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Mini Roadster: il test novità di Autoblog

Autoblog prova la nuova Mini Roadster


Molto semplicemente, il piacere di guida che è il marchio di fabbrica Mini, elevato all’ennesima potenza. In questo consiste la nuova Roadster, che abbiamo provato su strada nella sua versione più potente, quella marchiata dalle tre lettere JCW. Motore, telaio, sterzo, cambio e il plus della guida all’aria aperta: ce n’è davvero quanto basta per non voler scendere più.

Mini prosegue nell’ampliamento della sua gamma a ritmi vertiginosi: l’ultima arrivata di casa, la Roadster è un’offerta che mira dritto al cuore della clientela più appassionata della guida. Meno glamour, pratica e femminile della Cabrio, la nuova spiderina inglese troverà una sua nicchia ben precisa di acquirenti, assicura il costruttore.

La rinuncia ai posti posteriori e i listini leggermente più cari rispetto all’altra convertibile, non scoraggeranno i clienti, attratti da altre caratteristiche. Anche quelle apparentemente meno intriganti. Come la capote ad azionamento completamente manuale, scelta precisa che sottolinea l’anima più “pura” della Roadster.

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Design e interni

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Come la Coupé, anche la Roadster è una Mini diversa dalle altre: la nuova scoperta, la prima a due posti nell’intera storia del marchio, mette in mostra una linea a tre volumi decisamente inedita per gli standard della casa. E anche se gli stilemi comuni ai vari modelli sono tanti, non mancano i particolari che la distinguono dai prodotti meno sportivi a listino.

Più bassa di 2 centimetri rispetto alla Cabrio, la Roadster monta un parabrezza dedicato, inclinato di 13° in più rispetto alla quattro posti. La capote, rigorosamente in tela, si ripiega in maniera completamente manuale alle spalle dei poggiatesta con il lato esterno che guarda verso l’alto, non rendendo necessario un copricapote.

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L’abitacolo invece, è squisitamente Mini. Sedili, volante, comandi a levetta sulla console, bocchette, strumentazione: tutto è lì dove l’avevamo lasciato su berlina, Cabrio e Coupé. La nostra John Cooper Works è abbellita dai rivestimenti in Alcantara del cruscotto, ulteriormente impreziositi dalle cuciture rosse che spargono accenti sportivi qua e là, ma non manca qualche particolare fuori posto.

Tralasciando il telaietto della capote lasciato a vista, che in fondo fa parte della connotazione più spartana del modello, l’angusto abitacolo si perde in alcuni dettagli di finitura. Che consistono soprattutto in alcuni tasti, come quello dell’hazard, lontano da raggiungere e realizzato come altri in una plastica dura non proprio soddisfacente. Soprattutto considerato il prezzo di questo giocattolino…

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Tecnica e sicurezza

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La Mini Roadster viene proposta con quattro motorizzazioni, tre benzina e un diesel. La variante d’ingresso è la Cooper, che monta il 1.6 aspirato con Valvetronic, il sistema di comando valvole che adatta in frazioni di secondo la corsa e l’apertura delle valvole di aspirazione alla richiesta di potenza. Questa tecnologia di gestione del carico che rinuncia alla farfalla permette una risposta particolarmente veloce ai comandi dell’acceleratore.

Con una potenza di 122 CV e una coppia di 160 Nm a 4250 giri, il quattro cilindri aspirato permette alla Cooper di accelerare da 0 a 100 km/h in 9,2 secondi e marcare una velocità massima di 199 km/h. Il consumo medio di carburante nel ciclo di prova UE è di 5,7 l/100 km, mentre il valore di CO2 è pari a 133 g/km.

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Un gradino sopra troviamo la Cooper S, con il suo 1.6 TwinPower Turbo dotato di turbo twin scroll e iniezione diretta. Nel sistema di sovralimentazione, nel collettore di scarico e nel turbocompressore sono stati riuniti i condotti dei cilindri, divisi due a due. Una configurazione che taglia drasticamente la contropressione dei gas di scarico e, conseguentemente, favorisce una formazione di pressione di sovralimentazione esente da ritardi.

Gli iniettori a fori multipli vengono alimentati da una pompa ad alta pressione a due pistoni e un condotto in acciaio inox che assicura la massima precisione dell’afflusso alle camere di combustione, a una pressione massima di 120 bar. Forte di 184 CV e 240 Nm a 1600 giri (260 in overboost), la Cooper S scatta da 0 a 100 km/h in 7,0 secondi e raggiunge i 227 km/h, a fronte di un consumo di 6,0 l/100 km e un valore di CO2 di 139 g/km.

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Al vertice della gamma benzina, c’è la JCW con la variante da 211 CV e 260 Nm a 1850 giri (280 in overboost) del 1.6 turbo, quasi identico al motore montato sulle vetture che partecipano al Mini Challenge. Specifici rispetto alla Cooper S sono il turbocompressore e i doppi terminali di scarico in acciaio inox. La JCW accelera da 0 a 100 km/h in 6,5 secondi e raggiunge i 237 km/h con un consumo medio di 7,3 l/100 km e un valore di CO2 di 169 g/km.

La Cooper SD rappresenta l’unica alternativa a gasolio: dotato di turbocompressore a geometria variabile e iniezione common-rail con iniettori elettromagnetici, il due litri è costruito su un basamento interamente in alluminio ed eroga 143 CV e 305 Nm tra 1750 e 2700 giri, permettendo un’accelerazione da 0 a 100 in 8,1 s e una velocità massima di 212 km/h, con un consumo medio di 4,5 l/100 km ed emissioni di CO2 pari a 118 g/km.

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Tutte le motorizzazioni JCW esclusa sono equipaggiati di serie con il pacchetto Minimalism, che comprende Brake Energy Regeneration, start&stop, indicatore del punto ottimale di cambiata, e gestione “intelligente di pompa olio e gruppi secondari di bordo. In alternativa al cambio manuale a sei rapporti di serie, viene offerto l’automatico sei marce Steptronic con paddles al volante (optional), disponibile per tutte le versioni tranne la JCW

Con lo Sport Button, di serie sulla JCW, il guidatore può variare le caratteristiche di risposta di gas e sterzo. In combinazione con il cambio automatico a sei rapporti, a Sport Button premuto vengono ridotti anche i tempi di cambiata. Alla protezione degli occupanti provvedono, oltre agli airbag frontali e laterali per testa e torace, anche il telaio estremamente rigido del parabrezza e i roll-bar in acciaio fissi. L’equilibrio aerodinamico della Roadster viene inoltre ottimizzato da uno spoiler posteriore attivo.

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Costruita intorno a sospensioni anteriori McPherson e posteriori multilink, la scoperta inglese ha barre stabilizzatrici su entrambi gli assi e sterzo con servoassistenza elettromeccanica variabile in base alla velocità. Come optional è disponibile un assetto sportivo con ammortizzatori irrigiditi, barre stabilizzatrici più robuste e molle più grosse.

Tra le dotazioni di sicurezza attiva non mancano naturalmente DSC ed ABS con EBD. Il controllo di trazione DTC, di serie sulla John Cooper Works, è disponibile a richiesta anche per tutte le altre varianti, così come la funzione di bloccaggio del differenziale a controllo elettronico EDLC (Electronic Differential Lock Control).

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Dei rinforzi della scocca nella sezione della coda favoriscono la rigidezza torsionale e contribuiscono, insieme ai longheroni laterali sottoporta particolarmente robusti, ad aumentare la stabilità. Inoltre, la Roadster è dotata di misure innovative di protezione dei pedoni e di rinforzi specifici nella sezione frontale della vettura.

Lo spoiler posteriore attivo infine, fuoriesce automaticamente non appena la vettura raggiunge gli 80 km/h. Quando la velocità scende sotto i 60 km/h, lo spoiler rientra nella posizione di riposo. Attivabile anche manualmente attraverso un tasto, lo spoiler genera alla velocità massima una deportanza supplementare di circa 40 kg.

Su strada

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Dimenticate ogni parvenza di morbidezza: la Mini Roadster, soprattutto nella sua declinazione più estrema, è poco più clemente di una tavola da surf. Il suo assetto piatto e la sua gommatura generosa e super-ribassata, che tanta prontezza regalano allo sterzo e tanto contribuiscono a ridurre il rollio, non sono le premesse migliori per la ricerca del comfort.

Lo stesso discorso vale per l’esile capote in tela, non certo progettata per isolare l’abitacolo dai decibel che vengono dall’esterno. E a proposito di decibel, non si può non parlare di motore. Che sulla John Cooper Works sfodera una voce rabbiosa, in grado di emozionare il pilota dal minimo al limitatore. Il suo borbottio ai bassi diventa un bel sound cupo al crescere del regime, e il permissivo impianto di scarico regala anche uno scoppiettio in rilascio che ha semplicemente del libidinoso.

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A cotanta colonna sonora si accompagnano prestazioni entusiasmanti: nella sua veste più performante, il 1.6 turbo sfodera un comportamento omogeneo e una spinta esemplare, che accompagna tutto l’arco d’erogazione, fin quasi ai 7000 giri, dove arriva la rabbia vera. Insomma, un carattere da aspirato, se non fosse per tutta quella coppia lì sotto.

Perfetti compagni di zingarate al limite sono gli altri della “cricca”: il cambio, con i suoi innesti corti e precisi, e soprattutto lo sterzo. Ogni volta che torni su una Mini ti stupisci per la sua prontezza disarmante. Pochissimi comandi, e non stiamo parlando solo di compatte sportive, sono in grado di reggere il confronto con questo vero e proprio punto di riferimento. Forte di una tenuta impressionante, la Mini Roadster merita lodi anche per la sua agilità, favorita dalla quasi totale assenza di rollio e sottosterzo.

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Prezzi

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L’offerta della Mini Roadster è molto semplice: la gamma, come detto, consiste di quattro motorizzazioni. La Cooper parte da 24.950 euro, la Cooper S è proposta a 29.950 e la top di gamma JCW, protagonista della nostra prova, raggiunge i 34.950 euro. La Cooper SD, unica diesel in gamma, si attesta sui 30.800 euro.

Pregi e difetti

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Piace

Sterzo
Motore
Prestazioni

Non piace

Dettagli di finitura
Comfort

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