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Mazda RX-7, la coupé sportiva con motore rotativo

Tre generazioni della RX-7 avrebbero dominato sui circuiti e influenzato le future Mazda

Lanciata nel 1978, la Mazda RX-7 è stata la sportiva con motore rotativo più venduta di sempre e nel corso della sua storia ha contribuito fortemente ai successi ottenuti da Mazda nel mondo delle competizioni: dalla vittoria del British Saloon Car Championship nel 1980 e nel 1981 fino alla 12 Ore di Bathurst (campione 1992-95).

Dalla pista alla strada

Tutta l’esperienza acquisita in gara con la RX-7 sarebbe confluita nella Mazda 787B a quattro rotori da 710 CV, che sconvolse nel 1991 il tradizionale dominio dei motori a pistoni con la sua vittoria nella celeberrima 24 Ore di Le Mans. Un risultato ancor più sorprendente se si considera che, quando Mazda iniziò a sviluppare la RX-7, il futuro del motore rotativo era in pericolo. La Casa aveva offerto questo tipo di motore sulla maggior parte dei suoi modelli fino alla crisi petrolifera del 1973-74, quando i prezzi alle stelle del carburante allontanarono i propulsori vivaci, ma assetati, dal favore dei consumatori.

Mazda decise di abbandonarli per la maggior parte delle sue berline e wagon, e avrebbe potuto accantonarli del tutto, come ogni altra casa automobilistica. Ma l’allora capo della Ricerca e Sviluppo, Kenichi Yamamoto, si oppose sostenendo quanto il motore rotativo fosse cruciale per l’azienda come elemento di distinzione. Dunque, Yamamoto iniziò a revisionare l’esistente motore 12A e a migliorarne significativamente i consumi di carburante e la RX-7 fu realizzata appositamente per questo motore.

Prima generazione

La prima generazione della RX-7 (piattaforma “FB”), messa in vendita in Giappone nel 1978 prima di arrivare in Europa l’anno successivo, suscitò grande clamore. Con un peso a vuoto di poco più di una tonnellata, i 100-135 CV (a seconda del mercato) del motore 12° di inizio anni ‘70 avevano fatto molta strada in fatto di prestazioni. La disposizione anteriore centrale del motore migliorava la distribuzione dei pesi e la maneggevolezza della vettura. Il motore 12A a doppio rotore da 1.146cm3 è stato in seguito affiancato dalla versione turbo da 160 CV per il Giappone, mentre il Nord America ottenne un propulsore 13B leggermente più grande dotato di iniezione diretta del carburante.

Seconda generazione

La seconda generazione della RX-7 (“FC”) introdotta nel 1985 presentava una linea di ispirazione alle coupè della Porsche e una serie di miglioramenti delle prestazioni come il sistema Mazda DTSS (Dynamic Tracking Suspension System) e il turbocompressore. La sovralimentazione si rivelò particolarmente adatta ai motori rotativi grazie alle caratteristiche del loro flusso di scarico e abbastanza efficace nell’aumentare la coppia ai medi regimi. Il 13B da 1,3 litri era standard per tutti i mercati e, sebbene la RX-7 fosse stata inizialmente offerta in Europa con un motore aspirato da 150 CV, sarebbero seguite le versioni turbo a doppia turbina da 180 CV e poi da 200 CV. Il modello più potente copriva i 0-100 km/h in 6 secondi e aveva una velocità massima di 240 km/h.

Terza generazione

La terza e ultima generazione (“FD”) arrivata nel 1992 è stata una vera auto di grandi prestazioni. Un nuovo turbocompressore sequenziale gemellato ha aumentato a 239 CV la potenza dell’ultimo motore 13B sulla versione europea. Considerata dagli appassionati la migliore di tutte le RX-7 per maneggevolezza, con uno 0-100 km/h in 5,3 secondi e una velocità massima (autolimitata) di 250 km/h, la due posti da 1.300 kg si inseriva di diritto fra le sportive di vertice, come si conveniva per il Marchio che aveva appena vinto a Le Mans. Sfortunatamente, nel 1996 la commercializzazione della RX-7 venne interrotta in gran parte dell’Europa a causa delle norme sulle emissioni, sebbene Mazda continuasse a produrla per i mercati con guida a destra, aumentandone la potenza fino a 280 CV sui successivi modelli riservati al Giappone.