alle nuove disposizioni della Commissione Internazionale che, a partire dal 1972, vuole come protagoniste del Campionato Marche le sole Sport da 3 litri.
È un’auto maneggevole e facile da guidare, con una fantastica tenuta di strada. Il suo debutto avviene alla 1000 km di Buenos Aires del 1971, dove coglie un ottimo secondo posto in qualifica, ad appena 4 centesimi dalle grosse Porsche 917, che in gara sfida senza timori reverenziali. Ma la prova sarà listata a lutto dal drammatico incidente occorso al povero Ignazio Giunti.
Varie magagne segneranno la sua tabella di marcia durante l’anno. La barchetta del “cavallino rampante” è costretta al ritiro, spesso quando conduce le danze, magari dopo aver dominato anche le qualifiche. Nonostante le avversità, riesce ad emergere nei confronti della Sport di Stoccarda in quei contesti dove prevalgono tenuta e maneggevolezza.
La tribolata stagione si chiude con una doppietta alla 9 Ore di Kyalami, con Regazzoni e Redman davanti a Ickx e Andretti. È il preludio di una nuova fase all’insegna della gloria. Il fulgore arriva infatti nel 1972, quando le 312 fanno incetta di successi. La “rossa” non accusa più i problemi di gioventù, ed è un’arma collaudata e robusta. Oltretutto migliorata nel telaio e nell’aerodinamica.
In gara non ci sono più i prototipi da 5 litri, esclusi dal nuovo capitolato sportivo. Il bolide di Maranello fa suo un incredibile en-plein, conquistando tutte le gare alle quali partecipa. Dodici vittorie su dodici prove disputate, dieci delle quali valide per il Mondiale. Spesso sono splendide doppiette. Ancora più vistoso il dominio alla 1000 Km di Zeltweg, in Austria, dove la 312 PB riesce ad occupare le prime quattro posizioni nella classifica finale.
Per la Ferrari è la conquista dell’ennesimo Trofeo Costruttori, il tredicesimo della ricca carriera. L’auto emiliana continuerà a correre nel 1973, vincendo a Monza e al Nürburgring. Arriva il momento del congedo ufficiale della casa di Maranello dalle gare di durata, che tanto lustro hanno regalato alla sua nobile storia!