Wiesmann: la nostra visita alla fabbrica di Dulmen
La nostra visita alla fabbrica Wiesmann di Dulmen.
La fabbrica Wiesmann di Dulmen racchiude i segreti di uno fra i costruttori artigianali più irresistibili dell’attuale panorama automobilistico. Le 200 vetture prodotte ogni anno sono personalizzabili secondo le più recondite volontà.
Il dipendente che ci accompagna nel percorso guidato quasi lo sussurra.”Fra gli oltre 10.000 colori disponibili c’è anche il Rosso Maranello”. Scusi, può ripetere? “Si si, proprio il Rosso Maranello. Ai nostri clienti offriamo qualsiasi possibilità di scelta”. Fra le quasi 200 Wiesmann che ogni anno escono dalla fabbrica di Dulmen c’è quindi la possibilità di vederne una anche nel tradizionalissimo Rosso Ferrari. Magari con interni gialli, rosa o verdone, perché i 100 dipendenti hanno facoltà di soddisfare anche le più recondite e inconfessabili fantasie degli acquirenti. A patto che questi paghino in anticipo il 20% della cifra totale – scherzetto da almeno 30.000 euro –, condizione necessaria per vedere accettato l’ordine e per immergersi in quell’arcobaleno di possibilità che solo un marchio dall’impostazione artigianale può garantire.
Siamo a Dulmen, nella Germania occidentale, a circa un’ora di macchina dalla più nota Dusseldorf. Siamo a Dulmen perché qui ha origine il microcosmo Wiesmann, azienda fondata nel 1988 dai fratelli Martin e Friedhelm Wiesmann. Nella cittadina tedesca è anche presente l’unica fabbrica del marchio, che abbiamo visitato a pochi mesi dal 25° compleanno di una fra le realtà più affascinanti e seducenti dell’intero panorama automobilistico, che non è intervenuta al salone di Parigi con il dichiarato obbiettivo di presentarsi in piena forza alle future rassegne continentali. È tuttavia sbagliato pensare che a Munster regni calma piatta, visto che in Wiesmann hanno garantito che la nuova MF3 verrà esposta fra circa 18 mesi al salone di Ginevra 2014. Ma stavano raccontando dei fratelli Martin e Friedhelm…
I due adorano le automobili – in particolar modo le spider inglesi – e sono cresciuti in una famiglia in cui le quattro ruote forniscono argomenti di discussione persino a tavola. I genitori infatti gestiscono un concessionario. Secondo voi vendono supercar? Niente affatto. BMW? Non da subito. Forse Mercedes? Siete ancora lontani… I coniugi Wiesmann sopravvivono grazie alle Fiat, marchio poi salutato in favore delle più remunerative BMW. Ed è proprio verso Monaco che i due fratelli guardano per realizzare quell’idea che tanto li stuzzica: creare una spider moderna e retrò, sportiva ma usabile tutti i giorni, artigianale ed affidabile. La prima vettura fu realizzata nel garage della loro casa. Venne chiamata MF (iniziali di Martin e Friedhelm) ed è una roadster dal fascino inconfondibilmente retrò, filante e compatta, appoggiata su generosi cerchi in lega. Resta ora da trovare un emblema. I due scelgono un geco, animaletto dall’espressione un po’ stralunata ma incollato alle superfici su cui zampetta. Ed è proprio così che lo disegnano, prima nel logo e poi addirittura sul tetto della fabbrica.
I fratelli Wiesmann guardano – come detto – verso Monaco e si rivolgono proprio a BMW per ottenere i principali componenti meccanici. L’Elica dapprincipio rigetta ogni possibile richiesta di collaborazione, poi addolcisce le proprie convinzioni ed acconsente a fornire motori, cambi, freni ed altri particolari. Nasce quindi la prima MF30, con motore 6 cilindri in linea da 231 CV, accreditata di una velocità massima pari a 230 km/h e di uno 0-100 km/h in 5.9 secondi. Il primo esemplare venduto venne scelto di colore rosso. Era il 1995. Diciassette anni dopo Wiesmann è un marchio pressoché immutato, dall’impronta sempre artigianale, che sviluppa due linee prodotto e concede ai suoi clienti pressoché qualsiasi possibilità di scelta. La MF3 (ormai fuori produzione) utilizzava un motore 6 cilindri in linea ed un telaio in acciaio, mentre le MF4 (4.4 da 407 CV) ed MF5 (4.4 da 555 CV) impiegano un motore V8 sovralimentato e dispongono di una più raffinata monoscocca in alluminio.
Entrambe poi vantano un corpo vettura in fibra di vetro – ma nel futuro non si esclude l’utilizzo di fibra di carbonio… – e richiedono un processo produttivo lungo ben 350 ore, di cui si occupano due tecnici per ogni vettura: entrambi curano tutte le fasi di produzione, assemblando come tasselli di un puzzle quei carissimi desideri che ogni proprietario indicherà in fase d’ordine. Ciascun modello può essere equipaggiato con un impianto frenante in carbo-ceramica (14.000 euro), vengono applicati 30 metri quadri di pellami disponibili in 400 differenti colorazioni ed è possibile scegliere 10.000 e più vernici che rendono ogni vettura differente da quella appena costruita. BMW si ‘limita’ a fornire il cambio, alcune parti dello chassis ed i motori, che restano tassativamente in configurazione stock “perché non avvertiamo l’esigenza di modificarli. Sono già perfetti così”.
Talmente perfetti che non vi è la benché minima intenzione di sciogliere la collaborazione, nemmeno di fronte ad offerte più allettanti. Anzi, è la stessa Wiesmann a doversi mettere in guardia. Rolf Haferkamp, amministratore delegato, si è premurato nel rivelare che non vi saranno modelli diesel, ibridi o con trazione integrale. “I nostri modelli futuri cambieranno solo in qualche dettaglio, specie a livello stilistico”. Come biasimarlo. Del resto le Wiesmann sembrano tutte nate ieri…