Della Valle contro Marchionne: improvvisati che ci prendono in giro
Vivace dibattito intorno a Fiat: Diego Della Valle accusa l’ad Fiat Sergio Marchionne. Governo e Sindacati esigono chiarezza dal numero 1 del gruppo Fiat-Chrysler circa il progetto “Fabbrica Italia”
24 Settembre: Nuova fiammata nella polemica tra Della Valle e la Fiat durante un convegno dell’università Bocconi a Milano in cui era presente anche il ministro Passera.
Della Valle continua a picchiare duro contro la Fiat, e lo fa in occasione di un convegno dell’università Bocconi a Milano in cui era presente anche il ministro Passera.
Questi improvvisati della Fiat ci vogliono raccontare perchè non fanno automobili in Italia. La banalità è tale che l’indisponenza viene perchè ci si vuole prendere in giro con argomenti non convincenti
Ma non solo:
(la Fiat è stata presa) con le mani nella marmellata perchè se ne voleva andare, con gli uffici stampa che lavorano più degli uffici progettazione
Vogliono spiegare a noi imprenditori seri che non si può innovare in tempo di crisi e non si possono fare nuovi prodotti, mentre noi resistiamo solo perché innoviamo. Qualcuno in maniera molto elegante venerdì scorso con un comunicato stampa ha detto che non avrebbe rispettato più nulla: vorrei chiedere loro se trovano elegante questo modo di fare.
Della Valle, oltre ad essere presidente e amministratore esecutivo di Tod’s, siede nel consiglio di amministrazione di: Assicurazioni Generali Spa, RCS MediaGroup, Compagnia Immobiliare Azionaria – CIA Spa, Marcolin Spa, Ferrari S.p.A., LVMH Moet Hennessy Louis Vuitton e Le Monde Europe S.A.
Nel frattempo, il Ministro del Lavoro Elsa Fornero ed il Ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera, hanno convocato i sindacati per mercoledì alle 10.30. Oggetto dell’incontro “le problematiche del gruppo Fiat”.
23 e 22 Settembre: Fiat incontra il Governo
23 Settembre: Il Lingotto promette di sbloccare i 20 miliardi destinati a Fabbrica Italia quando il mercato darà segni di ripresa e chiede un sostegno per la produttività.
21 Settembre: l’a.d. Fiat Sergio Marchionne incontrerà il Primo Ministro Mario Monti, sabato 22, ore 16, a Palazzo Chigi. Lo ufficializza una nota diffusa dalla Presidenza del Consiglio che specifica che al meeting parteciperanno, per il governo, anche il Ministro per lo Sviluppo Economico Passera e il Ministro del Lavoro Fornero mentre, per il Lingotto, il presidente Elkann. Con l’occasione occasione – ha assicurato Marchionne – verrà fornito il quadro informativo sulle prospettive strategiche del gruppo Fiat, con particolare riguardo all’Italia.”Andremo sabato a Palazzo Chigi, ma nessuno nel governo l’ha chiamata convocazione. Avremo un incontro come ne abbiamo avuti tanti in passato”, ha detto John Elkann.
Quest’ultimo ha anche assicurato che “la famiglia Agnelli è assolutamente in sintonia”. “Siamo tutti estremamente uniti e il nostro sostegno a Marchionne è grandissimo”, ha specificato Elkann. Il presidente della Fiat ha poi replicato alle parole pronunciate da Diego Della Valle, durante il suo intervento in una nota trasmissione televisiva: “Non capisco il livore che lo anima. Sono stupito che alla sua età e con le aspirazioni che ha agisca in modo così irresponsabile”. Ma Elkann non si sbilancia sul futuro di Fiat in Italia: “Il contesto in cui ci muoviamo è difficile, quindi dovremo tenerne conto per gli investimenti. Faremo scelte oculate”.
Intanto il Partito Democratico torna a far sentire la sua voce sulla questione attraverso la senatrice Annamaria Carloni: “Con le sue parole Marchionne dichiara che la Fiat potrà restare in Italia grazie ai profitti realizzati in altri Paesi, ma non ci dice perché gli stabilimenti italiani abbiano perso centralità nel progetto Fiat. Sicché tutte le domande sulla valenza di ‘Fabbrica Italia’ restano senza risposta”. Annamaria Carloni è anche la prima firmataria dell’interrogazione parlamentare che il PD ha intenzione di sollevare sulla questione Fiat. “Bisogna fare presto – conclude la Carloni – per scongiurare che la tensione tra i lavoratori arrivi a livelli incontrollabili”
Più duro nel giudizio sulle parole di Marchionne Giorgio Airaudo, responsabile auto della Fiom: “Quelle di Marchionne non sono rassicurazioni, è solo un modo per prendere tempo . Non è la prima volta che dice che mantiene gli stabilimenti in Italia con le vendite ed i profitti fatti all’estero quindi penso che sia sempre più urgente che questo Paese stabilisca un patto con la Fiat, serve un accordo e solo il governo può farlo. Serve uno dei tanti accordi che la Fiat ha fatto in giro per il mondo”.
Scettica anche Susanna Camusso, Segretario Generale della Cgil: “Marchionne ha tenuto una posizione molto difensiva, nella quale, però, non dà le risposte di cui il Paese ha bisogno. Il tema non è fare promesse, non ci si basa su questo. Basta guardare alla sequenza delle cose che in questo lungo periodo Marchionne, in varie occasioni, ha detto: il tema, ancora una volta, è che non dice verso dove vuole investire, in che tempi e con quali caratteristiche. Le promesse, senza questi numeri, senza questi dati, non servono. Se c’è la crisi e tutto si azzera vuol dire che siamo in assenza di un piano industriale e – ha concluso – quindi è legittimo chiedergliene uno”.
Secco il segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini: “La Fiat ha in mente di andarsene dall’Italia. Il problema è ben più grave dell’ipotesi della chiusura di uno stabilimento. Allo stato attuale vuole non investire in Italia e questo comporta il rischio che l’intero settore auto salti. Il problema è impedire che ciò avvenga”.
“Al punto in cui siamo arrivati non conta dire ‘noi l’avevamo detto’, come non dovrebbero bastare delle semplici rassicurazioni da parte dell’ad della Fiat, Sergio Marchionne. Il governo Monti à già stato troppo attendista, ora deve fare come San Tommaso: pretendere di vedere, nero su bianco, il progetto Fabbrica Italia per poi riferire alle Camere”, ha detto Felice Belisario, Capogruppo dell’Italia dei Valori a Palazzo Madama. “Il governo la smetta di fare melina – ha affermato il leader dell’Idv, Antonio di Pietro – e chieda a Fiat un piano industriale credibile e risposte certe sul futuro occupazionale degli stabilimenti italiani”.
Per il Vice Presidente del Csm, Michele Vietti, “Fiat vuol dire Fabbrica italiana automobili Torino: non è solo tradizione è un grande patrimonio di competenza e conoscenze tecniche, di know how che tutto il mondo ci invidia. Questo non lo dobbiamo e possiamo perdere. La Fiat come tutti gli imprenditori deve fare i conti con la crisi, le difficoltà del mercato. La gente, dell’automobile continuerà ad avere bisogno. Mi auguro dunque che la Fiat sia concorrenziale e che ci sia un contesto favorevole per mantenere qui in Italia i suoi investimenti e la produzione”.
Il segretario della Lega Nord, Roberto Maroni, ha invece affermato: “Siamo preoccupati e guardiamo con grande attenzione, e con fiducia, al futuro della Fiat. Abbiamo organizzato gli Stati Generali al Lingotto proprio perché il Lingotto ha rappresentato per tanti anni il simbolo dell’eccellenza dell’imprenditorialità e dell’industria italiana. E oggi rappresenta la crisi di tutto il settore”. Per il Deputato Gianni Fava, Responsabile Federale del Dipartimento Sviluppo Economico della Lega Nord “il gruppo Fiat ha il dovere morale di proporre soluzioni che non possono certo limitarsi alla presa d’atto delle difficoltà di mercato, ma che al contrario puntino al rilancio di un’azienda che più di tutte ha beneficiato del sistema”.
“La Fiat ha avuto dallo Stato Italiano otto miliardi di contributi in 30 anni: ora non può dire semplicemente ‘arrivederci e grazie”, sostiene il presidente dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: “Il management della Fiat ha ammesso il fallimento delle proprie scelte industriali e commerciali in Italia e in Europa e non si è dimostrato all’altezza”.
Cosa è successo Martedì 18 settembre
E’ il giorno della replica di Sergio Marchionne: l’ad Fiat risponde tramite un noto quotidiano nazionale alle accuse formulate da Diego Della Valle e da le prime garanzie al Governo ed ai Sindacati. Intanti ieri sera, ospite di una trasmissione tv, Della Valle è tornato all’attacco, stavolta della famiglia Agnelli.
“Io non ho mai parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andar via”. Con queste parole Sergio Marchionne getta acqua sul fuoco delle polemiche nate nei giorni scorsi intorno allo stop sul progetto Fabbrica Italia. L’ad Fiat ha specificato che: “L’Italia dell’auto è precipitata in un buco di mercato senza precedenti. Solo un anno fa il Paese era fallito. Non mollo. Mi impegno, ma non posso farlo da solo. Ci vuole un impegno dell’Italia”. E riferendosi al mercato sottoline come nel nostro Paese “abbiamo perso di colpo quarant’anni” e qualcuno “vorrebbe che la Fiat si comportasse tranquillamente come prima? O è un’imbecillità pensare a questo, o è una prepotenza, fuori dalla logica”.
L’ad di Fiat replica anche alle critiche formulate dal numero 1 di Tods, Diego Della Valle. “Tutti parlano a cento all’ora, perché la Fiat è un bersaglio grosso, più delle scarpe di alta qualità e alto prezzo che compravo anch’io fino a qualche tempo fa: adesso non più. Ci sarebbe da domandarsi chi ha dato la cattedra a molti maestri d’automobile improvvisati. Ma significherebbe starnazzare nel pollaio più provinciale che c’è. Fintanto che attaccano me, nessun problema. Ma lascino stare la Fiat. E anche la parola cosmopolita non è una bestemmia”.
Il manager italo-canadese si è inoltre dichiarato disponibile ad un incontro con il Ministro del Lavoro Elsa Fornero e con il Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera; tuttavia Marchionne è convinto che “sopravvivere alla tempesta con l’aiuto di quella parte dell’azienda che va bene in America del Nord e del Sud, per sostenere l’Italia, sia un discorso strategico”. “Fiat – osserva Marchionne – sta accumulando perdite per 700 milioni in Europa, e sta reggendo sui successi all’estero. Sono le due uniche cose che contano. Se vogliamo confrontarci dobbiamo partire da qui: non si scappa”. Il progetto Fabbrica Italia era basato “su cento cose, la metà non ci sono più. Io allora puntavo su un mercato che reggeva, ed è crollato, su una riforma del mercato del lavoro, e ho più di 70 cause della Fiom. Tutto è cambiato. E io non sono capace di far finta di niente. Anche perché puoi nasconderli, ma i nodi prima o poi vengono al pettine. Ecco, siamo in quel momento. Io indico i nodi: parliamone”.
“Chi se la sentirebbe di investire in un mercato tramortito dalla crisi, se avesse la certezza non soltanto di non guadagnare un euro ma addirittura di non recuperare i soldi investiti? Con nuovi modelli lanciati oggi spareremmo nell’acqua: un bel risultato”. E spiega: “Se io avessi lanciato adesso dei nuovi modelli avrebbero fatto la stessa fine della nuova Panda di Pomigliano: la miglior Panda nella storia, 800 milioni di investimento, e il mercato non la prende, perché il mercato non c’è. Le prospettive per le vendite – afferma Marchionne – non sono buone; non vedo niente”. Secondo l’ad, il mercato rimarrà in questa situazione “fino al 2014. Per questo investire nel 2012 sarebbe micidiale”.
Ieri sera intanti il patron della Tod’s, ospite dell’Infedele su La7, è tornato sulla questione. Questa volta nel suo mirino è finita la famiglia Agnelli, la quale “dovrebbe mettere le mani in tasca, evitare di farsi dare dei dividendi come fanno tutti gli imprenditori seri quando le loro aziende hanno dei problemi. E investire quello che serve nell’azienda. Non è una famiglia normale, dal governo italiano, dai cittadini e dagli stessi lavoratori che ora rischiano il posto di lavoro ha avuto un gradissimo aiuto negli ultimi decenni, hanno preso molto, hanno fatto in modo che la politica gli desse quello che volevano. Hanno degli obblighi nei confronti del Paese e il dovere verso i lavoratori di fare tutto il possibile per la gente che lavora nelle loro aziende. Quello che si percepisce invece è che, dopo averla sparata grossa, se ne stanno andando alla chetichella”. Poi la stoccata finale: “La Famiglia Agnelli torni a fare quello che ha sempre che ha sempre saputo fare meglio: sciate, veleggiate, belle passeggiate e golf. E lasci i problemi dell’Italia alle persone serie”.
Ma Della Valle se l’è presa anche col silenzio di Marchionne (rotto stamane) e con la Fornero: “C’è un governo che vuol sapere delle cose, sento addirittura di un ministro che aspetta trepidante accanto al telefono, ma questo è il modo di avere rispetto per il Paese? Questo è il modo per dimostrare correttezza. Ma questi signori cosa pensano di fare in Italia, cosa pensano di essere in Italia?”. Della Valle ne ha pure per il presidente Fiat, John Elkann.”Credo sia un ragazzo giovanissimo che ricopre un ruolo che non ha l’esperienza di poter ricoprire, e che lo porta anche a fare degli errori. Ma mi costa fatica discutere con un ragazzo che potrebbe essere mio figlio. Purtroppo oggi in quella famiglia c’è lui e bisogna parlare con lui. Avrei preferito parlare con suoi parenti e mi sarei sfogato magari di più”.
Al governo Della Valle manda un messaggio: “Intervenga, o presto ci saranno delle rogne”. Poi una critica da molti letta come un attacco personale a Corrado Passera. “Nel governo Monti ci sono ministri tecnici che comunque puntano ad un futuro nella politica, e per questo non fanno nulla di quello che serve per mantenersi simpatie a destra, a sinistra, al centro”.
I fatti di Lunedì 17 Settembre
Il Ministro del Lavoro Elsa Fornero torna alla carica sul caso “Fabbrica Italia”, ribadendo la necessità di un incontro urgente con l’ad Fiat Sergio Marchionne, il quale “non può tirarsi indietro” ed ha “il dovere di spiegare quali sono le sue strategie per l’Italia”. Ed intanto anche altre firme sindacali chiedono chiarimenti al Lingotto…
Elsa Fornero vuole incontrare al più presto Sergio Marchionne ed assicurarsi che nei piani di sviluppo Fiat siano ancora considerate le fabbrica presenti nel nostro Paese: “La Fiat è ormai una multinazionale. Ma è anche una grande industria italiana. Per questo, Marchionne ha il dovere di spiegarci quali sono le sue strategie per l’Italia. Aspettiamo sue notizie nei prossimi giorni. Io ho molte cose da chiedergli. E l’attesa non può essere eterna.Il governo non può imporre le sue scelte a un’impresa privata. Non possiamo “convocare” l’amministratore delegato al ministero. Ma all’amministratore delegato abbiamo chiesto un impegno preciso: ci dica come intende cambiare i contenuti del piano Fabbrica Italia. Ci dica se e come sono state modificate le strategie di investimento del gruppo nel nostro Paese. Ci dica se e come sono mutati gli impegni occupazionali negli stabilimenti attivi sul territorio nazionale. Marchionne non può tirarsi indietro. Lo deve non tanto e non solo al governo e ai suoi azionisti, ma soprattutto ai lavoratori della Fiat, e a migliaia di famiglie che vivono grazie alla Fiat. E lo deve anche all’Italia. A noi sta a cuore che la Fiat difenda e rilanci la sua produzione e i suoi investimenti in Italia.Io ho parlato più volte con Marchionne. Ci avevo parlato prima dell’estate, e ci ho parlato di nuovo nei giorni scorsi. Dopo l’annuncio di venerdì, all’amministratore delegato ho chiesto un incontro urgente. Gli ho comunicato una serie di date. Mi ha risposto che era in partenza per gli Stati Uniti, e che mi avrebbe fatto sapere al suo rientro. Ma finora il mio telefono non ha ancora squillato. Sto aspettando sue notizie. E’ vero, finora le nostre richieste non hanno raggiunto risultati concreti. E questo è un problema che avvertiamo. Ma il Governo, in questi mesi e in queste ore, non è stato con le mani in mano. Contatti ci sono stati e ci sono, con il Lingotto. Corrado Passera si sta facendo carico del confronto sulle strategie industriali, io delle ricadute occupazionali. L’epoca dello Stato Padrone è finita da un pezzo, per fortuna. Il governo non può decidere dove una grande industria privata deve allocare le sue risorse. Ma la Fiat, che ha fatto tanto per l’Italia, ha anche delle responsabilità verso questo Paese. Vorremmo che ne tenesse conto, e che desse un segnale al più presto”. Il Governo appare quindi determinato a chiarire al più presto quale sarà il futuro di Fiat in Italia e soprattutto quale sarà il destino di dipendenti ed operai del Lingotto nel nostro Paese.
Intanto anche il resto del mondo sindacale ha reagito all’annuncio di Fiat circa l’arresto del progetto “Fabbrica Italia”. “Non possiamo accettare riduzioni della capacità produttiva. Noi crediamo ancora che la Fiat possa restare una casa automobilistica competitiva, ma perché ciò sia possibile bisogna crederci e fare gli investimenti necessari”. Parole del segretario generale della Uil, Luigi Angeletti che continua:”E’ evidente che siamo in una fase di crisi di mercato, ma in Italia, malgrado tutto, si produce un terzo delle auto che si comprano. In Europa la recessione ovviamente finirà”. Anche il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni vuole avere maggiori chiarimenti circa il destino di Fiat e dei suoi operai in Italia: “Un caso è sospendere i programmi, un’altra invece è cambiarli. Penso che Marchionne farebbe bene a chiarire il concetto e spiegare se il programma pattuito è sospeso solo fino a quando il mercato non inverte il trend. Oppure l’intenzione è quella di cambiare indipendentemente da come vanno le vendite”. La richiesta a Marchionne rimane sempre una anche per Bonanni: “Arrivare a un chiarimento pubblico con noi prima di presentare il piano a ottobre”.
Bonanni era stato fra i sostenitori dell’accordo firmato con la Fiat per la fabbrica di Pomigliano d’Arco, di cui non si pente: “Tra chiudere un’esperienza e aprirne una nuova c’è una differenza enorme. Si stava discutendo di come rilanciare un impianto e io, ancora oggi, attendo chiarimenti in merito. Un incontro servirà a mettere a nudo l’atteggiamento strumentale di molte persone. E’ arrivato il momento di far emergere in modo chiaro i soggetti che agiscono in malafede in questa triste storia, dimenticando che ci sono ampi territori italiani che vivono di quella produzione. La Fiat non è soltanto Torino ma anche gran parte del Centro sud”.
I fatti di Sabato 15 settembre
Nelle ultime ore si è acceso un vivace dibattito intorno a Fiat: le dichiarazioni di Diego Della Valle nei confronti dell’ad Fiat Sergio Marchionne, hanno scatenato una pronta reazione di Governo e Sindacati che ora esigono chiarezza dal numero 1 del gruppo Fiat-Chrysler circa il progetto “Fabbrica Italia”, apparentemente abbandonato dal colosso italo-americano.
Oggi il Ministro dello Sviluppo,Corrado Passera e la sua collega Elsa Fornero, Ministro del Lavoro hanno chiesto “chiarezza” alla dirigenza Fiat e rispetto degli impegni presi. Ma le tensione resta molto alta in attesa di un incontro tra le parti. Ecco come sono andati i fatti…
Fiat annuncia il definitivo dietro-front sul progetto “Fabbrica Italia”
In seguito alle richieste di alcuni esponenti del mondo politico e sindacale circa lo stato del progetto “Fabbrica Italia”, il Lingotto ha emesse 48 ore fa un comunicato in cui “ricorda che con un comunicato emesso il 27 ottobre 2011, aveva annunciato che non avrebbe più utilizzato la dizione Fabbrica Italia perché molti l’avevano interpretata come un impegno assoluto dell’azienda, mentre invece si trattava di una iniziativa del tutto autonoma che non prevedeva tra l’altro alcun incentivo pubblico. Da quando Fabbrica Italia è stata annunciata nell’aprile 2010 le cose sono profondamente cambiate. Il mercato dell’auto in Europa è entrato in una grave crisi e quello italiano è crollato ai livelli degli anni settanta. È quindi impossibile fare riferimento a un progetto nato due anni e mezzo fa. È necessario infatti, che il piano prodotti e i relativi investimenti siano oggetto di costante revisione per adeguarli all’andamento dei mercati”. In poche parole Fiat ha definitivamente confermato che ogni prospettiva di sviluppo circa il suddetto progetto risulta oggi datato ed inattuabile a cause delle avverse condizioni di mercato. “Fabbrica Italia” non è quindi un “impegno assoluto”, specie alla luce delle attuale situazione del mercato auto in Italia ed in Europa.
“In occasione dell’incontro con le Organizzazioni Sindacali, che si è tenuto a Torino il 1° agosto scorso – prosegue il documento – Fiat ha ribadito la delicatezza di questo periodo, di cui è impossibile prevedere l’evoluzione e che impone a tutti la massima cautela nella programmazione degli investimenti. Informazioni sul piano prodotti/stabilimenti saranno comunicate in occasione della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2012. Vale la pena di sottolineare che la Fiat con la Chrysler è oggi una multinazionale e quindi, come ogni azienda in ogni parte del mondo, ha il diritto e il dovere di compiere scelte industriali in modo razionale e in piena autonomia, pensando in primo luogo a crescere e a diventare più competitiva. La Fiat ha scelto di gestire questa libertà in modo responsabile e continuerà a farlo per non compromettere il proprio futuro, senza dimenticare l’importanza dell’Italia e dell’Europa”. Un “arrivederci e grazie” definitivo? Per Diego Della Valle, numero uno di Tod’s, certamente si…
Ma Della Valle non ci sta: “Il vero problema della Fiat è Marchionne”; Montezemolo tra incudine e martello
Per Diego Della Valle Marchionne ed Elkann sono dei “furbetti cosmopoliti”, responsabili delle difficoltà del Lingotto. E’ colpa loro se “continua questo ridicolo e purtroppo tragico teatrino degli annunci ad effetto da parte della Fiat, del suo inadeguato Amministratore Delegato e in subordine del Presidente. Assistiamo infatti da alcuni anni a frequentissime conferenze stampa nelle quali, da parte di questi Signori, viene detto tutto e poi il contrario di tutto, purché sia garantito l’effetto mediatico, che sembra essere la cosa più importante da ottenere, al di là della qualità e della coerenza delle cose che si dicono.
Ma si rendono conto questi supponenti Signori dello stato d’animo che possono avere oggi le migliaia di lavoratori della Fiat e i loro familiari di fronte alle pesanti parole da loro pronunciate e alle prospettive che queste fanno presagire? Duro il giudizio complessivo di Della Valle: “Marchionne e Company hanno superato ogni aspettativa riuscendo, con alcune righe (del comunicato sopra riportato ), a cancellare importanti impegni che avevano preso nelle sedi opportune nei confronti dei loro dipendenti, del Governo e quindi del Paese. Il vero problema della Fiat non sono i lavoratori, l’Italia o la crisi (che sicuramente esiste): il vero problema sono i suoi azionisti di riferimento e il suo amministratore delegato. Sono loro che stanno facendo le scelte sbagliate. o, peggio ancora, le scelte più convenienti per loro e i loro obiettivi, senza minimamente curarsi degli interessi e delle necessità del Paese. Paese che alla Fiat ha dato tanto, tantissimo, sicuramente troppo. Pertanto non cerchino nessun capro espiatorio, perché sarà solo loro la responsabilità di quello che faranno e di tutte le conseguenze che ne deriveranno.”
Ancora più aspra la conclusione dei numero uno di Tod’s: “Gli imprenditori italiani seri, che vivono veramente di concorrenza e competitività, che rispettano i propri lavoratori e sono orgogliosi di essere italiani, non vogliono in nessun modo essere accomunati a persone come loro”. Dichiarazioni importanti che hanno dato una decisa scossa al mondo politico e sindacale, ma che hanno trovato la pronta replica, del numero uno della Ferrari Luca Montezemolo, azionista di controllo assieme a Della Valle di Ntv e membro del cda di Fiat : “Espressioni come quelle usate da Diego sono assolutamente inaccettabili e non dovrebbero mai far parte di una dialettica tra imprenditor. Tanto più che coinvolgono imprenditori che in settori diversi affrontano una difficile competizione su mercati mondiali. Fiat, da una situazione di gravissima crisi, ha compiuto con successo un percorso difficile che l’ha portata a rafforzare la sua presenza internazionale, fondamentale per la sua sopravvivenza”.
Le reazioni dal mondo politico: Passera parla di responsabilità di Fiat verso il Paese, Fornero cerca incontro con Marchionne
“E’ giusto e importante fare chiarezza al mercato e all’Italia, ma il governo farà tutto ciò che è possibile per assicurare che le responsabilità che la Fiat ha nel nostro Paese siano chiarite e rispettate”. Queste le parole del Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera in merito alla questione “Fabbrica Italia”. Passera ha anche aggiunto che “l’attenzione sul settore auto e sulla Fiat è massima: ma Fiat è una società quotata che ha degli obblighi di comunicazione verso i mercati, quindi non è possibile fare una cronaca minuto per minuto di ogni contatto e di ogni telefonata. Vogliamo capire fino in fondo le implicazioni di una serie di annunci che si sono susseguiti e che non permettono ancora di comprendere le strategie di Fiat in Italia. Le scelte dell’azienda sono un tema da seguire fortemente per assicurare che l’Italia abbia il massimo ruolo nei piani di sviluppo di Fiat. Però non sarà certo il governo a sostituirsi alle responsabilità imprenditoriali e a prendere le decisioni di investimento dell’azienda”.
Anche il ministro del Lavoro Elsa Fornero vuole “approfondire con Marchionne cosa ha in mente per i suoi piani di investimenti per l’occupazione in questo Paese”. E ancora: “Non ho il potere di convocare l’ad di una grande azienda. Gli ho comunicato alcune date disponibili; bisogna parlare del futuro della Fiat che non interessa solo i suoi azionisti ma tutti i suoi molti lavoratori, le loro famiglie e il governo. Indagherò se i cambiamenti di investimento avranno ricadute occupazionali. Non ho il potere di convocare l’ad di una grande azienda. Gli ho comunicato alcune date disponibili.”
Il ministro ritiene che la responsabilità del management di una grande impresa “non è soltanto nei confronti degli azionisti ma in quelli più generali di tutti gli stakeholder; i lavoratori sono i primi e poi c’è la società tutta”. La Fornero ha poi indicato che “quando un’impresa è grande come la Fiat e per quanto la Fiat è stata per questo Paese, l’interesse del governo è molto elevato”.
Critico anche Pier Luigi Bersani, segretario del PD: “Lo spettacolo non è simpatico perché dietro queste polemiche ci sono stabilimenti in gran parte fermi, un sacco di lavoratori nei guai e una prospettiva industriale del Paese che è un punto interrogativo grosso come una casa. Perché, a proposito di industria automobilistica, non si può scherzare. Io dico che se adesso il piano Fabbrica Italia non c’è è perché non c’era neanche allora”.
Bersani ha inoltre insistito affinché il governo convochi Marchionne. “Adesso vedo qualche ministro che dice ‘non ho il diritto di chiamare un amministratore delegato’ – riferendosi proprio alla Fornero- Io ho sempre visto che quando un Ministro chiama la gente, la gente deve andarci. Quindi adesso chiamassero e cercassero di capire. Se non sono in grado loro di mandare avanti gli stabilimenti, vediamo chi è in grado di mandarli avanti perché non possiamo restare senza industria automobilistica in questo Paese”.
“Ci auguriamo che ci sia un rilancio del progetto in Italia della Fiat – ha commentato il segretario del Pdl, Angelino Alfano – riteniamo molto grave che Fiat abbandoni l’Italia”. Critico anche Pier Ferdinando Casini, leader dell’UDC: “Oggi di fatto la Fiat adotta in modo disinvolto una politica legittima, ma moralmente discutibile: dopo anni di incentivi per l’azienda e per il settore non si possono accettare lezioni da chi non è riuscito proporre in tutti questi anni un modello nuovo di auto”.
Dura la replica dei Sindacati
Susanna Camusso leader della Cgil sprona il Governo a intervenire subito sulla questione: “Possiamo aspettare ancora? Facciamo le telefonate? O è ora che il governo prenda in mano la situazione? E non chieda a Fiat cosa intende fare, ma dica a Fiat cosa intende fare il Paese. Tutti, come Paese, siamo stati presi in giro da un’azienda che allora come oggi non vuole fare investimenti. L’ad Marchionne aveva detto di avere uno straordinario nuovo modello, di avere bisogno di più produttività. Allora abbiamo detto che non ci convinceva quello schema. Oggi possiamo dire che non l’ha portato da nessuna parte.
Come Berlusconi ha perso tre anni – ha aggiunto – negando la crisi, tutto il paese, tanta intelligenza, ha perso tre anni dicendo che la Fiat ci avrebbe stupito con effetti speciali. Quanti stabilimenti deve ancora chiudere la Fiat per dire che vuole andare via dal Paese? È ora che il Governo prenda in mano la situazione. Basta con le telefonate, “mi hanno rassicurato”. Di mese in mese gli appuntamenti sono stati rinviati, i modelli non ci sono e la Cig aumenta; siamo preoccupatissimi.
Sul tema si è espresso anche il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni: “Se la Fiat salta siamo nei guai. Sono a rischio i posti di lavoro di centinaia di migliaia di operai”. E sulla leadership del Lingotto ha aggiunto: “Questi non sono santi, non sono filantropi, ma sono gli unici che sanno costruire un’auto. Se saltano ci fanno ballare male in tutto il Centro-Sud”.
“Se alla nota della Fiat emerge che il famoso piano Fabbrica Italia rischia di non esserci più, siamo di fronte ad un problema molto serio” commenta il segretario della Fiom, Maurizio Landini. “Non aver fatto gli investimenti – sottolinea il leader dei metalmeccanici Cgil – ha determinato che la Fiat venda meno di altri perché non ha i modelli. In più, c’è il rischio che in Italia un sistema industriale dell’auto, non solo Fiat e componentistica, salti. Quindi la discussione nel governo e nella politica di questo Paese dovrebbe essere di come si fa a evitare che il sistema imploda, salti e si perdano altri posti di lavoro.
Il governo, anziché discutere a vanvera di produttività, dovrebbe convocare la Fiat e fare scelte di politica industriale. Invece Monti critica lo Statuto dei lavoratori; critiche che non mi paiono nuove perché quello statuto è stato scassato. Il problema vero per l’Italia non è che non si può licenziare, il problema è che non si fanno investimenti, c’è troppa precarietà, salari bassi. Quindi bisogna cambiare la politica del Paese. Il governo dovrebbe fare la cosa che in questi anni non è stata fatta, avviare una politica industriale degna di questo nome”.
Chi fosse intenzionato ad avere una lettura più politica dei fatti, troverà interessante la disamina dei nostri colleghi di Polisblog.it.
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