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Ferrari 250 GT Europa Vignale vince il Concours d’Elégance Suisse

Le automobili storiche di Maranello brillano in ogni sfida di bellezza: la conferma giunge dal Concourse d’Elégance Suisse 2019, che ha visto prevalere la Ferrari 250 GT Europa Vignale.

La quarta edizione del Concourse d’Elégance Suisse 2019, andata in scena al Castello di Coppet, vicino Ginevra, ha registrato il successo di una Ferrari 250 GT Europa Vignale del 1953. Il prestigioso evento si è giovato della presenza di decine di prestigiose auto storiche, in lotta per il Best of the Show assegnato dalla giuria. Alla fine si è imposta la creatura del “cavallino rampante”.

La Ferrari 250 Europa ha una silhouette imponente ed attillata, dalla sportività pura e non volgare. Fra i suoi clienti figuravano nomi di personaggi famosi, affezionati al marchio di Maranello.

Il primo esemplare, plasmato dalle abili mani di Vignale, fu presentato al Salone di Parigi dell’ottobre 1953, in una veste scaturita dall’estro di Giovanni Michelotti. L’Europa fu la prima granturismo della serie 250, una dinastia che conquistò le pagine più luminose della storia dell’auto, con modelli affascinanti e vincenti.

Quest’auto affiancava la contemporanea 375 America, con la quale condivideva buona parte della base meccanica. Le parentele erano veramente tante, al punto che le si poteva facilmente sovrapporre. L’unica differenza sostanziale stava nel motore, che nella più grossa delle due sorelle toccava quota 4.5 litri, in ossequio all’ammirazione della clientela d’oltreoceano per le grosse cilindrate.

Le affinità costruttive consentivano economie di scala, senza incidere sugli elevati standard qualitativi richiesti dal prestigio del marchio. La 250 Europa prese il posto della 212 Inter. Dal suo nome di battesimo si evince il mercato al quale era destinata. La vettura era figlia di una felice intuizione di Enzo Ferrari: le creature della sua azienda, con simili specifiche, aderivano meglio alle esigenze dei bacini di sbocco, accontentando i gusti dei potenziali clienti.

Il motore, firmato Lampredi, era un 12 cilindri di tre litri, che erogava la bellezza di 220 Cv a 6300 giri al minuto. Fedele alla filosofia del Commendatore, che voleva i buoi davanti al carro, era disposto anteriormente, in senso longitudinale. Due le valvole per ogni cilindro, comandate da un solo albero a camme in testa. Il telaio era un monoblocco in tubi di acciaio, con sospensioni anteriori indipendenti e posteriori a ponte rigido.

I freni a tamburo avevano energia sufficiente a smorzare la marcia dei 1150 kg della “rossa” che, sfruttando la potenza disponibile, raggiungeva i 218 km/h. La Ferrari 250 Europa venne carrozzata prevalentemente da Pininfarina, al quale si deve la realizzazione di ben 14 esemplari. Il maestro piemontese si cimentò anche su una speciale cabriolet per una facoltosa cliente americana. Lo stile di quest’ultima versione, esposta al Salone di New York del 1954, anticipò quello delle scoperte successive, entrate a pieno titolo nella gustosa enciclopedia dei capolavori del design. La 250 Europa sbocciò in 22 esemplari, alcuni dei quali dotati di ampio lunotto panoramico.

Una delle caratteristiche più appariscenti era la misura del passo: quello extralungo (di 2.80 metri) della 375 America. La soluzione, infelice per la maneggevolezza, derivava dalla condivisione del telaio con la sorella maggiore, destinata ad accogliere in posizione arretrata un propulsore dalla cubatura rilevante. Da questa base derivò il modello 250 GT, chiamato anch’esso Europa.

Si trattava della prima vettura di serie uscita dagli stabilimenti Ferrari, capostipite vera delle più famose “rosse” con questa cilindrata unitaria, entrate a buon diritto nel cuore della leggenda. Il motore non era più il blocco Lampredi, ma quello Colombo. Cambiavano le misure caratteristiche del V12, con alesaggio e corsa che passavano rispettivamente a 73 e 58.8 mm, valori consegnati alla storia della Casa di Maranello per aver distinto buona parte della sua produzione più significativa. Il telaio subiva un sensibile accorciamento, con interasse ridotto a 2.60 metri. A trarne vantaggio fu l’agilità. La potenza si attestava sui 220 Cv. Nelle successive evoluzioni crebbe in modo rapido.

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