Rubrica Amarcord: Citroën GS
Recensione della Citroën GS.
Citroën, nella nostra Rubrica Amarcord, è già stata protagonista con la gamma DS (1955-1975) e con le CX. Ora focalizzeremo la nostra attenzione sulla Citroën GS, nata dalla penna di Robert Opron e presentata per la prima volta nel 1970. Le originali linee di questa vettura trovano nei fari dalle dimensioni generose e nella calandra trapezoidale con griglia a nido d’ape gli elementi caratteristici dell’anteriore mentre al posteriore predomina l’ampio lunotto, molto inclinato. Nell’abitacolo i dettagli di maggior spicco sono rappresentati dal classico volante monorazza e dalla particolare plancia dotata di un quadro strumenti con tachimetro a tamburo rotante. Inizialmente è disponibile nella sola versione berlina, nell’allestimento Comfort o Club.
Il cuore della GS è un quattro cilindri boxer raffreddato ad aria di 1015 cm3 che eroga una potenza di 55 CV DIN. A esso è abbinata una trasmissione manuale con cambio a quattro rapporti e un raffinato sistema di sospensioni idropneumatiche -derivato da quello utilizzato sulle DS- a quattro ruote indipendenti con barre antirollio, in grado di garantire un comfort che solo in poche potevano offrire: il sistema si basa su una pompa che invia olio in pressione a sfere contenenti azoto, e una membrana che lo separa dal circuito idraulico. Il gas (comprimibile) funziona da molla, mentre il fluido (incomprimibile) controlla le reazioni. Un’altra caratteristica meccanica innovativa per i tempi è rappresentata dall’impiego di quattro freni a disco, una soluzione adottata da poche vetture appartenenti alla stessa categoria.
Il 1971 è l’anno della GS Convertisseur, equipaggiata con un cambio semiautomatico a tre rapporti e svelata al pubblico durante il Salone di Ginevra , e della Break. Quest’ultima è la variante familiare ed è disponibile sia nella versione a tre porte sia in quella a cinque. In seguito a una serie di piccole problematiche presentatasi sui primi modelli, già nel 1972 la Casa francese durante il Salone di Parigi presenta la gamma rivisitata. Durante la kermesse francese debutta anche la GS 1220, mossa da un propulsore di 1222 cm3 (derivato da 1015 cm3) che eroga 65 CV e raggiunge una velocità massima di circa 150 km/h, offerta nell’allestimento Confort, Club o Convertisseur.
Al Salone di Francoforte del ’73 viene presentata la GS Birotor. La vettura adotta una particolare soluzione meccanica in quanto è spinta da un motore Wankel rotativo. Il propulsore è composto da due rotori di 995 cm³ l’uno (per un totale di 1990 cm³) in grado di fornire 107 CV e spingere l’auto a una velocità di punta superiore ai 170 km/h. Una serie di problematiche, abbinata alla crisi economica di quel periodo limitarono la produzione a soli 847 esemplari.
Nuovi modelli in vista…
L’anno successivo, assieme alla GS Special, arrivano tre nuove versioni: GSX, GSX 2 e GSX Pallas. La GSX è spinta dal motore di 1015 cc mentre la GS X2 utilizza il 1222 cc e raggiunge i 157 Km/h. La Pallas, infine, rappresenta la variante meglio rifinita ed è disponibile solo con propulsore 1.2. Sempre nel ’75 esce dai listini la controversa Birotore assieme alla 1220 Special.
Qualche mese più tardi, invece, la Convertisseur lascia il posto alla C-matic mentre la Service e la Break 1220 Special scompaiono anch’esse dai listini. Nel 1976 in seguito a un restyling nasce la seconda generazione. Le principali modifiche estetiche riguardano la mascherina, le luci posteriori ridisegnate e una nuova fascia cromata sul cofano posteriore. All’interno spicca un’inedita plancia abbinata a nuovi rivestimenti.
Bisogna ricordare che questo lifting interessò tutta la gamma tranne la Special, che rimase invariata. Una news di “sostanza”, e non d’apparenza, è rappresentata dal ritorno in commercio della versione commerciale, ora chiamata GS Entreprise. Nel ‘77 esce di scena il 1015 cc e debutta un 1129 cc, in grado di sviluppare una potenza di 56 CV, mentre l’anno successivo esordisce la GS X3 (equipaggiata con il 1299 cc da 65 CV ) che manda fuori produzione la X2.
La GS cambia nome
Nel 1979 la GS cambia nome in GSA e si rinnova in alcuni particolari che comprendono l’adozione del portellone posteriore, paraurti in plastica, profili laterali in gomma, nuovi gruppi ottici posteriori e una diversa mascherina. La novità di maggior rilevanza negli interni riguarda la strumentazione a tamburo rotante con dei satelliti ai lati del volante, che racchiudono i comandi secondari.
Gli allestimenti disponibili nel nostro Paese sono tre: Club, Pallas e X3. Quest’ultima, a differenza delle altre due, offre un cambio a cinque rapporti. A livello meccanico, l’intera gamma monta il 1.3 da 65 CV -ad eccezione della GS Special che riamane in produzione con il suo 1129 cc- e le sospensioni idropneumatiche presentano alcuni aggiornamenti.
Gli ultimi cambiamenti
Nel 1980 la GSA Spécial sostituisce la GS Special, da cui eredita il propulsore, e può essere ordinata con un cambio a cinque rapporti. Due anni dopo la francesina adotterà un nuovo motore chiamato ECO. Si tratta del già noto 1.3 da 65 CV sottoposto, per l’occasione, a corpose modifiche volte a migliore il rendimento e al tempo stesso abbassare i consumi senza tuttavia intaccare le prestazioni.
Nel 1983 avviene l’ultimo ampliamento della gamma con la X1, un vettura nata da un mix fra la Special e l’X3. Nello stesso anno, però, la gamma perde la Club e l’X3, mentre la Break si può ordinare solamente nell’allestimento Special. Usciranno poi di scena la Pallas e la stessa X1 seguite poi dalla Special e dalla GSA, che nel 1985 chiuderanno definitivamente la carriera della GS dopo quindici anni e circa 2,5milioni di esemplari prodotti.