Caro carburanti: prezzi alti? Scopriamo tutte le accise
Le accise incidono per oltre il 50% sul prezzo dei carburanti alla pompa. Ma quali sono esattamente?
Il caro carburanti è una delle principali problematiche che stanno affliggendo le famiglie italiane in questa dura prima metà del 2012. Anche se in questi giorni si stanno rilevando alcune riduzioni alla pompa, ci troviamo ancora a livelli ben superiori agli 1,8€/l per la benzina e 1,7€/l per il gasolio. Come è ormai noto su questi costi incide certo l’alto prezzo del petrolio greggio, ma soprattutto una gran quantità di tasse ed accise varie. Sapete però cosa state realmente pagando quando fate il pieno alla vostra vettura?
Il prezzo finale dei carburanti è costituito da una lunga filiera di costi: dal valore reale del prodotto al guadagno delle compagnie petrolifere; dalla raffinazione allo stoccaggio; dal trasporto alle spese amministrative; dal guadagno del distributore alle accise e tasse. Insomma, si tratta di un business colossale che muove un’economia incredibile fatta di grandi multinazionali, di governi, di società di trasporto, di gestori di pompe e di molti altri ancora.
E’ chiaro che trasformare il petrolio greggio in un combustibile in grado di far muovere automobili, moto ed autocarri massimizzando l’efficienza è un processo complesso. Così come far arrivare questi prodotti dai giacimenti fino al distributore sotto casa. Le voci di costo che risultano più odiose per il consumatore finale sono però senza dubbio quelle applicate dallo Stato. Scopriamole insieme dopo il salto.
Ad oggi la fiscalità incide per ben oltre il 50% sul costo della benzina, un po’ meno su quello del gasolio. Le famose accise sono state applicate nel corso dei decenni e mai sospese, anche quelle più anacronistiche. L’elenco completo di queste voci ha le sue radici addirittura prima della Seconda Guerra Mondiale, con la tassa introdotta nel 1935 per finanziare la Guerra in Etiopia. Ecco la lista completa:
- 1935, 1,90 lire (0,001 euro) per la Guerra in Etiopia;
- 1956, 14 lire (0,007 euro) per la crisi di Suez;
- 1963, 10 lire (0,005 euro) per il disastro del Vajont;
- 1966, 10 lire (0,005 euro) per l’alluvione di Firenze;
- 1968, 10 lire (0,005 euro) per il terremoto del Belice;
- 1976, 99 lire (0,051 euro) per il terremoto in Friuli;
- 1980, 75 lire (0,039 euro) per il terremoto in Irpinia;
- 1983, 205 lire (0,106 euro) per la missione in Libano;
- 1996, 22 lire (0,011 euro) per la missione in Bosnia;
- 2004, 39 lire (0,020 euro) per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri;
- 2005, 0,005 euro per acquisto di autobus ecologici.
Molte, come si può vedere, sono state introdotte per fornire assistenza in caso di gravi calamità naturali ed emergenze nazionali. Altre, soprattutto in tempi più recenti, hanno invece avuto lo scopo di risolvere alcuni problemi di reperimento fondi all’Amministrazione dello Stato.
Come se l’elenco appena citato non fosse sufficiente, il 2011 è stato un anno nero per le accise. Motivo per cui il carburante ha fatto segnare questa crescita record che ha portato la benzina pericolosamente vicina alla soglia psicologica dei 2€/l. Ecco le ultime imposte che gravano sul prezzo alla pompa:
- 2011, 0,020 euro per il fondo unico per lo spettacolo;
- 2011, 0,040 euro per l’emergenza immigrati dovuta alla crisi libica;
- 2011, 0,0089 euro per l’alluvione su Liguria e Toscana.
Dulcis in fundo ecco entrare in gioco il cosiddetto decreto Salva Italia con un’ulteriore accisa di 0,099 centesimi. A tutto questo, lasciando fuori la facoltà delle Regioni di sommare accise a livello locale, si aggiungono le imposte di fabbricazione di 70,42 centesimi per la benzina e di 59,32 centesimi per il gasolio. Il totale? Per un litro di benzina ci sono 1,127 Euro di tasse.
Una volta presa tutta questa somma di imposte varie, va applicata ed aggiunta anche l’IVA al 21%, che fa arrivare il valore finale della fiscalità sulla benzina a 1,364 €/l. E’ questa forse la cosa più sgradevole. Siamo in fondo pronti ad accettare di pagare qualche Euro in più per sostenere lo Stato nell’affrontare emergenze gravi, sia di tipo naturale che economico. Ma l’applicazione dell’IVA, un’ulteriore tassa, su un costo già ampiamente gravato dalle accise è qualcosa a cui forse servirebbe porre rimedio.
Qual è la situazione rispetto agli altri Paesi europei? L’Italia si trova al vertice di questa poco meritoria classifica, come si può vedere nell’interessante tabella pubblicata sul sito del Touring Club Svizzero. Questo pur avendo un’incidenza delle accise inferiore, a quanto riporta la CGIA di Mestre. Potrebbe essere dunque anche una filiera eccessivamente articolata e complessa a provocare un caro carburanti superiore a quello degli altri Paesi.
Per completezza d’informazione ricordiamo che il prezzo del petrolio ad oggi è di circa 95 dollari al barile, cioè 74 Euro. Dato che un barile sono 42 galloni, cioè 159 litri, il costo reale del greggio è di 46 centesimi al litro.
Fonte accise | Atto Camera, Interrogazione a risposta scritta 4-14199
Quotazioni petrolio | Wall Street Italia
Foto | rogimmi