Le 10 auto che ci fanno sognare al cinema
Dalla Giulia al Maggiolino, le auto protagoniste di tanti film rimasti nella storia anche o soprattutto per la loro “interpretazione”.
L’automobile è un’attrice ideale. Infatti ha “interpretato”, spesso da protagonista, migliaia di film. Potremmo dire che essa ha accompagnato la storia del grande schermo, infatti i primi inseguimenti nelle pellicole d’inizio XX secolo già la vedevano in scena. Selezioniamo allora le 10 auto che ci hanno fatto sognare al cinema, a nostro personale giudizio, elencate in ordine alfabetico per marca. Naturalmente ne esistono molte altre più o meno indimenticabili, ma sarebbe impossibile citarle tutte.
Le 10 auto che ci hanno fatto sognare al cinema: Alfa Romeo Giulia – Poliziotto sprint
Dalla fine degli anni ’60 a tutti gli anni ’70, ovunque ci fosse una scena d’inseguimento in un film italiano si vedeva una Giulia. E’ lei la vera regina del cinema d’azione nostrano di quel periodo, la star che avrebbe dovuto avere il nome sulle locandine, invece stranamente ci mettevano solo quelli degli attori in carne e ossa. Fra le tante pellicole che la videro protagonista, possiamo prendere ad esempio “Poliziotto sprint”, film del 1977 diretto da Stelvio Massi e interpretato da Maurizio Merli (l’agente-pilota Marco Palma), attore simbolo del genere “poliziottesco”. La storia è evanescente, un filo sottile per tenere insieme le scene d’inseguimento, l’unica vera ragione per vedere questo film. Che riprenderemo però più in basso in quest’articolo. L’Alfa Romeo Giulia venne prodotta nello stabilimento di Arese dal 1962 al 1977 in diverse varianti di carrozzeria. La berlina utilizzò motori 1.3 e 1.6 da 80 a 113 cavalli. Nel 1976, data la crisi petrolifera, uscì anche una versione diesel, il propulsore da 1.760 cc erogava 50 cavalli, comunque sufficienti per raggiungere 133 Km/h. La coupé GTA, enormemente alleggerita (820 Kg contro i 1.040 della berlina, ben 30 in meno di una Formula 1 attuale) e potenziata fino a 115 cavalli, raggiungeva 185 Km/h.
Aston Martin DB5 – 007 Goldfinger
Non è necessario essere inglesi per ammirare l’Aston Martin DB5, anche se contese duramente alla Ferrari il mercato delle auto sportive di lusso negli anni ’60. Uscita nel 1963, evoluzione della DB4, aveva un design assolutamente fantastico, anche perché era italiano, opera della Carrozzeria Touring Superleggera. Una coupé che non scherzava in fatto di tecnica, forte del suo motore in alluminio a sei cilindri in linea, volume 4.0 litri, potenza 282 cavalli. Nonostante il grosso propulsore, il peso a vuoto fu contenuto in 1.465 Kg, il che permetteva alla vettura di raggiungere una velocità massima di 240 Km/h. La DB5 del cinema invece disponeva di mitragliatrice, sedile espulsore, paratia posteriore antiproiettile, dispositivo per sparare sulla strada olio e una cortina fumogena. Ma solo nei film di James Bond. Apparve per la prima volta nella pellicola del 1964 “Agente 007 – Missione Goldfinger”, indimenticabile e probabilmente il migliore fra tutti, interpretato ovviamente da Sean Connery. La DB5 si rivide anche in altri film della serie; va ricordato quello del 1965, altra pietra miliare, “Operazione tuono” o “Thunderball” nell’originale, in cui il ruolo del cattivone è magistralmente interpretato da Adolfo Celi.
Citroën DS – Fantomas minaccia il mondo
Tutte le automobili di grande successo sono apparse in tanti film, proprio perché entrate a far parte della cultura di massa. Quindi troviamo anche la Citroën DS su innumerevoli pellicole. Scegliamo una delle più assurde, perché qui la macchina diventa protagonista in un ruolo surreale. Il film “Fantomas minaccia il mondo” (“Fantômas se déchaîne”, nell’originale francese) uscì nel 1965 e fu il secondo di una trilogia parodistica sul popolare criminale letterario creato nel 1911 da Marcel Allain e Pierre Souvestre. Interpretato da Jean Marais nel ruolo di Fantomas e, soprattutto, da Louis de Funès nei panni dell’improbabile commissario Juve. La scena che c’interessa è quella in cui, durante uno dei tanti inseguimenti, il criminale in fuga a bordo di una DS all’improvviso attiva un comando e dal fondo della massiccia berlinona spuntano due lunghe ali e dal bagagliaio fuoriesce una pinna (dopotutto era lo “squalo”), quindi la vettura decolla come se fosse un Piper. Grottesco, sì, ma non più di certi film moderni pieni di sofisticate scene al computer.
Servirebbero diversi libri per riepilogare la vita produttiva della Citroën DS. In estrema sintesi, l’ammiraglia fu costruita dal 1955 al 1975, design di Flaminio Bertoni, progetto di André Lefebvre e sospensioni idropneumatiche di Paul Magès. Il suo aspetto avveniristico e straordinario, l’estremo comfort e le sue sofisticate caratteristiche tecniche ne decretarono un successo prima commerciale (oltre 1,45 milioni di esemplari prodotti in 20 anni, tanti per un’auto di lusso) e poi popolare, perché ancora oggi è stampata indelebilmente nella memoria degli appassionati e, quando a volte ne passa ancora una per strada, non manca di far voltare lo sguardo con ammirazione a chiunque, anche a chi non ne ha mai sentito parlare. I motori furono il suo punto debole, almeno nei primi anni, poiché per ragioni tecniche e finanziarie fu scelto di mantenere il 1.9 della vecchia Traction Avant da 75 cavalli. Le ultime versioni invece montavano un discreto 2.3 ad iniezione elettronica da 130 cavalli che permetteva di raggiungere 188 Km/h, in virtù anche dell’eccezionale efficienza aerodinamica.
DeLorean DMC-12 – Ritorno al futuro
La DeLorean DMC-12 è un perfetto esempio di gloria postuma. Infatti nel periodo in cui fu prodotta, dal 1981 al 1983, rappresentò solo un bagno di sangue finanziario che travolse il proprio costruttore. Una volta defunta, venne risuscitata dal cinema e conobbe un’enorme popolarità. Ma ormai era troppo tardi. Questa vettura fu l’unico modello prodotto dalla casa fondata nel 1975 da John DeLorean, ex vicepresidente della General Motors. La DMC-12 sfoggiava un design molto intrigante, cosa ovvia provenendo nientemeno che da Giorgetto Giugiaro. Coupé pura, le sue portiere si aprivano ad ali di gabbiano. Montava il motore V6 2.8 costruito dall joint venture Peugeot-Renault-Volvo, aveva una potenza di 132 cavalli. Il telaio fu messo a punto addirittura dalla Lotus, anzi da Colin Chapman in persona. Impiantata la fabbrica nell’Irlanda del Nord per usufruire di sostanziosi contributi statali, la DeLorean fu comunque sempre afflitta da problemi di qualità e vicissitudini finanziarie. Le vendite furono scarse, circa 8.500 esemplari in due anni, i costi non furono mai recuperati e l’azienda fallì.
Ma nel 1985 la DeLorean venne ripescata da Hollywood per il film “Ritorno al futuro”, uscito nel 1985. Il successo della pellicola, diretta da Robert Zemeckis e intepretata da Michael J. Fox e Christopher Lloyd, lo fece diventare una trilogia campione d’incassi. La DeLorean fu una vera protagonista, perché costituiva addirittura la macchina del tempo che permetteva a Marty McFly di compiere le sue scorribande cronologiche.
Dodge Charger RT – Bullitt
Fenomeno prettamente americano, però il cinema ha consegnato un posto sicuramente importante a quest’auto, almeno fra gli appassionati dei polizieschi. Nel 1968 uscì il film “Bullitt”, diretto da Peter Yates e dominato dal leggendario Steve McQueen, poche parole e azione a massima potenza. L’attore interpreta Frank Bullitt, tenente della polizia di San Francisco, alle prese con il crimine organizzato che gli ha freddato un testimone la cui protezione gli era stata affidata. La scena madre del film è un lunghissimo inseguimento di circa dieci minuti, in cui McQueen insegue i cattivi a bordo di una Mustang (ne riparliamo qualche riga più in basso). I criminali fuggono a bordo di una Dodge Charger RT del 1968, degna rivale della Ford. La RT (coupé di classica impostazione americana, lunghissima e con sbalzi enormi, misurava 5,28 metri in lunghezza) era la versione di punta del modello. Il motore V8 7.0 erogava la bellezza di 431 cavalli; tuttavia la poderosa massa di 1.805 Kg permetteva a quest’auto di raggiungere “solo” 211 Km/h.
Ferrari 250 GTE – Poliziotto Sprint
Torniamo al film con Maurizio Merli sopra indicato, perché la seconda parte della pellicola vede protagonista non più la Giulia, bensì una nera Ferrari 250 GTE, auto in disuso e recuperata dall’officina per affidare all’agente Palma un mezzo veloce che gli consentisse d’infiltrarsi nella banda dei cattivi. Si tratta di un omaggio abbastanza diretto alla storia di un poliziotto vero, il mitico maresciallo Armando Spatafora, in servizio alla Squadra mobile della Questura di Roma nei primi anni ’60. Spatafora fu il principale pilota della Volante dotata di una Ferrari 250 GTE, da lui richiesta al prefetto per poter inseguire le sempre più veloci auto truccate dei banditi.
Fu un pilota provetto; insieme al resto della squadra venne addestrato a Maranello per meglio controllare la potente 250. Pare che lo stesso Enzo Ferrari, impressionato dalle sue doti di guida, gli avesse proposto di correre per lui, ma lui rifiutò cortesemente, dicendo di essere “solo” un poliziotto. La leggenda narra di un episodio, mai del tutto verificato, in cui il maresciallo inseguì come un mastino per tutto il centro di Roma un celebre bandito-pilota dell’epoca, “lo Zoppo”, il quale fuggiva su una velocissima Alfa 2500. Il criminale, esasperato, si lanciò perfino dalla scalinata di Trinità dei monti, ma Spatafora non lo mollò nemmeno lì e si fiondò con la Ferrari per la gradinata, agguantando finalmente il malvivente in piazza di Spagna. La scena è stata rielaborata nel film (ma il bandito, che qui si chiama Nizzardo, guida una DS).
La Ferrari 250 GTE era la versione 2+2 della 250 GT. Motore V12 3.0, potenza di 240 cavalli a 7.000 giri. La coupé aveva un telaio in tubolari d’acciaio, trasmissione con cambio a quattro marce sincronizzate più overdrive. Sospensioni anteriori indipendenti a quadrilatero, posteriori a ponte rigido e balestre longitudinali, freni a disco. La vettura poteva raggiungere 240 Km/h.
Ferrari 308 GTS – Magnum P.I.
Facciamo un’eccezione, parliamo di TV invece che di cinema. Come non ricordare la serie degli anni ’80 Magnum P.I.? Ambientata nell’esotico scenario delle Hawaii, il protagonista Tom Selleck è Thomas Magnum, ex ufficiale d’intelligence della Marina che vive ospite di un misterioso scrittore milionario (in dollari), per il quale lavora come esperto di sicurezza. Lo scrittore non solo lo fa abitare nella sua lussuosa villa ma gli permette anche di usare quotidianamente la sua rossa Ferrari 308 GTS, su cui Magnum gira per l’isola svolgendo una parallela attività di investigatore privato. L’auto è protagonista quasi quanto l’attore.
La Ferrari 308 GTS è la versione decappottabile di tipo Targa della GTB. Prodotta dal 1977 al 1983, era carrozzata da Scaglietti. Montava un motore V8 2.9 da 255 cavalli. Nel 1980 uscì la versione ad iniezione elettronica, la GTSi, depotenziata a 214 cavalli per contenere le emissioni. Nel 1985 venne affiancata dalla 308 GTS Quattrovalvole, appunto con 32 valvole totali, la potenza tornò a 240 cavalli.
Ford Mustang – Bullitt
Torniamo a Bullitt e alla famosa scena dell’inseguimento mozzafiato tra i saliscendi di San Francisco. Perché il tenente interpretato da Steve McQueen guidava una Ford Mustang GT del 1968, verde, che guidò personalmente (McQueen era anche un valido pilota dilettante) per buona parte del film. Nella versione più potente montava un motore V8 7.0 da 340 cavalli a 5.200 giri. Fa parte della seconda generazione della Mustang e si chiama anche California Special perché quella particolare versione venne commercializzata solo negli Stati Uniti dell’ovest. Era lunga 4,66 metri.
Jaguar E-Type – Diabolik
Qui ad essere famoso, solo in Italia, è in realtà il fumetto delle sorelle Angela e Luciana Giussani, pubblicato dal 1962. Ma venne girato anche un film, molto psichedelico, d’altra parte uscì nel 1968. La produzione presenta artisti di assoluto valore: il grande regista horror Mario Bava, il genio degli effetti speciali Carlo Rambaldi, le musiche di Ennio Morricone, attori di contorno del calibro di Michel Piccoli, Adolfo Celi e Renzo Palmer. Somiglianti nel fisico ma assolutamente dimenticabili nell’interpretazione invece John Phillip Law e Marisa Mell nei ruoli di Diabolik ed Eva Kant.
La Jaguar E-Type, quando è nera, è per noi italiani di una certa età soprattutto l’auto di Diabolik. Ma ha brillato di vita propria, perché fu una splendida auto, coupé e anche spider. Fu prodotta dal 1961 al 1975, una vita molto lunga per una sportiva di lusso. Il design, ad opera di Malcolm Sayer e William Lyons, era assolutamente magnifico. Lunga 4,45 metri, faceva concorrenza a modelli del calibro di Ferrari 250 GT e Aston Martin DB4, nonché Maserati Ghibli. I motori a sei cilindri in linea andarono da 3.8 a 4.2 litri, potenza massima 265 cavalli; successivamente arrivò un poderoso V12 5.3 da 272 cavalli che permetteva alla vettura di raggiungere 243 Km/h.
Volkswagen Maggiolino – Herbie
Chiudiamo con una serie di film per ragazzi della Disney, la cui prima pellicola del 1968 s’intitolava “Herbie – Un maggiolino tutto matto”. Diretta da Robert Stevenson, attori umani trascurabili. La storia ha come protagonista un Maggiolino di colore bianco che, guarda un po’, possiede un’anima, pensa e parla come una persona. Lasciamo perdere. Tuttavia ebbe un notevole successo commerciale.
Impossibile ripercorrere qui la storia del Maggiolino Volkswagen. Voluto negli anni ’30 da Adolf Hitler in persona per motorizzare la Germania con un’auto a basso costo, fu progettato da Ferdinand Porsche. Prima della guerra furono prodotti solo pochi prototipi, la sua base tecnica venne impiegata per il trasporto leggero militare, anche come mezzo anfibio. La produzione vera e propria cominciò nel 1948 nella zona della Germania controllata dall’autorità militare della Gran Bretagna, inizialmente per fornire un veicolo alle truppe inglesi. Il Maggiolino era talmente perfetto per design, semplicità e affidabilità meccanica che ben presto motorizzò non solo la Germania, ma diventò e restò per decenni l’auto più venduta di tutti i tempi, se ne costruirono 21.529.464 esemplari fino al 2003.
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