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Ferrari 250 LM: una “rossa” coi buoi dietro il carro

Nella storia del “cavallino rampante” la Ferrari 250 LM occupa un posto di primo piano, scopri perché

La Ferrari 250 LM del 1963 è una vettura rivoluzionaria. Aspira a diventare la prima “rossa” stradale con motore posteriore centrale, ma non riesce a cogliere l’obiettivo. Pur non correndo coi colori ufficiali della Scuderia, consegue risultati eccellenti. Condotta da abili driver e gestita da team privati, rivela ben presto la sua inaudita efficacia.

L’auto nasce dal desiderio di Ferrari di dar vita a una nuova granturismo capace di ripetere il felice cammino agonistico della 250 GTO, che rimpiazza. Sarà però costretta a battersi con le Sport, contro le quali riuscirà persino a vincere. È una vettura dallo stile particolare, che esprime un linguaggio nuovo nella produzione di “serie” di Maranello.

Il design di Pininfarina, interpretato da Scaglietti, sfoggia un riuscito mix di aggressività corsaiola ed eleganza di classe. Difficile fare meglio con un’impostazione tecnica così estrema. Il frontale della Ferrari 250 LM è corto e affilato, con calandra a bocca di pesce, mentre la prorompente coda si caratterizza per le esuberanti rotondità. L’accentuato spoiler, disposto nel volume terminale, svolge un’importante funzione di stabilizzazione aerodinamica.

Particolarmente sinuoso il disegno dei passaruota posteriori, sormontati da una splendida presa d’aria destinata all’alimentazione. Il lunotto è incapsulato in una cornice che nella vista laterale dà continuità al tetto, digradando con due piccole pinne verso il cofano motore. Il generoso cuore di 3.3 litri a 12 cilindri, disposto in posizione centrale, eroga la ragguardevole potenza di 320 cavalli a 7700 giri al minuto. È uno dei suoi punti di forza.

Abbinato a un corpo vettura con carrozzeria in alluminio, questo propulsore garantisce un livello prestazionale degno delle migliori realizzazioni di famiglia. La berlinetta presentata al Salone dell’Auto di Parigi dell’ottobre 1963, che si svolge alle porte di Versailles, è una diretta discendente della 250 P (prima “rossa” a 12 cilindri con motore centrale, regina delle gare Sport), alla cui linea si rifà. Da questa mutua pure il telaio in tubi tondi di acciaio integrati da pannelli in alluminio.

Solo il primo esemplare, incendiatosi a Sebring, monta il classico 3 litri derivato dal Testa Rossa. Gli altri verranno dotati di propulsori da 3.3 e 4.0 litri. A dispetto della mutata cilindrata specifica la sigla resterà inalterata, perché i cataloghi sono già andati in stampa col nome 250 Le Mans. La sua missione è quella di dominare il Campionato Granturismo. Per riuscirci fa incetta di novità, a partire dalla già citata disposizione posteriore del motore. Le autorità sportive non vogliono tuttavia omologarla nella categoria per la quale è stata concepita. Sono disposti a farlo solo a condizione che vengano costruiti almeno 100 esemplari, livello inaccessibile per la piccola factory emiliana.

La FIA, che era già caduta nelle intelligenti trovate del Drake, questa volta è irremovibile nei suoi propositi, e obbliga Ferrari ad iscrivere la vettura nella più estrema categoria Prototipi. La nuova creatura è allora costretta a confrontarsi con bolidi più grossi e performanti, concepiti espressamente per i campi di gara. Questo spiega le ragioni del disimpegno ufficiale della Casa di Maranello, che fra le granturismo continua a dominare con la GTO, ma la nuova nata non tarderà a mettersi in luce, cogliendo risultati sorprendenti.

Gli avversari, felicemente illusi, capiscono presto di avere a che fare con un modello di rara efficacia. La Ferrari 250 LM, infatti, mette subito in evidenza il suo grande spessore agonistico. Nelle diverse condizioni di gara non soffre complessi di inferiorità rispetto alle regine della classe. Nel corso delle prove di Le Mans, gira su tempi addirittura inferiori a quelli fatti registrare dalle sorelle 275P e 330 P. La vettura è estremamente veloce e Luigi Chinetti, titolare della NART, ne coglie subito il potenziale. Altri lo seguiranno a ruota, accordando fiducia a un prodotto che saprà ampiamente ripagarli. Numerosi saranno infatti i successi di questa “rossa”, a partire dalla doppietta ottenuta alla 12 ore Reims del 1964, con Hill e Bonnier davanti a Surtees e Bandini.

La Ferrari 250 LM giunge ottava alla 49ma Targa Florio del maggio 1965, nelle mani di Taramazzo e Sigala. Il bolide di Maranello è indistruttibile e sfoggia una resistenza da mulo. Nel corso della stagione primeggia in diverse gare. Alla 500 Km di Spa Francorchamps consegue una strepitosa doppietta, con Willy Mairesse seguito da David Piper. Indirizzata ai clienti privati, la creatura Ferrari agguanta il suo più prestigioso successo alla 24 Ore di Le Mans dove, condotta da Masten Gregory e Jochen Rindt, riesce a regolare le undici Ford e le altre “rosse” in gara (275 P2 e 330 P2). La gioia del Commendatore è completata dal secondo posto della vettura gemella di Dumay e Gosselin e dal sesto di quella di Spoerry e Boller.

Nel 1966 il piccolo “prototipo” del “cavallino rampante” è primo alla 1000 Km di Parigi, con Piper e Parkes. La stessa vettura, che si fregia dell’ultimo telaio prodotto, verrà poi sottoposta a diverse modifiche. È un gioiello verde mela dalla carriera lunghissima, che farà incetta di una smisurata collezione di risultati. La Ferrari 250 LM continuerà ad essere impiegata fino al 1970, nonostante l’arrivo di vetture di più recente concezione. Si congeda alla 24 Ore di Daytona, condotta da Gregg Young e Lugi Chinetti, che conseguono uno straordinario settimo posto assoluto, in una gara segnata da un’epica battaglia tra Ferrari 512 S e Porsche 917. Nel suo palmares spiccano anche i successi alla Coppa Internazionale di Monza, a Johannesburg, a Kylami e nel Gran Premio d’Angola.

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