General Motors viene fondata nel 1908 ed è oggi il primo gruppo automobilistico per volume di vendite. Tuttavia a GM non può essere attribuito un ruolo pionieristico ed avanguardista, considerato il ritardo nei confronti delle prime aziende di settore: nasce quando decine di costruttori sono già attivi e quando negli Stati Uniti vengono prodotte 65mila vetture l’anno. L’azienda è fondata da William Crapo Durant, pilastro dell’imprenditoria statunitense, che soddisfa la sua ambizione di creare un solido gruppo automobilistico: nel corso degli anni acquista infatti Buick, Olds, Oakland e Cadillac. Prova anche a rilevare Ford, ma Henry rifiuta un’offerta di 8 milioni di dollari. Durant viene tuttavia travolto da problemi finanziari e dal 1910 al 1915 l’azienda è gestita da un gruppo di banchieri.
Sono gli anni in cui il mercato vive una fase di boom: le vendite schizzano e gli imprenditori più coraggiosi e lungimiranti raccolgono affermazioni pressoché continue. E’ l’esempio di Durant. Il manager – una volta estromesso da GM – fonda una nuova azienda automobilistica (Chevrolet) e ritorna poi in General Motors, vendendole Chevrolet e riappropriandosi così del timone. GM prosegue nella sua campagna acquisiti e si aggiudica il gigante Du Pont, la compagnia Yellow Coach (autobus) ed entra anche nel trasporto su ferro. General Motor è inoltre la prima azienda statunitense ad oltrepassare il miliardo di fatturato annuo, nonché un’azienda automobilistica priva di vetture dal marchio GM.
Il gruppo statunitense conquista il 18% del mercato nel 1924 ed il 47% nel 1928, mentre nel 1930 oltrepassa il milione di vetture l’anno. La conseguenze della Seconda Guerra Mondiale non ne rallentano il cammino, anche perché dalle fabbriche Vauxhall escono i carri armati destinati alle forze d’opposizione. Nel 1953 il fatturato della GM rappresenta il 3% del Prodotto Interno Lordo statunitense. L’azienda vive una situazione di assoluta tranquillità fino al 2005/2006, quando iniziano ad avvertisti i primi segnali della crisi: GM barcolla ed è costretta a sbarazzarsi delle partecipazioni in Subaru, Suzuki e Isuzu, chiude Oldsmobile e Pontiac ed avvia una massiccia campagna di ristrutturazione. Qualche anno di sofferenza ha reso l’intera azienda più sana e sostenibile, tanto da riappropriarsi del trono di primo gruppo mondiale.