Gabriel Garko è Rodolfo Valentino su Canale 5: gli anni di Itala e del trionfo nel Raid Pechino – Parigi del 1907
Negli anni del divo del cinema muto, l’Italia assiste alla nascita della Fabbrica torinese Itala e si esalta per la vittoria nel Raid Internazionale da 16 mila chilometri.
Il 17 e il 22 aprile sera, Canale 5 proporrà la fiction “Rodolfo Valentino la leggenda”, con il sex-symbol Gabriel Garko che interpreta il divo del cinema muto, nato in Puglia, a Castellaneta, il 6 maggio del 1895 e morto per una peritonite il 23 agosto 1926 a New York. Due serate che vedranno sicuramente in prima fila, davanti alla tv, il mondo femminile che adora Garko così come succedeva all’inizio dello scorso secolo con Rudy Valentino.
Per il mondo dell’automobile, specialmente italiana, quelli sono stati anni ruggenti. A Torino, stessa città di nascita di Gabriel Garko, vide la luce nel 1904 la Itala Fabbrica Automobili. Una fabbrica che a lungo è stata la seconda per importanza in Italia e che, tra gli altri, aveva tra i clienti i regnanti e i potenti dell’epoca. Nel 1906 debuttò, vincendola, nella Targa Florio, ma è del 1907 l’impresa rimasta negli annali: il successo nel Raid Pechino – Parigi, con grande vantaggio su tutte le rivali.
Una corsa che vide salire, sul modello 35/45 HP, il principe Scipione Borghese insieme al pilota – meccanico Ettore Guizzardi e al passeggero giornalista del Corriere della Sera, Luigi Barzini senior. Quest’ultimo, a proposito di questa esperienza, scriverà un diario nel libro: “La metà del mondo vista da un automobile”. Cinema, letteratura e mondo dell’auto che si intrecciano, dunque.
Italia è vissuta quasi quanto Rodolfo Valentino. Nel 1929, infatti, a causa di una crisi finanziaria, si fuse con le Officine Metallurgiche e Meccaniche di Tortona, assumendo la nuova ragione sociale Itala S.A. Nel 1931, poi, la società venne messa in liquidazione, per chiudere nel 1934 sotto il nome di Italia SACA. Dopo aver fatto la storia di quell’Italia.
Ma qualche parola in più merita sicuramente il raid internazionale Pechino – Parigi, attraverso 16 mila chilometri. Cinque gli equipaggi al via, tutti europei: un triciclo Contal dalla Francia, due De Dion-Bouton, anch’esse dalla Francia, una Spyker olandese, Itala dall’Italia. Quest’ultima, su intuizione del principe Borghese, si presentò con assi asportabili al posto dei parafanghi, da impiegare come rampe per gli ostacoli, e pneumatici anteriori e posteriori delle stesse dimensioni, da renderli intercambiabili e ridurre le scorte. E ancora: Borghese volle un’auto più pesante delle altre, ma anche molto più potente.
I 40 cavalli dell’Itala con la sua tonnellate e mezzo di peso permisero all’auto torinese di superare gli ostacoli più duri e di filare veloce dove il tracciato lo consentiva. Le De Dion-Bouton, con soli 10 cavalli, persero terreno dal primo giorno; la Spyker, con i 15 cavalli, arrivò seconda ma con venti giorni di distacco; il triciclo Contal si perse nel deserto del Gobi, ma i nomadi mongoli salvarono l’equipaggio. Due curiosità: la Pechino – Parigi fu già una guerra tra sponsor. Pirelli (che equipaggiò l’Itala) e Dunlop fecero a gara per rifornire di pneumatici di ricambio gli equipaggi.
A Mosca, Itala arrivò con un gran vantaggio, tanto che Borghese decise di passare da San Pietroburgo – allungando di mille chilometri il percorso – per assistere al gran ballo.